L’Alleanza di Secondigliano entra in ospedale, le mani del Clan Contini nella gestione del San Giovanni Bosco di Napoli. A scoprirlo è stata l’Antimafia, che oggi ha notificato 11 arresti tra gli affiliati del clan – otto in carcere e tre ai domiciliari – e ha disposto il sequestro di quote di due società. Ancora ricercato il cassiere del clan.
Le indagini, iniziate nel dicembre 2021, hanno messo a fuoco un castello accusatorio inquietante. Gli uomini più fidati del clan determinavano le scelte strategiche per la gestione di alcuni servizi dell’ospedale. Non solo erano riusciti ad accaparrarsi la gestione del parcheggio e della mensa, ma controllavano anche lo spaccio di droga all’interno dell’ospedale.
Non solo. I capi cosca avevano intestato due società di noleggio auto ad alcuni prestanome a libro paga. Stamattina carabinieri hanno sequestrato quote e beni aziendali.
“Comandavano i Contini. Il parcheggio era loro, mi dissero che controllavano anche la mensa e lo spaccio all’interno dell’ospedale”. È quanto emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Iuorio, ex affiliato al clan Sautto-Ciccarelli del Parco Verde di Caivano, che ha raccontato agli inquirenti un episodio del 2018, quando rimase gravemente ferita in un incidente stradale una donna parente del boss Sautto.
Complicità dei medici?
Quando ci fu l’incidente alla parente del boss Sautto, quelli del Parco Verde si rivolsero ai Contini, e in particolare a Carmine Botta, per avere un occhio di riguardo. “Non pagavamo il parcheggio e, quando entravamo nel reparto, i medici si mettevano a disposizione, ci davano i camici e ci facevano entrare anche in terapia intensiva”, ha riferito il pentito Iuorio.
“I medici sanno bene che la camorra è presente a Napoli e in Campania. E ci sono stili camorristici e atteggiamenti camorristici che sono sempre presenti purtroppo, seppure in una piccolissima percentuale, nella popolazione”. Lo ha detto Bruno Zuccarelli, segretario regionale Campania del sindacato dei medici ospedalieri, Anaao Assomed, a commento dell’operazione all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.
Chi sono gli 11 arrestati
Nel blitz di questa mattina, i carabinieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ciro Aieta, Carmine Botta, Giuseppe Buccelli, Gennaro De Luca, Gaetano Esposito, Luigi Perrotta e Domenico Scutto, mentre ai domiciliari sono finiti Eugenio Finizio, Raffaele Schiano e Luca Botta. Attualmente risulta irreperibile un 45enne, ritenuto tra i cassieri del clan Contini.
Otto indagati sono finiti in carcere in carcere, dei quali uno risulta già detenuto per altra causa, e tre agli arresti domiciliari. Tra le accuse, i rapporti di condizionamento del clan nella gestione della struttura ospedaliera, che ricade nell’area di influenza dei Contini.
Gli 11 arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e di trasferimento fraudolento di valori, commessi con la finalità di agevolare il clan Contin e l’Alleanza di Secondigliano che opera nei quartieri di San Giovanniello, di Borgo San Antonio Abate, di Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia.
Il clan Contini gestiva gli interventi chirurgici simulando urgenze e incassando
“Il clan Contini gestiva gli interventi privati al San Giovanni Bosco”. E’ quanto rivela un collaboratore di giustizia che spiega come in alcune occasioni non venisse corrisposto il ticket per l’intervento e “il medico riceveva solo un regalo per la sua prestazione mentre i soldi che corrisponde il privato vengono dati al clan”.
Il racconto di un collaboratore di giustizia agli investigatori in merito alla gestione dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli da parte della camorra rivela particolari molto inquietanti. Alcuni interventi “tipo il bypass gastrico” possono essere eseguiti dal servizio sanitario pubblico, ma anche in regime privato. “Noi interveniamo facendo scalare l’operazione, simulando una situazione di urgenza che obbliga al ricovero”, è la confessione raccolta dagli inquirenti.
Il denaro pagato per saltare la fila viene versato direttamente al clan. “Si tratta di interventi che vengono favoriti senza necessità di alcuna prescrizione. L’unica prescrizione raccomandata sono i soldi”, si legge nelle dichiarazioni del pentito rese agli inquirenti.
La denuncia: “Armi negli ospedali”
“Anni fa in un ospedale napoletano fu scoperto un covo di armi, quindi era sicuramente una sede dove la camorra si appoggiava”, aggiunge Bruno Zuccarelli. “Ci sono poi i raid camorristici: ricordo soltanto l’episodio all’ospedale Vecchio Pellegrini, con camorristi entrati con le mitragliette dentro il pronto soccorso. Si sa bene che purtroppo questo rischio è fortissimo, per questo motivo bisogna lottare molto per la repressione, ma sicuramente anche nella prevenzione”, conclude il medico.
La terapia intensiva a disposizione dell’amica del boss
Una donna è vittima di un incidente d’auto e finisce in coma: viene ricoverata in terapia intensiva all’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. È la migliore amica di un boss del Parco Verde di Caivano, che contatta gli uomini del Clan Contini per avere un trattamento di favore in corsia. Così, quando la donna riaprirà gli occhi in quel reparto rigorosamente off-limits, amici e parenti vengono fatti entrare anche a gruppi di cinque per volta, con personale compiacente che aiuta persino a indossare i camici.
È il racconto di un collaboratore di giustizia su come il clan del potente cartello dell’Alleanza di Secondigliano riuscisse a controllare uno degli ospedali della città. Il blitz che nel 2019 aveva raccontato lo strapotere dei Contini su quel nosocomio a due passi dall’aeroporto di Capodichino sembrava avesse spazzato via ogni forma di ingerenza.