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Droga e telefonini in carcere, alla sbarra 7 indagati: due sono di Giugliano

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Fissata per il 25 maggio, presso il tribunale di Napoli Nord, l’udienza preliminare davanti al Gup Valentina Giovanniello, a carico di 7 soggetti accusati di aver introdotto in carcere telefoni e droga. Alla sbarra ci sono Pasquale Di Annicella (attualmente detenuto per altro presso la casa di reclusione di Aversa, difeso di fiducia dagli avv.ti Carafa Bruno e Tommaselli Bianca Maria del foro di Napoli); Antonio Costantino Scaglioso (Difeso di fiducia dall’avv. Pesare Franz del foro di Taranto); Cesare Bizzarro (Difeso di fiducia dall’avv. Baldascino Pasquale del foro di Napoli nord); Raffaele Lionelli (Difeso di fiducia dall’avv. Baldascino Mirella del foro di Napoli nord); Roberto Corona (Difeso di ufficio dall’avv. Buonfiglio Gennaro del foro di Napoli nord); Antonio Di Napoli, residente a Giugliano in Campania (Difeso di fiducia dall’avv. Poziello Luigi del foro di Napoli nord); Raffaele Parisi residente a Giugliano in Campania (Difeso d’ufficio dall’avv. Buonfiglio Gennaro del foro di Napoli nord).

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I fatti

Avrebbe introdotto droga, cellulari e beni di consumo nel carcere di Aversa (Caserta), ottenendo danaro e altri favori dai detenuti. E’ l’accusa contestata ad un agente di 29 anni della Polizia Penitenziaria, residente a Trentola Ducenta e in servizio proprio alla casa di reclusione di Aversa. Il pubblico ufficiale è stato arrestato e messo ai domiciliari dai suoi stessi colleghi del Nucleo Investigativo Regionale di Napoli e del Nucleo Investigativo Centrale su ordine del Gip del tribunale di Napoli Nord, che gli ha contestato i reati di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio, traffico di influenze illecite e cessione di sostanze stupefacenti.

Il 29enne agente – è emerso – si sarebbe anche fatto consegnare dei soldi da aspiranti agenti della Penitenziaria, per una sua presunta mediazione presso una persona addetta ai concorsi per il reclutamento della Polizia Penitenziaria.

L’indagine della Procura di Napoli Nord diretta da Francesco Greco è partita in seguito alle numerose segnalazioni giunte dal carcere dopo il rinvenimento presso i detenuti di cellulari che non avrebbero dovuto possedere, e che evidentemente qualcuno in servizio nella struttura aveva fatto entrare dall’esterno. Gli inquirenti hanno così scoperto che c’era un agente infedele, che era a disposizione delle esigenze dei detenuti, ovviamente in cambio di compensi di varia natura. Le prove hanno condotto al 29enne, che è stato arrestato e sospeso dai pubblici uffici.

 

 

 

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