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giovedì, Maggio 2, 2024
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Summit a Giugliano con Mallardo e Bosti:«Ciccio dovette fermarlo»

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Prima due lunghi verbali poi alcuni tentennamenti. Fino a quel momento Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti, aveva aperto un mondo ai magistrati iniziando a ricostruire assetti, affari e segreti dell’Alleanza di Secondigliano, la maxi federazione imperniata sui Contini, i Mallardo e i Licciardi. «Voglio dire che vivo da tempo una difficile situazione su cui vorrei rendere delle dichiarazioni. Voglio raccontare com’è nato il rapporto con la famiglia di mia moglie, Maria Bosti, che ho conosciuto intorno al 1997 a Ischia. Instaurai con lei una relazione, ma non era facile incontrarla. La sua famiglia ostacolava la nostra relazione e in particolare fu proprio Ettore, il fratello di Maria, ad aggredirmi per strada già nel primo periodo di frequentazione. Mio padre, che faceva il magliaro, vale a dire il venditore di abbigliamento usato e rigenerato, decise allora di portarmi per un po’ fuori Napoli con lui».

Il racconto del genero del boss

Quando la famiglia della ragazza diede l’assenso ecco che, stando al racconto di Esposito, sarebbe iniziato il suo Calvario:«In occasione di una festività, credo San Valentino, la mia fidanzata disse che voleva stare con me. Venne allora a casa dei miei genitori Antonio Aieta, ’o piccirillo, che invitò me e mio padre a seguirlo. Viaggiammo a lungo e fummo condotti a Giugliano, anche cambiando macchina. In un casolare trovammo ad attenderci Francesco Mallardo e Patrizio Bosti. Il primo dovette anche calmare il secondo, che addirittura tentò di aggredire mio padre. In sintesi, Patrizio Bosti impose la sua volontà, che era quella che io sposassi Maria. Ci sposammo nel 2000 e l’anno successivo nacque mio figlio. Ci imposero anche di vivere vicino a loro. Non rinnego mia moglie, ma la sua famiglia». Come anticipato da Internapoli Esposito ha ritrattato tutto nel corso di un interrogatorio nel carcere di Terni, dove è detenuto, spiegando di «non aver intenzione di collaborare con la giustizia». Parole che dunque rendono nulli, dal punto di vista probatorio, i verbali redatti solo pochi giorni prima.

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