Esplosione della fabbrica di fuochi, svelati i complici. Oggi i Carabinieri della Tenenza di Ercolano hanno eseguito tra Napoli e San Giuseppe Vesuviano, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP Tribunale Napoli nei confronti di 2 e persone, ritenute gravemente indiziate.
Vincenzo D’Angelo, di anni 31 di Napoli, accusato in concorso con l’indagato Pasquale Punzo già detenuto per tali fatti, di omicidio volontario con dolo eventuale, fabbricazione di esplosivi non convenzionali e non riconosciuti di tipo pirotecnico e sfruttamento di manodopera in spregio alla normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (custodia in carcere).
– Ai domiciliari Boccia Raffaele di anni 64 di San Giuseppe Vesuviano, accusato in concorso con gli indagati Pasquale Punzo e Vincenzo D’Angelo, di fabbricazione di esplosivi non convenzionali e non riconosciuti di tipo pirotecnico (custodia in regime di arresti domiciliari).
L’esplosione ad Ercolano
I fatti si riferiscono al gravissimo episodio accaduto nel primo pomeriggio del 18 novembre 2024, in via Patacca, 94 a Ercolano, quando esplodeva una abitazione in cui illecitamente e senza alcuna autorizzazione era stata allestita una fabbrica per la produzione di fuochi di artificio, utilizzando materiale esplosivo non convenzionale, con sfruttamento della manodopera ed in dispregio di tutte le normative di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
A Ercolano dove persero la vita tre giovani, due gemelle di anni 26, Aurora e Sara Esposito, e di un ragazzo di anni 18, Samuel Tafciu, che lì lavoravano a nero.
Le indagini sono state condotte sotto il coordinamento della DDA (procuratore aggiunto Ricci), dai carabinieri della tenenza di Ercolano, guidati dal comandante Gerardo Avolio. I militari, a distanza di otto giorni dall’esplosione, fermarono il 38enne Pasquale Punzo, per gli stessi reati contestati a D’Angelo; da allora è in carcere.
I botti inesplosi, trovati sul luogo della tragedia, sono risultati nella disponibilità una società pirotecnica di San Giuseppe Vesuviano, gestita di fatto da Raffaele Boccia, che li aveva venduti illecitamente agli altri due indagati senza peraltro registrarne i movimenti. Boccia avrebbe venduto, sempre ai due, elevati quantitativi di perclorato di potassio e polvere di alluminio, sapendo che questo materiale sarebbe stato utilizzato per la fabbricazione di esplosivi non convenzionali di tipo pirotecnico.
La forte deflagrazione provocava il decesso di due gemelle di anni 26, Aurora e Sara Esposito, e del 18enne Samuel Tafciu. I tre ragazzi lavoravano a nero presso la fabbrica abusiva.