«Certo, mio fratello non era un santo. Forse è scappato perché aveva bevuto e lui, visto che da poco aveva perso il lavoro di autista, non poteva permettersi di rimediare il ritiro della patente. Ma non si può morire così. Chi glielo spiegherà alla figlia che ha solo 5 anni?». Sono solo alcune dichiarazioni rilasciare da Gilberto Dello Russo, fratello dell’autista avellinese morto dopo un inseguimento con i Carabinieri. Sono dichiarazioni intrise di dolore ma anche di risentimento verso l’operato dei Carabinieri coinvolti nella vicenda dalle dinamiche ancora tutte da chiarire. «Non si può morire solo perché non ti fermi a un posto di controllo. I carabinieri hanno sparato ad altezza d’uomo», ha aggiunto.
L’inseguimento, poi gli spari
Antonio Dello Russo aveva solo 39 anni. Una vita non semplice la sua, come racconta suo fratello raggiunto dai colleghi de La Repubblica – Napoli. Stava percorrendo il tratto stradale che collega Monteforte Irpino con Mugnano del Cardinale, due comuni in provincia di Avellino. Una pattuglia di Carabinieri gli intima l’alt. Lui, però, non si ferma. Anzi, sperona la voltante e si allontana a velocità sostenuta. Poi, qualcosa va storto. Si sentono degli spari. L’uomo perde il controllo del suo veicolo e va a schiantarsi violentemente contro un albero. Perderà la vita poco dopo. Alla sua famiglia, il tutto verrà notificato circa 10 ore più tardi. Un ritardo inspiegabile e che alimenta le perplessità e i dubbi sulla vicenda. Si attendono gli esami della balistica che, certamente, chiariranno gli aspetti centrali di quegl’attimi confusi.
