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Primo trapianto di rene di maiale su un paziente, l’uomo è in notevole miglioramento

Primo trapianto di rene di maiale su un paziente, l’uomo è in notevole miglioramento
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In un significativo passo avanti per la medicina, un equipe di chirurghi al Massachusetts General Hospital di Boston ha eseguito con successo un trapianto di rene da un maiale geneticamente modificato su un uomo di 62 anni affetto da una malattia renale terminale.

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Questo storico intervento rappresenta una delle prime procedure di questo tipo su un paziente in vita, segnalando un nuovo orizzonte nell’ambito dei trapianti di organi.

Il paziente, Richard Slayman, afroamericano, già si trova in piedi e potrebbe essere dimesso presto, mentre i segnali di recupero sono incoraggianti.

L’organo trapiantato ha iniziato a produrre urina poco dopo l’intervento, e le condizioni del paziente continuano a migliorare costantemente. Questo successo offre speranza a centinaia di migliaia di persone che soffrono di malattie renali, un problema che colpisce oltre 800.000 americani.

Primo trapianto di rene da un maiale

Prima di questa rivoluzionaria operazione, il signor Slayman aveva subito un trapianto di rene umano, ma purtroppo l’organo era stato rigettato. Ritornato alla dialisi, le sue prospettive di sopravvivenza erano compromesse. La lunga lista di attesa per un rene trapiantato da un donatore umano significava un’attesa di altri 5 o 6 anni. Il paziente non poteva permettersi.

Il trapianto di organi animali nell’uomo, noto come xenotrapianto, era considerato impensabile fino a pochi anni fa. Tuttavia, grazie ai progressi scientifici e alle modifiche genetiche apportate in laboratorio, questa pratica si sta rapidamente affermando nella comunità medica.

Nel caso del rene trapiantato da un maiale geneticamente modificato, la compagnia eGenesis ha giocato un ruolo chiave nel rimuovere geni potenzialmente rischiosi che avrebbero potuto causare il rigetto da parte del sistema immunitario umano. Inoltre, sono stati inseriti sette geni umani compatibili con il paziente, mentre i retrovirus presenti nei maiali, che potrebbero infettare gli esseri umani, sono stati resi inattivi.

 

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