Non passa in appello la linea della Procura nel processo contro i vertici del clan Silenzio, gruppo di via Taverna del ferro, il cosiddetto ‘Bronx’ di San Giovanni a Teduccio. Tra di essi il boss Franco Silenzio, imputato per l’omicidio di Annamaria Palmieri detta ‘Nino D’Angelo’, uccisa nel gennaio del 2018. Omicidio riconducibile ad un tradimento. A raccontarlo ai magistrati era stato il superpentito Antonio Costabile, l’ex ras proprio dei Silenzio del ‘Bronx’ che con le sue rivelazioni ha fatto luce sull’omicidio. Come anticipato da InterNapoli la donna, soprannominata ‘Nino D’Angelo, pagò con la vita l’aver favorito l’incontro di due persone, una di queste Assunta Formicola. In primo grado Silenzio era stato assolto dall’accusa di essere l’esecutore materiale di quel delitto e condannato però a 20 anni per i capi di imputazione relativi all’associazione (in quanto indicato come capo e promotore) e traffico di droga. Quest’oggi dinnanzi alla Corte d’Appello di Napoli i giudici, accogliendo le deduzioni e le argomentazioni avanzate dal legale di Silenzio, l’avvocato Salvatore D’Antonio, hanno condannato sempre a vent’anni Silenzio per i capi relativi ad associazione ed omicidio escludendo però l’aggravante della premeditazione. Linea difensiva che dunque ha consentito a Silenzio di evitare aggravi di pena con il boss che aveva già ottenuto il beneficio dei domiciliari. L’abile penalista incassa un altro importante risultato con l’assoluzione di Giovanni Ranavolo: per il ras accuse fatte a pezzi dalla linea difensiva visto che in primo grado era stato addirittura condannato a dodici anni.
Le altre condanne per i Silenzio
Tra gli altri risultati di rilievo spiccano gli 8 anni e quattro mesi per Salvatore Prisco che in primo grado aveva rimediato dodici anni: in questo caso fondamentale si è rivelata la linea difensiva del suo legale, l’avvocato Mauro Zollo. Confermati invece i nove anni e quattro mesi per Salvatore Silenzio. Altra importante ridetermina il e di pena quella per Chiara Silenzio a sei anni e otto mesi rispetto agli otto anni del primo grado: accolte le argomentazioni del legale della donna, l’avvocato Domenico Dello Iacono. Il penalista, insieme al collega Giuseppe Milazzo, ha incassato un’altra importante riduzione, quella da cinque a quattro anni per Raffaele Pane.