In 70 si erano sollevati. I detenuti avevano ribaltato materassi, distrutto telecamere, aggredito gli agenti e preso possesso di un’ala del carcere di Rebibbia, nella Capitale. Una protesta, quella del 9 marzo, che aveva trascinato, dietro le barricate, altri 300 ospiti del carcere. Sobillati ad arte da uno zoccolo duro che ne tirava le redini. Attori interni al penitenziario mossi, a loro volta, dal grande crimine. È questa l’ipotesi al vaglio della procura di Roma che indaga per i reati di devastazione e saccheggio. Il pm che ha in mano il fascicolo, grande esperto in materia di carcere, è Francesco Cascini. Lo riporta Il Messaggero.
I primi due detenuti a fare le spese del repulisti dentro il carcere sono stati Leandro Bennato, uomo di Diabolik, gambizzato tre mesi dopo l’assassinio del suo capo, e Daniele Mezzatesta. Quest’ultimo è un 38enne romano condannato a 17 anni, perché in casa gli trovarono sei chili di tritolo, un kalashnikov, tre mitragliatori, un fucile a canne mozze, una sfilza di semiautomatiche e di revolver.