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venerdì, Maggio 3, 2024
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Terremoto tra Miano e Scampia, scarcerati i due Scognamiglio

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Un vero e proprio terremoto giudiziario a Miano. In meno di ventiquattro ore sono stati infatti scarcerati due ras indicati come emergenti della mala dell’area nord di Napoli. Dopo i domiciliari concessi a Pasquale Scognamiglio (notizia anticipata da Il Roma questa mattina), stessa sorte è toccata a suo figlio Giovanni che ha ottenuto gli arresti domiciliari su decisione del gip Finamore che ha accolto la richiesta avanzata dai suoi legli Domenico Dello Iacono e Raffaele Chiummariello che hanno evidenziato come le esigenze cautelari si fossero ormai attenuate. Due decisioni che rischiano di innescare nuovi cambiamenti negli assetti criminali dell’area nord. I due Scognamiglio infatti nei mesi scorsi sono stati condannati perchè ritenuti tra i mandanti dell’estorsione al bar ‘Caffè Europa’ di via Roma verso Scampia: secondo le ultime informative di polizia sarebbero stati parte attiva di un gruppo che da Marianella si era spinto nei quartieri limitrofi per occupare le caselle lasciate vuote dai Cifrone dopo gli arresti e le condanne che hanno di fatto azzerato il gruppo di ‘ngopp Miano. In una di queste azioni avrebbero cercato di imporre una tangente estorsiva al titolare del ‘Caffè Europa’ di via Roma verso Scampia. Ad aprile si era  concluso il processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato con le condanne per gli stessi Scognamiglio e per i componenti di questo gruppo emergente (leggi qui l’articolo). Scognamiglio padre e figlio erano stati condannati rispettivamente a otto e quattro anni (con il secondo che aveva usufruito dell’attenuante della minima collaborazione). Gli altri due ras coinvolti, Luca Isaia e Salvatore Ronga, rimediarono invece entrambi sei anni e otto mesi. In sede di requisitoria il pubblico ministero aveva invocato sei anni per Giovanni Scognamiglio e dieci anni a testa per Ronga e Isaia.

La ricostruzione della Procura: il ruolo degli Scognamiglio

Secondo la ricostruzione della Procura il commando avrebbe preteso del commerciante la consegna di 125mila euro, suddivisa in rate da 5mila euro mensili, quale presunto residuo di un prestito di natura usuraria che il barista e la madre avevano contratto alcuni anni fa con l’indagato Giuseppe Romano. Quella che ne scaturì fu una montagna di debiti, alla quale seguirono diverse minacce, andate avanti a ritmo martellante dal 29 luglio fino al 7 agosto scorsi. Se dell’ultimo “blitz” si sono resi protagonisti Ronga e Isaia nella prima occasione sarebbero stati invece “Pino” Romano e un cugino a presentarsi nel bar di Scampia, intimando al titolare di consegnare la cifra arretrata. In caso contrario sarebbe stato «massacrato di botte» e avrebbe «venduto il bar per finanziare la guerra e comprare le armi necessarie». Il giorno successivo Romano, stavolta con Scognamiglio senior, torna alla carica e stabilisce che il debito doveva essere saldato in rate da 5mila euro mensili: se il commerciante non avesse pagato sarebbe subentrato come socio occulto del bar. Proprio in questo frangente emerge una circostanza singolare: la vittima spiega ai suoi aguzzini che parte del debito iniziale era già stata versata al gruppo Cifrone capeggiato dai cugini Gaetano e Luigi. L’inizio del calvario per il commerciante.

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