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«Condanna per il killer di Bastiano»

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«Non riesco ad accettare l’idea della bravata, di una semplice scorribanda tra amici che si intrattenevano al bar». Chiude in questo modo la requisitoria sull’omicidio del giovane Sebastiano Maglione – il quattordicenne ucciso un anno fa a Mugnano dopo aver provato a rapinare il motorino al ragazzo sbagliato – il pubblico ministero della Dda di Napoli Luigi Alberto Cannavale. Un’ora e mezza a porte chiuse, dinanzi al gup napoletano, per ripercorrere la storia di un gruppetto di amici al bar e per chiedere condanne durissime ai presunti componenti del branco: diciotto anni per Raffaele Marrone, ritenuto responsabile materiale dell’omicidio; sedici anni al suo presunto sodale (è contestata l’associzione) Alberto Iavazzo, ritenuto responsabile di aver malmenato la vittima e il suo socio, dopo aver speronato il motorino in sella a cui scappavano precipitosamente; tredici anni per Gennaro Capasso, Domenico Tammaro e Alberto Vallefuoco, che avrebbero svolto il ruolo di supporters in una spedizione punitiva macchiata dal sangue di un adolescente e dall’aggravante della premeditazione. Era il dieci marzo del 2005, quando «Bastiano» venne inseguito e ammazzato dal carosello di giustizieri. Il pm ha ricostruito tutti i passaggi di un pomeriggio come tanti, culminato in attimi di straordinaria violenza. «Raffaele Marrone era alla guida della gang, aveva una pistola, esplose dei colpi in aria, sapendo di guidare l’intero gruppo. La sua versione non regge. Non regge la tesi secondo la quale avrebbe esploso quei colpi in modo del tutto accidentale». Difeso dal penalista Pino Pellegrino, Marrone è accusato anche di aver aizzato gli altri componenti del «branco» contro i due rapinatori in erba. Lapidaria la ricostruzione dell’omicidio. «Sebastiano Maglione era in sella ad un ciclomotore e tentò di rapinare il motorino ad un suo coetaneo, che riuscì a scappare e a rifugiarsi in un bar. Scampato il pericolo, il ragazzino si confida con i più grandi del suo gruppo, indicando il posto della tentata rapina. Parte la spedizione punitiva, nel tentativo di colpire chi aveva osato ”estradare”. Il branco non ebbe esitazione ad estrarre la pistola e ad esplodere colpi a fuoco, nonostante nella zona ci fosse un bus scolastico, pieno di bambini che tornavano a casa».

l.d.g. IL MATTINO 14 APRILE 2006

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