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sabato, Aprile 27, 2024
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Il funerale di Indi Gregory, l’addio alla piccola dopo un calvario durato 8 mesi

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Per la famiglia Gregory fino all’ultimo sibilo al capezzale della figlia Indi Gregory “la vita è finita all’1.45”. Un calvario scandito da ricorsi lampo, proroghe e camere di ospedale.

La storia della piccola Indi Gregory

Indi Gregory è nata il 24 febbraio 2023 a Nottingham. Da allora ha passato la sua breve vita in terapia intensiva pediatrica. La funesta malattia che l’ha colpita alla nascita è una deplezione mitocondriale. Claire e Dean Gregory chiedono che la figlia possa continuare i trattamenti che le consentivano di rimanere in vita con il trasferimento in Italia dove l’ospedale pediatrico vaticano Bambino Gesù si era reso disponibile ad assistere la piccola. L’Alta corte britannica però respinge l’istanza. Proseguire i trattamenti secondo l’opinione dei medici del Queen’s Medical Center di Nottingham, accolta dai giudici inglesi, sarebbe stato inutile e anche doloroso per la piccola paziente.

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Lo stop ai supporti vitali

Viene deciso lo stop ai supporti vitali previsto per lo scorso 9 novembre a cui segue il ricorso della famiglia Gregory. Viene negato ai genitori anche il trasferimento della bimba a casa in quanto ritenuto anch’esso “non nel miglior interesse della bimba” e “quasi impossibile da realizzare senza rischio di complicazioni”. In Italia viene convocato il 6 novembre un Consiglio dei ministri lampo per conferire la cittadinanza italiana a Indi Gregory. Con la cittadinanza, si puntava a trasferire in Italia la piccola e a farla ricoverare all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Venerdì 11 novembre si è proceduto all’estubazione: ovvero allo stop ai supporti vitali che tenevano Indi appesa alla vita. Così hanno voluto i medici del Queen Medical Center di Nottingham, sostenuti dal tribunale a cui più volte si sono appellati i genitori, sostenuti nella battaglia dall’avvocato Simone Pillon e da Jacopo Coghe, dell’associazione Pro vita & famiglia, che fino all’ultimo non si sono arresi. A seguito dello stop dei macchinari, sono partite le procedure di trasferimento in un hospice. Indi Gregory è morta nella notte a cavallo tra domenica 12 e lunedì 13 novembre.

ndi, ha denunciato su X il movimento Pro Vita, “è stata uccisa ‘nel suo miglior interesse’ da un sistema sanitario e legale impregnato di barbara cultura eutanasica, che ha rifiutato anche solo di tentare la differente proposta clinica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma soffocando l’amore dei suoi genitori nelle aule di tribunale”.

Le reazioni politiche
Tra i primi a scrivere online un commento sulla morte della piccola Indi ci sono gli esponenti del governo che si erano mossi con celerità per conferirle la cittadinanza e favorire un possibile trasferimento a Roma.

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, tutto il possibile. Purtroppo non e’ bastato. Buon viaggio piccola Indi”.

L’ospedale “È stato difficile per tutti”
L’ospedale di Nottingham che ha avuto in cura Indi Gregory ha espresso il suo cordoglio per la morte della bimba di otto mesi. “Siamo tutti profondamente rattristati per la morte di Indi e vogliamo esprimere le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia in questo momento terribilmente difficile”, ha affermato un portavoce dei Nottingham University Hospitals, la struttura della sanità pubblica (Nhs) che gestisce il Queen’s Medical Centre in cui Indi era ricoverata fin dalla nascita, il 24 febbraio.

“Questo è stato un viaggio molto lungo e impegnativo per Indi, per i suoi genitori e per tutte le persone coinvolte e li terremo nei nostri pensieri”, ha aggiunto il portavoce, citato dalla Bbc. I medici dell’ospedale pediatrico Queen’s Medical Center avevano indicato al tribunale che continuare a tenere la piccola attaccata a un sistema di supporto vitale sarebbe stato accanimento terapeutico e che le cure palliative le avrebbero causato solo dolore.

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