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domenica, Giugno 16, 2024
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Benvenuti al Teatro Maradona, errori e bugie hanno spento la passione: Adl il Napoli non è un giocattolo

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Sarebbe fin troppo facile, a fronte delle brutte immagini viste domenica sera allo stadio Maradona, assumere posizione ‘napoliste’ e scagliarsi solo e soltanto contro i tifosi in protesta che si sono presi a botte. Certo, le immagini della rissa in Curva B non fanno bene al tifo napoletano. La violenza, dentro e fuori gli stadi, va sempre condannata, e ancor di più se utilizzata come arma di scontro tra persone che sostiene la stessa maglia, quella azzurra.

Eppure quanto successo domenica all’impianto di Fuorigrotta era ampiamente prevedibile e meraviglia che qualcuno, soprattutto gran parte della stampa napoletana, si accorga solo ora di come il caldo tifo napoletano, inteso nel suo totale e non solo le curve, sia oramai un lontano ricordo. Infatti già nelle scorse partite in casa i tifosi delle curve avevano attuato una sorta di sciopero del tifo, restando in silenzio, eppure non c’era stato tutto questo scalpore.

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CHI HA SPENTO LA PASSIONE DEL TIFO DI NAPOLI?

Oramai sono anni che allo stadio Maradona non viene realizzata una coreografia degna di nota.

Sono lontani i tempi di quando la scritta “TI AMO”, composta con minuzia di particolari del tifo organizzato per Napoli-Lecce (Serie B) in vista dell’allora imminente promozione in Serie A, la faceva da protagonista sulle bacheche social e sugli sfondi dei telefonini di gran parte dei tifosi del Napoli. E chi dice il contrario mente. Come non ricordare anche l’altra coreografia del Vesuvio bianco e azzurro che erutta (fumogeni) in curva B. Segno distintivo di identità e appartenenza contro i cori razzisti gridati in tutti gli stadi d’Italia. E tante, tante altre.

Quelli che hanno pensato, finanziato e realizzato quelle coreografie che hanno fatto il giro del mondo sono gli stessi ultras demonizzati in questi giorni, quelli del Adl ha definito “delinquenti” e “drogati”. 

Allora la verità dov’è? Nessuno qui dice che gli ultras siano dei santi. Hanno le loro ‘regole’ non scritte, alcune delle quali discutibili. Ma non dimentichiamo che sono anche quelli che ‘colorano’ lo stadio, incitano la squadra dal primo all’ultimo minuto, che organizzano iniziative di solidarietà in città (ad esempio ‘Napoli chiama Napoli  per aiutare i commercianti di piazza del Gesù dopo i danni subiti in seguito alla devastazione dei tifosi tedeschi o i regali ai bimbi malati del Santobono ogni Natale e Pasqua o ancora le iniziative in memoria di Ciro Esposito).

Ma perché all’improvviso i tifosi delle Curve sono diventati agli occhi di tutti sporchi, brutti e cattivi?

Da quando la famiglia De Laurentiis ha acquistato il titolo della SSC Napoli, prelevandolo dal fallimento, l’amore tra Adl e il tifo organizzato non è mai scoppiato. Il rapporto di  “sopportazione reciproca” tra la presidenza e le frange più calde del tifo è sempre stato a corrente alternata. Nonostante gli ottimi risultati ottenuti sul campo durante la sua gestione dal 2004 ad oggi (scudetto imminente, oltre 10 anni di qualificazioni consecutive in Europa, vincite di Coppa Italia e Supercoppa, quarti di Champions), De Laurentiis non è certamente amatissimo. Un vero paradosso.

Se non è così la colpa, è bene dirlo, non è solo dei tifosi, anzi. Spesso le uscite comunicative del Presidente, invece di stemperare i toni, hanno contribuito in questi anni a gettare benzina sul fuoco su un rapporto che già di per sè non è stato mai idilliaco. “Napoli non ha mai vinto un cazzo”, “Io potevo chiamare la squadra Partenope”, “nelle curve ci sono solo delinquenti e drogati” e chi più ne ha più ne metta.

Ciò che si imputa al Presidente è di essersi comportato sempre come un Padre-Padrone e di aver saputo mai empatizzare con i tifosi. Dal canto loro i tifosi non vogliono essere snobbati o essere trattati solo come bancomat o mucche da mungere. 

Un muro contro muro che non ha mai fatto bene a nessuno e che è stato alimentato anche da gran parte della stampa napoletana, che si è comportata da zerbino confondendo i risultati sportivi con gli atteggiamenti del presidente verso la tifoseria, giustificando anche ‘le scivolate’ di De Laurentiis come pura goliardia.

LA QUESTIONE DEL REGOLAMENTO D’USO

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’oramai famoso regolamento d’uso per l’ingresso allo stadio Diego Armando Maradona che ha introdotto una serie di norme restrittive sull’ingresso di tamburi, fumogeni, striscioni, sciarpe, bandiere, organizzazione di coreografie. Regolamento che ha avuto un’applicazione più stringente dopo gli incidenti di gennaio avvenuti sull’A1 con gli ultras della Roma. Dall’8 gennaio, come anche confermato in un’intervista da un ultras della Curva A, qualcosa è cambiato.

Nello specifico la lettera j dell’articolo 20 del regolamento così recita:

  • j) Introdurre o esporre cartelli, stendardi, sciarpe recanti scritte o emblemi vietati razzisti od offensivi, megafoni, tamburi, documenti, volantini, disegni, maschere per il travisamento, materiale stampato e qualsiasi tipo di striscione (anche se non presenta alcuna scritta e che ostacola la visibilità agli altri tifosi o la segnaletica di emergenza), se diversi da quelli esplicitamente autorizzati dal G.O.S. su richiesta del Club, al quale gli interessati devono preventivamente rivolgersi e far pervenire l’apposita prescritta documentazione; gli stessi, ove autorizzati, non potranno comunque essere esposti e/o utilizzati in spazi diversi da quelli indicati dal Club. Al termine della gara il materiale utilizzato dovrà essere rimosso”.

Inoltre c’è la nuova normaitva per gli striscioni e coreografie che prevede la compilazione di un modulo, per avere l’autorizzazione dalla società che prevede una procedura abbastanza tortuosa da far pervenire, entro 5 giorni prima della gara, a [email protected] (scarica qui il modulo).

In sostanza il tifoso o tifosi del Napoli (singoli o costituiti su associazione) devono comunicare preventivamente per filo e per segno testo dello striscione o della coreografia, il contenuto, le dimensioni (limite Lunghezza: mt. 5,00 Altezza mt. 1,10) il posizionamento nel settore specifico, il materiale utilizzato, le generalità personali, un disegno preventivo in formato jpg, la tempistica di durata. 

Una volta compilato, il modulo sarà soggetto alla valutazione del Gos che è il Gruppo Operativo per la Sicurezza (ne fanno parte funzionari dei Vigili del fuoco, del Servizio sanitario, della Polizia municipale). In più c’è l’avallo di Questura e società.

Immaginate di seguire questa procedura per una delle coreografie già realizzate negli ultimi anni al Maradona. L’ok da parte del Gos non sarebbe mai arrivato. 

“Non vogliono compilare il modulo per non essere identificati, perché hanno i precedenti”, sostiene qualcuno. Gran parte degli ultras oramai si sono piegati anche alla logica della tessera e dell’abbonamento. Quindi sono quasi tutti schedati. La Questura li conosce, la società pure. Dunque anche questa è una baggianata. Inoltre se si volesse aggirare il riconoscimento basterebbe invididuare un ‘prestanome’ pulito per l’ingresso degli striscioni ed il gioco è fatto.

La sostanza è un’altra, ovvero gli ultras – a torto o a ragione – non vogliono piegarsi a questo regolamento, ritenuto l’ennesima mortificazione alla libertà di tifare e sostenere la squadra in modo viscerale e passionale.

DIVIDI ET IMPERA: ADL VUOLE FARE IL PRIMO ATTORE

La volontà mai nascosta del Presidente De Lauirentiis, a cui da buon produttore cinematografico piace essere il primo attore, è quella di trasformare lo stadio in un teatro, dove non c’è spazio per il tifo “ancestrale”, come da lui stesso definito, ma regole rigide che però mal cozzano con la spontaneità e il caldo tifo napoletano.

Adl, preso dalla smania di onnipotenza, non si accontenta di essere il presidente del Napoli ma vuole fare anche il prefetto, il Questore, il sindaco di Napoli, il ministro dello Sport e dell’Interno. Esprime pareri su tutto e tutti.

Divide et impera, diceva una locuzione latina. De Laurentiis su questo fronte ha vinto. La tifoseria è sempre più spaccata tra chi è favorevole ad uno stadio in stile inglese, dove la gente è seduta e guarda la partita in modo distaccato, e chi invece preferisce uno tifo più appassionato e colorato. 

Perché lamentarsi, da un lato, che le curve non fanno il tifo, e dall’altra chiedere che gli ultras vengano cacciati dallo stadio? C’ è una contraddizione in termini.

Perché questo regolamento così minuzioso vale solo per i tifosi del Napoli e non per i supporters delle squadre ospiti che vengono al Maradona, a cui è concesso di tutto e di più. I tifosi di Lazio, Atalanta e Milan presenti a Fuorigrotta hanno compilato il modulo per far entrare bandiere, striscioni, petardi, tamburi, megafoni (di cui uno ha ferito un modo grave un ragazzino tifoso del Napoli) e fumogeni?

Nel comunicato diffuso dal Napoli per chiarire la questione striscioni e coreografie (chissà perché pubblicato dopo tanto tempo dalla sua entrata in vigore) è stato scritto che i tifosi del Milan hanno rispettato tale procedura. Tesi smentita dal club Milan Pozzuoli con un post, poi cancellato (probabilmente per non incorrere in multe), e anche da altre fonti degli altri gruppi di tifosi milanisti presenti in Campania. I milanisti erano allo stadio Maradona con decine di bandiere, tutte diverse e di varie dimensioni. Sarebbe curioso che il Napoli pubblicasse i vari moduli compilati.

Il post del club Napoli Pozzuoli
Il post del club Napoli Pozzuoli

Intanto a molti tifosi del Napoli è stato vietato di entrare con gli astucci dove si conservano le medicine o gli occhiali perché ritenuti materiale contundente pericoloso.

Senza parlare della maschera di Osimhen, anche quella vietata. 

Il prossimo passo quale sarà: far entrare solo chi ha merce acquistata dai rivenditori ufficiali del Napoli?

Il modello Thatcher, tanto invocato dal Presidente De Laurentiis per cacciare i violenti dallo stadio, in realtà è stato un fallimento e venne accantonato dagli inglesi dopo la tragedia di Hillsborough, in cui persero la vita 97 persone. (leggi qui). Era il 15 aprile 1989: l’inefficacia delle nuove leggi e il comportamento della polizia furono considerate dopo un’inchiesta concause dei terribili incidenti.

Adl se vuole un tifo all’inglese, invece di pagare l’affitto (a proposito, ha risanato i debiti col Comune di Napoli?) magari si impegnasse a costruire uno stadio all’inglese, con tutti i confort non solo per l’area vip ma anche per i tifosi degli altri settori.

IL CARO BIGLIETTI

Sul caro biglietti Adl fa il suo lavoro da imprenditore, ovvero batte il ferro finché è caldo aumentando i prezzi per le partite più importanti. Fin qui nulla questio, è suo diritto farlo ed in parte fa anche bene. E’ stato sbagliato, forse, da parte del Comune di Napoli con cui è stipulata la convenzione per la gestione dell’impianto di Maradona, non prevedere tetti per settori popolari, magari a seconda dell’Isee. Ma questa è un’altra storia.

De Laurentiis potrebbe però, anche in questo caso, fare lui un passo verso i tifosi magari diversificando i prezzi dei settori tra superiore e inferiore, dove la visibilità è ampiamente limitata e dunque lo spettacolo non è visibile al 100%. Ma nessuno sconto è stato previsto in tal senso così come nessuno sconto è stato previsto per le famiglie. Un padre con un bimbo deve sborsare 200 euro per andare allo stadio, non certo una cifra alla portata di tutti. Questo è lo stadio per le famiglie?

Adl ha detto che i tifosi non devono lamentarsi dei prezzi dei biglietti eppure lui stesso quando parla degli ingaggi dei giocatori dice che è volgare di soldi.. Ma quando i soldi li incassa lui, la volgarità sparisce?

Sempre sulla questione biglietti si è spesso discusso dei presunti ricatti degli ultras del Napoli per avere biglietti gratis. Questa è un’altra fandonia. Le frange estreme del tifo, divisi tra loro tra chi ha deciso di tesserarsi e chi non vuole fare la fidelity card, obbligatoria per assistere alle partite di Champions, non hanno mai chiesto biglietti gratis (cosa che fanno invece i vip delle tribune, come confermato dallo stesso presidente che ha dovuto mettere uno stato whatsapp per fermare le troppe richieste di biglietti) bensì corsie prefenziali per l’acquisto di tagliandi per le partite in casa e fuori casa. Una richiesta che può essere definita giusta o sbagliata ma che rientra nella logica ultras: “noi c’eravamo a Gela e col Martina Franca e anche ora col Napoli, quindi andiamo premiati”, come ha detto in diverse interviste Alessandro Cosentino, leader del gruppo ultras Fedayn, storica formazione del tifo organizzato azzurro. 

“C’è una una città che aspetta da 30 anni lo scudetto, delle curve che vogliono dare spettacolo e sostenere la squadra, noi stiamo solo chiedendo quello che qualsiasi tifoso vuole fare, cioè tifare e rendere bello il palcoscenico dove giocano i nostri beniamini. Vogliamo solo questo”, ha detto Cosentino in diverse interviste.

Tra le richieste degli ultras c’è anche quella di realizzare una zona free al centro delle due curve per consentire un tifo libero, magari anche con palchetti per i lanciatori di cori. Proposta accettata in altri stadi italiani (es. durante Lazio Napoli all’Olimpico o durante le partite della Roma in casa)

LA QUESTIONE DELLA FESTA SCUDETTO

Altro terreno di scontro tra Adl e la tifoseria è l’organizzazione della festa scudetto. Napoli e provincia, in barba alla scaramanzia, è già addobbata a festa praticamente dovunque, sotto tutte le forme possibili e immaginabili.

Ha fatto discutere l’ipotesi, lanciata da Il Mattino, di una festa scudetto su prenotazione a Piazza Plebiscito. C’è chi poi ha parlato della nave azzurra. Adl ha chiarito dicendo che la festa si farà allo stadio, probabilmente a pagamento. Anche su questo la tifoseria ha storto il naso. Dopo 33 anni di lunga attesa  vorrebbe celebrare lo storico traguardo insieme alla squadra, come successo per la prima Coppa Italia e la Supercoppa, in un tripudio di emozioni.

LA VERGOGNOSA RISSA DA CONDANNARE TRA TIFOSI IN CURVA

Per ultimo, ma non meno importante, c’è da condannare senza se e senza la vergognosa rissa scoppiata tra gruppi ultras domenica sera in curva B. Rissa che ha coinvolto anche persone che non c’entravano niente e che erano lì solo per tifare e guardarsi la partita. Alla base della zuffa ci sono, come spiegato da CalcioNapoli24, anche dissidi tra gruppi Fedayn e Ultras 72. Stando a quanto riportato dal giornale online, la lite è nata a causa della volontà dei Fedeyan di non voler cantare per protesta contro la Digos la quale, non ha permesso l’ingresso ai vari striscioni. Protesta che non è piaciuta agli Ultras 72 che volevano mostrare tutti insieme il sostegno verso il Napoli che stava disputando la partita di Champions League. Se la decisione di restare in silenzio durante la partita può essere considerata una forma di protesta discubitile ma assolutamente lecita, non è invece accettabile assistere a scene di violenza.

BASTA COL MURO CONTRO MURO, SERVE UNITA’ PER UN MOMENTO STORICO

La smetta De Laurentiis di criminalizzare gli ultras, la smettano gli ultras di utilizzare la violenza, la smetta il Questore di utilizzare il pugno duro verso i tifosi del Napoli e chiudere un occhio per quelli che vengono al Maradona, la smetta quella parte dei media napoletani (stampa, tv e blog) che invece di stemperare i toni infuoca ancor di più il clima di divisione imperante in città per qualche visualizzazione in più. Appello all’unità e non alla contrapposizione sono arrivati da più parti, dal sindaco di Napoli Manfredi all’attore Salvatore Esposito, dall’ex presidente Ferlaino allo scrittore De Giovanni. Ma Adl sembra non volerne parlare. 

Insomma si è fatto di tutto per silenziare le curve, e le curve si sono silenziate. Volevate il teatro? Ecco a voi il teatro Diego Armando Maradona. 

 

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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