Il fenomeno camorristico in Campania è estremamente radicato e complesso, con una forte influenza sui contesti geografici e socio-economici della regione. La camorra sfrutta la fragilità del sistema economico campano, il rallentamento produttivo e l’alto livello di disoccupazione per consolidare il proprio potere. La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato la nuova relazione semestrale.
La capacità di infiltrarsi nelle istituzioni e nell’economia legale costituisce un ostacolo significativo per lo sviluppo regionale. In quest’ottica, assume un ruolo cruciale il contrasto di tali fenomeni, ancor più se anticipato mediante il ricorso agli istituti giuridici di natura preventiva previsti dalla legislazione antimafia. In merito all’incidenza criminale sul territorio, Napoli e Caserta sono le province che risentono maggiormente della presenza delle principali organizzazioni camorristiche che ne fanno dei veri e propri epicentri criminali, in cui operano grandi cartelli come l’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO, i MAZZARELLA e i CASALESI.
La situazione tra Napoli e Caserta
A Napoli, il panorama criminale è frammentato: accanto ai grandi cartelli camorristici, operano numerosi gruppi minori che, spesso, si contendono il controllo del territorio ricorrendo a episodi di violenza. Questi clan più piccoli orbitano intorno ai cartelli maggiori, contribuendo prevalentemente nella gestione delle piazze di spaccio che garantiscono ingenti proventi.
La provincia di Caserta è dominata dal clan dei Casalesi, caratterizzato da un’evoluzione strutturale che ha portato a una maggiore autonomia interna delle componenti storiche riconducibili alle famiglie SCHIAVONE, BIDOGNETTI, ZAGARIA e IOVINE. Questa storica organizzazione è nota per la sua capacità di controllo economico e infiltrazione nei settori pubblici e privati, come l’edilizia e il ciclo dei rifiuti, attraverso condotte collusive e intimidatorie.
Salerno, Benevento e Avellino
Nella provincia di Salerno, il fenomeno camorristico è influenzato dalla contiguità con le aree napoletane e calabresi. Le province di Benevento e Avellino, pur meno coinvolte rispetto ai territori napoletani e casertani, vedono la presenza di clan a connotazione familistica impegnati principalmente nello spaccio di droga, nelle estorsioni e, più recentemente, nelle infiltrazioni nelle aste giudiziarie.
La camorra si conferma un fenomeno dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, mantenendo un forte radicamento sul territorio e una pericolosa capacità di infiltrazione nella società civile e nelle istituzioni locali, evidenziando anche una discreta proiezione in altre regioni soprattutto di quelle realtà criminali maggiormente strutturate.
Il livello inferiore della camorra
Con il termine camorra viene univocamente definito il fenomeno mafioso campano nelle sue diverse forme, che assume specifiche peculiarità in ragione dei differenti contesti territoriali in cui ha avuto origine e si è evoluto. Accanto ad organizzazioni criminali che potrebbero essere definite, per struttura e per capacità delinquenziali, di “livello inferiore” – condensate attorno a piccoli nuclei familiari ed orientate principalmente allo spaccio di stupefacenti e alle pratiche estorsive in danno di attività commerciali, oltre che ai più comuni reati predatori – coesistono, in posizione sovraordinata, organizzazioni mafiose di più lunga tradizione, che nel tempo si sono evolute in strutture organizzative più complesse per il conseguimento di una molteplicità di interessi illeciti.
Il ruolo dei colletti bianchi
Queste ultime, sulla spinta di cointeressenze criminali, protendono verso alleanze che spesso si consolidano in “cartelli” o “confederazioni” e adottano strategie sistemiche all’interno del contesto socio-economico in cui operano anche oltre le aree di tradizionale immanenza, agendo come vere e proprie “imprese mafiose”.
In tale prospettiva, esse avrebbero sviluppato un’elevata capacità di permeare le amministrazioni locali, soprattutto mediante pratiche corruttive, e di infiltrare il sistema economico legale, con il coinvolgimento di imprenditori collusi e avvalendosi dell’expertise di professionisti conniventi o anche dei “colletti bianchi”, per riciclare gli enormi flussi di denaro di provenienza illecita con conseguenti alterazioni delle normali dinamiche del mercato legale.
Su tale fronte, notevole è stato lo sforzo delle Autorità prefettizie campane, supportate dai Gruppi interforze appositamente costituiti, che nel corso del 2024 hanno adottato, complessivamente, 240 misure interdittive antimafia, di cui 232 nelle sole province di Napoli e Caserta.
L’analisi dei dati ha palesato la tendenza delle organizzazioni criminali campane alla diversificazione dei loro interessi illeciti in svariati settori economici. In particolare, dall’esame dei citati provvedimenti emerge la preponderate esposizione al pericolo di infiltrazione mafiosa del settore edile e immobiliare con il relativo indotto, quali la produzione e fornitura di calcestruzzo e di altri materiali.
Telefoni in carcere ed infiltrazioni negli enti locali
Assume particolare rilievo il livello di esperienza tecnologica raggiunto da talune organizzazioni criminali che sempre più spesso utilizzano apparecchi criptati per le comunicazioni interne eludendo i tradizionali metodi di captazione investigativa, ovvero sviluppano sofisticate procedure digitalizzate per riciclare denaro di provenienza illecita attraverso triangolazioni internazionali.
Sempre più frequenti risultano, poi, i casi di introduzione illegale di telefoni cellulari all’interno delle strutture detentive mediante droni. Grazie ad essi, i detenuti mantengono i contatti con i gruppi criminali di riferimento impartendo direttive agli affiliati liberi, pianificando attività illecite ovvero organizzando lo spaccio di stupefacenti all’interno delle carceri.
Altro aspetto di particolare rilievo, riguarda l’ingerenza pervasiva della criminalità organizzata all’interno degli Enti locali della Campania volta a condizionarne i regolari processi decisionali per l’affidamento degli appalti pubblici, altro settore di prioritario interesse della camorra. Grazie alla spiccata capacità di tramare articolate relazioni con taluni esponenti delle Amministrazioni e delle imprese locali, i clan riescono ad aggiudicarsi importanti commesse pubbliche sia con affidamenti diretti in favore di aziende ad essi collegate, sia tramite il ricorso a sub-appalti.
Dalla droga alle società cartiere
Con riferimento agli interessi illeciti, il traffico e lo spaccio di droga, le estorsioni e l’usura restano gli ambiti maggiormente diffusi e più remunerativi per i gruppi camorristici, anche minori, sempre pronti a contendersi il controllo del territorio non esitando a fare ricorso alla violenza. Tuttavia, più recenti esiti investigativi hanno riscontrato un crescente e diffuso interesse per le attività illecite ad alto profitto e con ridotto rischio giudiziario quali il controllo delle aste fallimentari e delle procedure di esecuzione immobiliare, il ricorso alle c.d. società “cartiere” per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti allo scopo di riciclare denaro, ovvero realizzare frodi fiscali.
Camorra, un fenomeno dinamico
Per quanto concerne la distribuzione geografica del fenomeno camorristico in Campania, le province di Napoli e Caserta si confermano le aree dove la criminalità mafiosa opera con maggiore incidenza e in forma più qualificata. Qui, invero, operano i grandi cartelli ed altri sodalizi più strutturati rispetto ai quali è ragionevole dedurre che la connotazione economica abbia surclassato quella militare.
In sintesi, la camorra si conferma un fenomeno dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, mantenendo un forte radicamento sul territorio e una pericolosa capacità di infiltrazione nella società civile e nelle istituzioni locali, evidenziando anche una discreta proiezione in altre regioni soprattutto di quelle realtà criminali maggiormente strutturate.