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sabato, Luglio 5, 2025
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Rudi Garcia non è più l’allenatore del Napoli, arriva il tweet di ADL: ufficiale l’arrivo di Mazzarri

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Ora è ufficiale, Rudi Garcia non è più l’allenatore del Napoli. Il presidente Aurelio De Laurentiis, dopo l’umiliante sconfitta in casa con l’Empoli e dopo un summit d’emergenza convocato ieri sera in corso Vittorio Emanuele con gli altri componenti della dirigenza azzurra, ha deciso di esonerare il tecnico francese con cui, ormai, il feeling si era rotto da tempo, complici una serie di cattivi risultati e prestazioni che sono parse la brutta copia di quel Napoli dominatore del campionato vinto appena cinque mesi fa. Fattori che hanno fatto sì che il Napoli si ritrovasse, a 12 giornate dall’inizio della nuova stagione, al quarto posto in classifica e a -10 dall’Inter in fuga, e in un mare di incertezze e caos.

Napoli e Garcia, storia di un amore mai sbocciato

La storia d’amore tra Napoli e Rudi Garcia non è, di fatto, mai sbocciata e non sarebbe mai stata destinata a farlo. Il distacco da Spalletti e da quanto di bello era stato creato e vissuto fino a poche settimane prima non è mai stato accettato dalla tifoseria partenopea che, dal momento dell’annuncio di Garcia, aveva nutrito forti dubbi sulla scelta di ADL accogliendo quindi il nuovo tecnico con freddezza. E Garcia, a sua discolpa in questo caso, si è dovuto trovare a pagare questo scotto.

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Esiste una sola foto di Garcia immerso tra i tifosi azzurri e risale al 19 giugno scorso, all’esterno della reggia di Capodimonte in cui si era appena conclusa la conferenza stampa di presentazione. Lì il nuovo tecnico e ADL incontreranno un folto gruppo di tifosi che lo applaudiranno e incoraggeranno. Ma dopo di ciò, il nulla: a partire dall’inizio del campionato c’è stato, nei confronti del tecnico, un atteggiamento freddo e non solo.

Una serie di cattive prestazioni e, di risultati, il malumore mostrato in campo e negli spogliatoi da alcuni giocatori (vedasi Politano, Osimhen e Kvaratskhelia), gli screzi col presidente che avrebbe imposto al tecnico di giocare col 4-3-3 e di continuare, quindi, quanto lasciato da Spalletti e vietando di fatto al tecnico di dare una sua idea di gioco alla squadra, sono stati tutti fattori che hanno fatto sì che tra Garcia e il mondo Napoli ci fosse un muro invalicabile.

Anche se comunque il tecnico non è esente da colpe. In realtà, Garcia non aveva intrapreso alcuna strada e in particolare non aveva creato alcun rapporto con i tifosi del Napoli, ancora innamorati di Spalletti, che si era tatuato lo scudetto sull’avambraccio sinistro e lo aveva mostrato anche a Coverciano, dopo essere diventato il commissario tecnico della Nazionale. Garcia, ancor prima di iniziare a giocare, non ha saputo far scoccare la scintilla. Alcune uscite erano state sbagliate e non apprezzate, come quella sul «passato», il magnifico passato del terzo scudetto, che per lui non contava. Questo è bastato per farsi disprezzare dai supporters azzurri.

Al contempo è ufficiale l’arrivo di Walter Mazzarri sulla panchina azzurra. Per il mister toscano, un contratto di 7 mesi a 1 milione.

Si tratta di un ritorno di Mazzarri sulla panchina azzurra. Nella sua prima esperienza, allenò la squadra di ADL dal 2009 al 2013, subentrando al posto di Roberto Donadoni: in quei quattro anni raggiunse un sesto posto nella stagione 2009/2010, che significò qualificazione in Europa League e, quindi, ritorno del Napoli tra le grandi dall’epoca di Maradona. Nel 2010/2011 arrivò il terzo posto e, quindi, la qualificazione alla fase a gironi della Champions League: memorabile la doppia sfida contro il Chelsea negli ottavi di finale, 3-1 al San Paolo e 4-1 per i Blues allo Stamford Bridge e solo dopo i tempi supplementari. Un quinto posto, poi, nella stagione 2011/2012 che però fu segnata dalla vittoria della Coppa Italia, 0-2 nella finale dell’Olimpico di Roma ai danni della Juventus: fu la quarta della storia del Napoli, il trionfo mancava dalla stagione 1986/87, anno tra l’altro del primo scudetto azzurro. La stagione 2012/2013 segnò invece il miglior traguardo di Mazzarri in quanto al piazzamento in classifica: fu secondo posto alle spalle della Juventus campione e di nuovo qualificazione ai gironi di Champions League. Lascerà a fine anno e approderà all’Inter, mentre il Napoli verrà affidato a Rafael Benitez.

Hamsik-Lavezzi-Cavani, i “Tre tenori” che riaprirono la strada per il grande calcio al Napoli

Una triade che parla coi fatti. Marek Hamsik, Ezequiel Lavezzi, Edinson Cavani: con loro il Napoli di Mazzarri ha vinto e ha fatto, aprendosi di fatto la strada per tornare grande. Napoli e il Napoli hanno avuto la fortuna di godersi i Tre Tenori, insieme, dal 2010 al 2012.

Favola Champions, Coppa Italia e uno Scudetto sognato: il bilancio dell’era Hamsik-Lavezzi-Cavani, visti gli anni bui in cui era precipitato il club tra fallimento e risalita dalla C, fa rumore. Il Napoli in Europa era già tornato con Reja, ma il palcoscenico della Champions ha ben altro lustro. Gli azzurri vi salgono dopo l’acquisto di Cavani, pagato 16 milioni al Palermo per sostituire Quagliarella, passato alla Juventus, ed entrato nella storia. Anche grazie agli assist dei compagni.

Nel 3-4-2-1 di Mazzarri si trovano a meraviglia, l’idea di calcio sembra fatta su misura: visione e inserimenti di Hamsik (sempre in doppia cifra), le scorribande di Lavezzi e i goal dell’uruguagio. Cocktail perfetto. Una rete al Siena, ne è l’emblema.

I Tre Tenori con Mazzarri direttore d’orchestra: la linea tattica del mister che li fece diventare grandi

Mazzarri alza ‘Marekiaro’ tra le linee, arretra il Pocho di qualche metro e piazza l’uruguagio terminale avanzato: accorgimenti arricchiti da esterni universali come Maggio e Zuniga, dal filtro di Gargano e dal saper esaltare i Grava e gli Aronica. Nel primo anno il Napoli coltiva ambizioni tricolore portandosi a ridosso della vetta, poi mai raggiunta e lasciata al Milan, regalandosi una domenica finita dritta negli almanacchi partenopei: il 4-3 alla Lazio ad ora di pranzo condito dalla tripletta del Matador, è la consacrazione di un’orchestra tarata su strappi, trame, ripartenze e reti.

Il picco più alto di quel biennio fa rima con Chelsea: ottavi d’andata della Champions 2012, una Champions conquistata grazie al terzo posto della stagione precedente. Contro ogni pronostico, a Fuorigrotta Lavezzi e Cavani travolgono i Blues di Drogba e Lampard in un’altra notte magica dopo quelle con City e Bayern. A Londra dolori ed eliminazione, ma la doppietta dell’argentino e il timbro di Edi non si dimenticano. Un exploit impreziosito da un trofeo, assente in bacheca da 22 anni, pochi mesi più tardi all’Olimpico: in finale di Coppa Italia battuta la Juve. Marcatori? Cavani (su rigore guadagnato da Lavezzi) e Hamsik. Da lì non si scappa. Il bomber di Salto, nelle stagioni con loro, segna 66 goal.

A fine annata il giocattolo perde un pezzo: il Pocho va al PSG, dove un anno più tardi lo raggiunge Cavani. La triade non c’è più, l’unico superstite resta Hamsik, che rimarrà capitano del Napoli fino al 2020, ma il Napoli c’è ancora e cresce. Ringraziando i suoi tenori e il suo direttore d’orchestra, grazie a cui si è riaffacciata alla finestra del calcio che conta dall’era di Diego.

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Nicola Avolio
Nicola Avolio
Giornalista pubblicista, mi sono avvicinato per la prima volta alla professione iniziando a collaborare con la testata "La Bussola TV", dal 2019 al 2021. Iscritto all'albo dei pubblicisti da giugno 2022, ho in seguito iniziato la mia collaborazione presso la testata "InterNapoli.it", e per la quale scrivo tuttora. Scrivo anche per il quotidiano locale "AbbiAbbè" e mi occupo prevalentemente di cronaca, cronaca locale e sport.
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