L’importanza di donare il sangue, soprattutto in questo periodo di epidemia da Coronavirus nel quale i volontari, presi dalla giustificabile paura di recarsi in luoghi aperti, sono letteralmente scomparsi portando alla nefasta conseguenza dell’esaurimento di praticamente tutte le sacche di sangue. Un effetto collaterale, uno dei tanti, del Covid-19 pesantissimo capace di mettere a repentaglio la vita di decine di pazienti attualmente ricoverati. Ecco perché, da lunedì 16 marzo, i camper dell’Avis sosteranno dinanzi ai presidi ospedalieri dell’Asl Napoli 2 di Pozzuoli, Giugliano e Frattamggiore. L’intenzione è chiara: far progressivamente tornare a donare chi abitualmente si mostra altruista cercando di uscire da una empasse terrificante.
L’iniziativa
A spingere per quest’iniziativa è Gino Svanera, referente aziendale Medicina Trasfusionale ASL Napoli 2 Nord, supportato dal dottor Michele Vacca, direttore dell’Usc Medicina Trasfusionale dell’ospedale Cardarelli nonché presidente del Centro Regionale Sangue il quale sta già moltiplicando gli appelli alla donazione: «Non ci sono più sacche di sangue, diciamolo chiaramente. L’allarme è scattato oramai diversi giorni fa e può avere conseguenze drammatiche», afferma il dottor Svanera. Da lì la richiesta, immediatamente accordata dal direttore generale dell’Asl Napoli 2 Antonio D’Amore e dal direttore sanitario Monica Vanni, di avere nei pressi dei nosocomi San Giuliano, San Giovanni di Dio e Santa Maria delle Grazie tre diversi camper dell’Avis che saranno presenti dal prossimo lunedì e sino a venerdì dalle 9 alle 13.
L’appello dei medici
«Io e la dottoressa Elena Barretta della direzione sanitaria dell’ospedale di Giugliano – aggiunge il dottor Gino Svanera – saremo le prime due persone a donare e spero che anche altri facciano altrettanto. Va compreso un messaggio: a donare devono essere anzitutto i parenti delle persone ricoverate, altrimenti tanti pazienti chirurgici non potranno nemmeno essere operati. O si torna immediatamente a donare o ci aspettano momenti ancora più difficili con la creazione di un circolo vizioso». In relazione a ciò, va ricordato come già prima della diffusione dell’epidemia da Coronavirus la Regione Campania era costretta ad importare le sacche di sangue per le trasfusioni perché non autosufficiente. E sapete da dove arrivavano principalmente le sacche? Dalla Lombardia e dall’Emilia, le due regioni in testa per numero di contagi da Covid-19. Ma, visto che oramai si è completamente a secco, qual è il numero minimo da considerarsi sufficiente per tornare ad una sorta di normalità? «Per ognuno dei 3 ospedali mi aspetto almeno 20 donazioni di sangue al giorno, ma sarebbe comunque poca cosa. Al di sotto di questi numeri, la crisi difficilmente si supererà» conclude il dottor Gino Svanera.