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venerdì, Marzo 29, 2024
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Clan Mallardo, boss in cella e ras liberi: l’assetto della camorra di Giugliano

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La Dia fa rientrare il clan Mallardo tra le organizzazioni più solide non solo della Campania ma dell’intero territorio nazionale. La capacità principale della cosca giuglianese, facente parte del cartello dell’Alleanza di Secondigliano, è stata quella di continuare a detenere il controllo del territorio nonostante l’arresto negli anni di tutti i capi ed i reggenti.

“Il monopolio degli affari illeciti nei territori di pertinenza, un forte potere economico ed una spiccata capacità rigenerativa degli organici nonostante restino detenuti i due fratelli ritenuti a capo del sodalizi”. Questa l’ultima descrizione che la Dia fa del clan Mallardo. La cosca è ritenuta dall’Antimafia una delle organizzazioni criminali più potenti d’Italia, anche grazie alle sue strette alleanze con i clan napoletani dei Contini e Licciardi con cui forma l’Alleanza di Secondigliano. Ma anche con i clan dei Casalesi e le cosche limitrofe come i Polverino ed i Ferrara Cacciapuoti.

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Difficile, almeno a breve, vedere i due fratelli Ciccio e Francesco Mallardo fuori dal carcere. Stanno scontando diversi anni di carcere. Stessa sorte per Peppe Dell’Aquila, o ciuccio, mente criminale ed imprenditoriale, arrestato nel maggio 2011 a Varcaturo dove si nascondeva in una villa privata. In cella anche Anna Aieta, moglie di Ciccio Mallardo.

Nel corso degli anni diversi blitz sono stati portati a termine nei confronti dei cosiddetti reggenti. Patrizio Picardi arrestato nel luglio 2013 e condannato a 10 anni di carcere. Francesco Napolitano, arrestato anche lui nel luglio 2012, stava per tornare in libertà nel 2019 dopo aver scontato sette anni di carcere, ma pochi giorni prima della scarcerazione gli fu notificata un’altra ordinanza omicidio e per questo ora è ancora in carcere.

E’ tornato in cella, dopo un brevissimo periodo di libertà, Michele Di Nardo. Era finito in manette il 25 agosto del 2013, grazie ad un blitz dei carabinieri che lo scovarono nel Cilento, dove si era recato come un normale turista per trascorrere un periodo di vacanza con la sua compagna. Di Nardo era stato condannato ad un totale di 10 anni di carcere per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione. Era uscito da pochi giorni, ma è bastato poco per farlo finire di nuovo in cella per estorsione.

Sempre in cella anche il ras Giuliano Amicone, già sottoposto alla Sorveglianza Speciale  deve scontare una pena di 8 anni di reclusione. Le accuse sono di estorsioni aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose commesse ai danni di imprenditori edili della zona. In cella anche il braccio armato dei Mallardo, composto da Michele Olimpio, Stefano Cecere e  Antonio Tesone. 

Con le scarcerazioni si ricompone la vecchia guardia

L’ultima scarcerazione eccellente è quella di Raffaele Mallardo, detto Scicchirocco, arrestato nell’ottobre 2009 all’aeroporto di Capodichino, dopo essere sceso da un volo proveniente da Madrid.

Fuori dal carcere c’è anche  Biagio Micillo, alias Bias ‘o chiacchiarone, ras del clan Mallardo. Il luogotenente della cosca giuglianese era detenuto nel carcere de L’Aquila. Ha scontato tutta la pena che gli era stata inflitta per associazione a delinquere ed estorsione. Nonostante l’applicazione del 41 bis a cui era stato sottoposto, il magistrato di Sorveglianza del tribunale de L’Aquila gli ha concesso la libertà vigilata invece della casa lavoro a cui era destinato al termine della pena. Fuori anche Sessa Marino, 50enne giuglianese, che era detenuto nel carcere di Lanciano in espiazione di un cumulo di pene di 7 anni e 4 mesi composto dalla pena di 6 anni di reclusione per associazione mafiosa ex art. 416 bis del codice penale e di 1 anno e 4 mesi per ricettazione.

Il Tribunale di Sorveglianza di L’Aquila, Presidente Dottoressa Sacco, accogliendo il reclamo presentato dagli avvocati Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord e Marina Vaccaro del Foro di Pescara, ha concesso la misura alternativa della detenzione domiciliare all’uomo presso la propria abitazione a Giugliano, capovolgendo la decisione del magistrato di sorveglianza di Pescara, che aveva invece rigettato la svuotacarceri ritenendo il Sessa legato al Clan Mallardo ed assolutamente sconsigliato il ritorno nella città di Giugliano. Nel febbraio 2021 era stava invece la volta di Giuseppe Strino, conosciuto negli ambienti del clan Mallardo col soprannome di Pinuccio ‘o toro. Strino ha espiato totalmente la pena che gli era stata comminata. Fuori dalle celle anche Armando Palma, detto Armanduccio 29. Era detenuto nel carcere di Vibo Valentia, in Calabria, perché condannato a 6 anni e 9 mesi per associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Libero dal 2019 è anche Mauro Moraca. Dopo esser stato condannato a 13 anni di detenzione  per associazione di stampo camorristico ed estorsione, era stato messo in libertà per decorrenza dei termini. Poi il tribunale di Napoli sancì la sua non pericolosità tant’è che non è più costretto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria poiché non è attualmente da ritenersi un soggetto pericoloso per la giustizia, visto il tempo trascorso dalla fine del suo periodo di custodia. E’ tornato in libertà anche Vincenzo Strino, alias ‘o Toro, 54enne, è stato scarcerato su decisione del magistrato di sorveglianza che ha accolto l’istanza per la liberazione anticipata presentata dall’avvocato difensore Luigi Poziello.

Il fronte degli Scissionisti

Sul fronte del gruppo delle Palazzine di Giugliano, che ha tentato di scalzare la vecchia guardia, sono ancora tutti dentro. A cominciare da Nellino di Biase Gennaro Catuogno, promotori del tentativo di scissione. Mentre è formalmente ancora scomparso Michele Di Biase. 

Ras e pentiti deceduti

Nel corso di questi anni il clan Mallardo è stato anche decimato dai decessi, a cominciare quello di Feliciano Mallardo e Vincenzo D’Alterio, detto ‘o malato, due pezzi grossi della cosca di Giugliano. E’ morto per una malattia anche il pentito Filippo Caracallo, che ha confessato di aver ucciso per il clan Mallardo salvo poi passare dalla parte della giustizia.

La forza del clan Mallardo sono le alleanze: patti di ferro con 4 cosche per restare al potere

L’ultima relazione della Dia riferita al secondo semestre 2021 ha ricostruito gli ultimi equilibri all’interno del clan Mallardo. Dopo aver superato i contrasti insorti in passato con la fazione scissionista dei Paparella manterrebbe un’egemonia incontrastata sul proprio territorio di riferimento, in virtù anche all’inserimento storico nel cartello criminale dell’Alleanza di Secondigliano. Il clan Mallardo mantiene rapporti di buon vicinato anche con gli altri clan operanti nell’area estesa dalla provincia nord di Napoli fino all’agro aversano in particolare con i Polverino e Nuvoletta di Marano di Napoli, con le famiglie Ferrara Cacciapuoti presenti a Villaricca e con i Casalesi segnatamente della fazione Bidognetti.

Il sodalizio ha propri referenti anche a Qualiano un territorio dove operano anche i gruppi D’Alterio Pianese ed i De Rosa ma sul quale avrebbe sempre esercitato una sorta di supervisione attraverso un proprio referente. La consistenza del clan MALLARDO nel panorama criminale nazionale sarebbe dimostrata anche dalle proiezioni economico-criminali in varie regioni italiane (nello specifico Molise, Abruzzo, Lazio, Basilicata, Toscana ed Emilia-Romagna) che ne attestano la pervasività nel tessuto economico attraverso molteplici attività di riciclaggio e reinvestimento dei capitali illeciti. La conferma arriverebbe dalle operazioni di sequestro di beni ed attività riconducibili al clan, nonché dai provvedimenti interdittivi emessi dalla Prefettura di Napoli nel semestre di riferimento nei confronti di società riconducibili ai MALLARDO attraverso gruppi imprenditoriali/familiari che operano nei più svariati settori economici.

Tra le attività illecite svolte oltre a quelle tradizionali il clan sarebbe dedito anche alle turbative d’asta ed alle lottizzazioni abusive che denotano l’abilità nell’infiltrarsi nella gestione della cosa pubblica. Si segnala inoltre il 14 maggio 2021 l’arresto di uno dei referenti principali del clan riconosciuto quale “attuale leader del gruppo criminale stanziato nel complesso di case popolari ubicate in via Casacelle”. Il 18 marzo 2021 la Guardia di finanza su disposizione del Tribunale partenopeo ha eseguito il sequestro preventivo81 di beni e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 1, 5 milioni di euro a carico di 6 soggetti componenti di un gruppo imprenditoriale che si occupa di accoglienza ai migranti nel litorale Domitio indagati per i reati di turbata libertà degli incanti e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Il 2 aprile 2021 la Polizia di Stato ha sequestrato beni per 10 milioni di euro riconducibili ai Mallardo. Destinatario del provvedimento un congiunto di uno dei capiclan i cui beni, secondo le ricostruzioni investigative sarebbero stati acquistati con denaro proveniente da attività illegali. Sempre redditizio e fiorente nel territorio risulterebbe infine il traffico di sostanze stupefacenti.

Il clan Mallardo avrebbe ormai da tempo esteso la propria egemonia anche sull’area urbana di Qualiano attraverso un gruppo diretto da un referente sul posto. Permane tuttavia una residua operatività di soggetti che fanno riferimento a due opposte fazioni nate da una scissione del suddetto gruppo avvenuta dopo la morte del capo storico.

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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