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venerdì, Luglio 4, 2025
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Estorsioni a Giugliano, lo sfogo della vittima del clan Mallardo: “Prima o poi mi uccido”

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Nelle oltre 1600 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha coinvolto, politici, malavitosi, imprenditori, tecnici e dirigenti comunali di Giugliano, con l’esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare, ampio spazio è dedicato al capitolo delle estorsioni.

Così come per il Comune ed i politici, il collante con il clan Mallardo era Andrea Abbate, imprenditore giuglianese 66enne ritenuto dagli inquirenti organico alla cosca camorristica locale.

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Abbate, secondo quanto riportato negli atti, si fa carico dell’intermediazione tra una delle vittime delle estorsioni della camorra e  Domenico Pirozzi, nel periodo in oggetto reggente del clan Mallardo.

Abbate, legato a Mimì ‘o pesante da un vincolo di parentela, si impegna a parlare con questi di una vicenda estorsiva riguardante un imprenditore di Giugliano, che aveva chiesto l’intercezione del 66enne per evitare di pagare.

L’11 dicembre 2019, Abbate, intercettato attraverso un captatore, commenta la questione insieme ad un suo parente, informandolo anche dei dettagli economici.

La richiesta estorsiva rivolta alla vittima, ammontava inizialmente a 5.000 euro,
per poi essere ridotta a 3.000 euro”, sconto che non ‘soddisfava’ da come si evince dalle parole di Abbate: “Poi vuole risparmiare ancora. “Ma tu che vai trovando da me?””.

Il ruolo di Abbate, quale mediatore tra l’estorsore e le vittime, era spesso richiesto in ragione dei suoi rapporti parentali e privilegiati con Domenico Pirozzi. Per gli inquirenti però Abbate non si muoveva solo nell’interesse delle vittime, ma anche nell’interesse del
clan, scoraggiando gli estorti a rivolgersi alle forze dell’ordine, paventando
a questi conseguenze negative: “però poi gli ho detto … vedi di fare il mediatore poi
quando denuncia non la fanno stare più quieto… ” 

Nel caso specifico, l’imprenditore vittima dell’estorsione, dopo infruttuosi tentativi di evitare il pagamento o di ridurlo ulteriormente, dovette arrendersi.

Il successivo 18 dicembre 2019  nel corso di un dialogo tra Abbate e la vittima, si evinceva che questa avesse provveduto a pagare l’estorsione: “chissà quale giorno mi uccido veramente […] mi chiedono sempre soldi…”. Lo stesso imprenditore estorto chiedeva poi ad ad Abbate di ottenere da terza persona almeno la cortesia di evitare perdite di tempo durante la consegna del denaro: “… ora se lo vedi a … diglielo che Omissis è stato già  avvisato … ha detto che domani mattina. .. inc … non lo mandate avanti e indietro eh. .. gli devi dire non lo mandate avanti e indietro … “

Abbate, inoltre, nell’intento di distogliere la vittima da eventuali reazioni, e comunque di giustificare il fallimento della propria mediazione, giustificava l’ottenimento del denaro da parte di Domenico Pirozzi, riferendo che quest’ultimo gli avesse confidato che avrebbe dovuto raggiungere mensilmente la cifra di 100 mila euro per provvedere alle esigenze quotidiane di mantenimento del sodalizio, tra cui il mantenimento delle famiglie degli affiliati liberi e detenuti.

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