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venerdì, Luglio 4, 2025
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I viaggi Barcellona-Marano col furgone Iveco Daily, ricostruita la rotta dei narcos

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E’ stata una segnalazione proveniente dalla Comandando, della Guardia Civil di Sant Andreu de la Barca (Barcellona – Spagna), relativa ad un traffico di sostanze stupefacenti lungo l’asse Spagna-Italia a far partire l’inchiesta del Gico che ha portato all’arresto di 8 persone (7 in carcere e una ai domiciliari).

La custodia cautelare in carcere è stata disposta per Giovanni Cerullo, Salvatore Di Palma, Giovanni Maiorano, Vincenzo Maiorano, Pasquale Vallefuoco, Ciro Di Lanno, Alfredo Felaco, Domenico Della Rotonda. Arresti domiciliari per Castrese Sarracino. 

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Il collegio difensivo è composto tra gli altri dagli avvocati Luigi Poziello, Michele Caiafa e Luca Gili

Secondo le informazioni in possesso della Guardia Civil, alcuni di questi soggetti giungevano in Spagna, in particolare a Barcellona, via nave, dal porto di Civitavecchia, imbarcando un furgone Iveco Daily di colore bianco, dotato di doppiofondo per occultare la sostanza stupefacente. Una volta giunti su suolo iberico si univano agli altri complici, arrivati via terra a bordo di auto, talvolta prese a noleggio e, successivamente utilizzate come “staffetta” per tornare in Italia. Cerullo Giovanni, a bordo di un altro automezzo, era, secondo le notizie della polizia iberica, incaricato di effettuare la sorveglianza stradale al furgone che trasportava il narcotico. La Guardia Civil forniva anche un dettagliato schema di tutti i viaggi effettuati dal Furgone Iveco indicato e in tali circostanze, il conducente era risultato essere Di Palma Salvatore, all’epoca titolare del furgone.

La polizia spagnola ha fornito, inoltre, alcuni elenchi in ordine ai viaggi ed alle permanenze in territorio iberico dei soggetti segnalati, da cui emergeva una coincidenza straordinaria dei periodi di permanenza contestuale dei soggetti sul territorio spagnolo. Venivano, quindi, effettuati degli ulteriori riscontri in ordine a quanto segnalato dalla Guardia Civil ed emergeva che il furgone segnalato, risultava aver effettuato numerosi transiti autostradali quasi in contemporanea ad un’altra autovettura indicata, ovvero una Fiat Panda targata  intestata a Maiorano Francesco, parente di Maiorano Vincenzo e Giovanni. In particolare, veniva accertato il transito dei citati automezzi, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, presso il tratto autostradale di Ventimiglia, in direzione Italia e, successivamente, lungo l’arteria autostradale Roma – Napoli, direzione sud. Dunque dalle indagini è emerso che i carichi di droga viaggiavano scortati in direzione Marano.  Un altro dato che accresceva l’attendibilità delle ipotesi avanzate dalla Guardia Civil era quello relativo alla presenza simultanea dei soggetti segnalati nella penisola iberica

Tra i soggetti coinvolti c’è anche Castrese Simeoli, accusato di aver venduto diverse dosi di hashish, indicata con termini quali “Ronaldo” e “pezze”, ad una pluralità di soggetti. Secondo gli inquirenti Simeoli si sarebbe occupato dello stoccaggio e della vendita della sostanza stupefacente, che in parte si era rivelata di scarsa qualità.

LE INDAGINI

Le indagini del GICO di Napoli, condotte in collaborazione con la Guardia Civil spagnola, hanno permesso di disvelare l’operatività di un gruppo criminale con base a Marano di Napoli, dedito all’importazione dalla Spagna di ingenti partite di hashish.
Il narcotico veniva acquistato a Fuengirola-Malaga, occultato in doppi fondi artigianali ricavati nella carrozzeria di autocarri appositamente modificati e trasportato sul territorio nazionale, anticipato da autovetture noleggiate in Francia con lo scopo di segnalare la presenza di forze dell’ordine lungo il tragitto.
Nel corso delle attività investigative è stato arrestato un corriere dell’organizzazione, colto in flagranza di reato durante il trasporto di oltre 290 chili di hashish sottoposti a sequestro, ed è stata ricostruita l’importazione dalla Spagna di altri 70 chili di stupefacente.
Dalle indagini è anche emerso che per commercializzare lo stupefacente nella provincia di Napoli gli indagati chiedevano il permesso a esponenti di spicco del clan “Orlando”, corrispondendo loro una tangente di importo proporzionale alla quantità di droga venduta.

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