“La vita come pure la morte, sono un mistero. Non sappiamo cosa c’era nel cuore di Ciro. La mamma, mi ha raccontato che il figlio si è tolto la vita perché non è riuscito a sbloccarsi, non è riuscito ad agire, non è riuscito ad andare avanti. Davanti a questa tragedia ci resta un vuoto che si deve riempire affidandoci a Dio e soprattutto affidando a lui l’anima di Ciro nell’oasi di pace ritrovata in nostro Signore e farlo vivere nei nostri cuori”. Queste le parole riportate da Il Mattino di don Massimo Castiello, vice parroco del Santuario dedicato a San Biagio a Cardito, dove sono stati celebrati i funerali di Ciro Abbazia, 40 anni, pasticciere, che mercoledì, dopo aver offerto un caffè all’ufficiale giudiziario che gli aveva notificato la sentenza di sfratto esecutivo, si è tolto la vita impiccandosi nella stanza da letto della sua abitazione in via Visone a Caivano.
Tanti i commenti sui social per l’assurda morte di Ciro: “Eccolo Ciro Abbazia, il 40enne che ieri si è tolto la vita nella sua casa di Caivano. Era un bravo Maestro pasticcere che per difficoltà economiche non ha potuto più pagare le spese mensili della sua casa.
Pare che fosse in preda ad uno stato depressivo a causa di questa situazione da cui non riusciva ad uscire. Si dice che Ciro abbia accolto con gentilezza l’ufficiale giudiziario che si era presentato alla porta per notificare lo sfratto. Ciro gli ha offerto un caffè con estrema gentilezza, per poi allontanarsi con la scusa di andare in bagno. È stato trovato morto poco dopo ,nella sua camera da letto, dove si è impiccato… Ciro si è tolto la vita. Ciro non ha retto il peso dell’ umiliazione e della sua disperata situazione. Sono storie che spezzano il cuore. Ho letto la notizia e ho provato un senso di vuoto e d’immensa tristezza.
Riposa in pace caro Ciro.
Non so, e onestamente non credo, che la tua storia possa servire a cambiare qualcosa… c’è troppa ingiustizia nel nostro Paese, ma spero che almeno faccia riflettere tanta di quella gente che non fa altro che lamentarsi e che spesso non apprezza il lavoro che ha e che porta avanti. Bisogna vivere certe situazioni per rendersi conto di quanto si è fortunati!?!!??? Spero che adesso sia in un mondo più giusto e soprattutto all’ altezza dei sogni che qui gli hanno rubato”.
C’erano poche persone in chiesa ad accogliere l’arrivo della bara, sormontata da un cuscino di rose bianche. Dietro il feretro, il papà Pasquale, sulla sedia a rotelle, la mamma Carmela Aimone, e abbracciati i fratelli Antonio e Vincenzo, seguiti dai parenti.
Il gesto estremo è arrivato quando, arrivato a casa l’ufficiale giudiziario lì per notificargli l’ordine di sfratto, Ciro si è allontanato col pretesto di andare in bagno. Quando i soccorsi sono arrivati era putroppo tardi per fargli salva la vita.