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venerdì, Luglio 4, 2025
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Denunciato perché uscì da casa con il Covid, ma il positivo era un suo omonimo 

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Lo hanno accusato di essere uscito di casa ancora positivo al Covid, ma i suoi legali hanno scoperto che in realtà in quei giorni la persona potenzialmente contagiosa non un omonimo.

Accusato di violazione delle norme Covid

E’ la storia di un quarantenne accusato di aver violato le norme anti Covid, ma che in realtà è solo vittima di omonimia con un ragazzo di quindici anni più giovane. Tutto risale all’autunno del 2020 quando i carabinieri fermarono l’uomo in auto per un controllo. Dalla banca dati emerse che aveva da poco effettuato un tampone con esito positivo. L’uomo spiegò che stava andando a lavoro, che non era stato ammalato e che non aveva mai fatto alcun tampone. I carabinieri però Lo denunciarono ugualmente.

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LA PRIMA CONDANNA

L’anno successivo gli era stato quindi notificato un decreto penale di condanna di oltre 7mila euro. A causa della violazione del Testo unico delle leggi sanitarie del 1934, come aggiornato dal governo Conte durante il Covid. Sicuro di quel che contestava l’uomo ha, quindi, deciso di avvalersi dell’aiuto degli avvocati.

Si è così aperto il processo nel quale l’omonimo ha riferito che in quei giorni aveva il Covid. Raccontando di aver fatto un tampone con esito positivo. Il tribunale ipotizza che l’operatore che inserì i dati del più giovane nel portale dell’Ats di Milano gli abbia abbinato, per sbaglio, il codice fiscale dell’uomo che è stato poi denunciato pur non avendo il Covid. Il verdetto è atteso entro l’estate.

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