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Reddito di cittadinanza a rischio per migliaia di italiani: “Inviate i documenti o stop all’assegno”

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I primi italiani che hanno fatto domanda per il Reddito di cittadinanza devono ricordarsi di integrare la loro richiesta, se vogliono continuare a percepire l’assegno. Il 6 marzo 2019 era iniziata infatti la corsa al beneficio, ma allora era disponibile un modello che è stato successivamente cambiato, il 2 aprile 2019, per recepire le modifiche apportate durante la conversione del decreto che lanciava il Rdc.

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In via transitoria sono state mantenute per buone le richieste presentate prima dell’entrata in vigore della legge di conversione. Con quest’ultima si è stabilito che il beneficio potesse essere erogato per un periodo non superiore a sei mesi, anche in assenza della nuova documentazione richiesta. Le domande presentate a marzo 2019 e accolte sono state di conseguenza pagate fino a settembre 2019.

Ma con l’inizio di ottobre “occorre allineare il contenuto delle dichiarazioni rese da chi ha presentato la domanda nel mese di marzo a quello previsto dalla Legge di conversione”, spiega l’Inps in una nota. Motivo per il quale sono partiti dall’istituto 519.586 sms per avvisare i percettori di Reddito o Pensione di cittadinanza (Rdc/Pdc) che hanno presentato la domanda nel mese di marzo della possibilità di integrare la domanda collegandosi al link https://serviziweb2.inps.it/RedditoCittadinanza/autocertificazione. Nella sola giornata di venerdì sono pervenute 114.352 integrazioni.

I nuclei familiari interessati potranno integrare le dichiarazioni di responsabilità presentate in domanda (e prendere atto delle informative aggiornate) collegandosi al link sopra riportato, per il quale non è richiesto il PIN e che è anche indicato nel messaggio loro inviato. Il collegamento alla pagina – spiega l’Istituto – rimarrà sempre attivo. Solo per le domande aggiornate fino al 21 ottobre, però, sarà possibile l’elaborazione nei tempi utili per la liquidazione della rata di Rdc/Pdc spettante per la mensilità di ottobre. Per chi effettuerà l’aggiornamento dopo il 21 ottobre, la prestazione resterà sospesa sino all’acquisizione della dichiarazione.

L’Istituto è intanto al lavoro anche su un’altra partita attuale, quella rivelata da Repubblica che riguarda il piano per recuperare gettito dal contrasto alle false compensazioni tra crediti e debiti su fisco e previdenza. Oggi si è svolta una riunione cui hanno partecipato anche i vertici della Ragioneria dello Stato e sul piatto è stata messa la stima di recupero tra uno e due miliardi di euro. Non è in discussione il mantenimento della norma sulle compensazioni, ma si lavora a un rinforzo dei controlli tramite una piattaforma per lo scambio dei dati. L’Inps appare fiducioso sulla possibilità che si arrivi a due miliardi, anche perché il presidente Tridico aveva messo nel mirino ben 5 miliardi, mentre la Ragioneria resta più prudente.
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