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martedì, Aprile 23, 2024
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Abusivismo e condoni, ad Ischia oltre 27mila pratiche. Polemica tra Renzi e Conte sul decreto ‘salva case’

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La tragedia di Ischia, l’ennesima, fa di nuovo scoppiare il caso politico sull’abusivismo, sui condoni che non tengono conto della vulnerabilità del territorio e sull’irresponsabilità di non correre ai ripari quando le avvisaglie ne richiedevano il rimedio.

FRANA ISCHIA, IL “CASO CONTE”

Ciò che maggiormente salta all’occhio è il decreto legge approvato nel 2018 dal primo governo Conte, il cosiddetto “decreto Genova”, varato in occasione del crollo del ponte Morandi e che conteneva provvedimenti per la ricostruzione del viadotto nel capoluogo ligure, ma anche provvedimenti per la ricostruzione ad Ischia dopo il terremoto del 2017, che uccise due persone e provocò circa 640 sfollati.

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Precisamente, si parla dell’articolo 25, dal titolo “Definizione delle procedure di condono”. L’articolo consentiva l’accesso ai fondi pubblici per la ricostruzione di migliaia di case, anche quelle risultanti da abusi edilizi a cui però non era stata ancora applicata la sanatoria per lungaggini burocratiche o ritardi nei controlli. Inoltre prevedeva un percorso accelerato per sanare gli abusi edilizi compiuti sulle case danneggiate o distrutte dal terremoto, di modo da permettere ai proprietari di queste case di ricevere i fondi statali per la ricostruzione. Non inseriva quindi un nuovo condono edilizio, ma prevedeva che chi avesse fatto richiesta di una sanatoria sulla base di tre precedenti condoni edilizi (uno del 1985, uno del 1994 e uno del 2003) potesse accedere ai fondi per la ricostruzione.

Norma fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, e su cui inizialmente gli alleati della Lega si erano opposti. Decreto che, dopo una serie di discussioni, fu infine approvato con i voti favorevoli del M5S, della Lega e di Fratelli d’Italia, all’epoca all’opposizione.

IL RICHIAMO DI RENZI E LE PAROLE DI CONTE

Dell’articolo 25 e della questione dei condoni se n’è tornato a parlare domenica, il giorno dopo la frana di Casamicciola, quando Matteo Renzi, attraverso un tweet ad hoc, si è soffermato proprio sull’articolo 25 varato dal primo governo Conte nel 2018. Tweet che recita: “Il disastro di Ischia richiama molti temi che affronteremo nei prossimi giorni, a cominciare dalle scelte del 2018 sul condono e sull’unità di missione”.

E a cui risponde proprio Conte, nel corso di un’intervista a “Mezz’ora in più” su Rai Tre. L’ex premier che “quello del 2018 non era affatto un condono” e che il governo si trovò allora di fronte a una situazione bloccata, dove c’erano richieste di condono per circa 27mila abitazioni su circa 60mila abitazioni totali nell’isola e richieste per i danni del terremoto per 1.100 abitazioni. Conte ha detto che l’articolo 25 serviva ad accelerare quelle pratiche, ma senza introdurre nessun nuovo condono, solo attenendosi a tre condoni edilizi degli anni precedenti (quindi, in sostanza, la norma garantiva l’applicazione dei condoni precedenti).

Nonostante quello del 2018 non fosse, effettivamente, un vero e proprio condono, già all’epoca sorsero le prime criticità. In particolare fu contestato il riferimento al condono nel 1985, approvato sotto il governo Craxi. Quel condono prevedeva vincoli molto più leggeri rispetto ai due successivi e, come sottolineato già allora dal sito Pagella Politica in un’inchiesta condotta per l’agenzia AGI, senza fare riferimenti alle legge del 1985 “la maggior parte degli edifici abusivi non sarebbero potuti essere condonati sulla base delle leggi successive, più restrittive”.

ABUSIVISMO O NO, IN QUESTI CASI SI MUORE LO STESSO

Risuona più attuale che mai l’espressione “è succiess nu casamicciola”, che indica in dialetto un terrificante disastro. Venne coniata dopo il terremoto che colpì il piccolo centro nel 1883 (2.313 morti) e che ebbe grande risonanza nazionale sia per le dimensioni della tragedia sia perché morì la famiglia di Benedetto Croce e lui stesso rimase gravemente ferito. Centoquarant’anni dopo, si piangono nuove vittime. A Ischia sono tanti piccoli abusi, non mostri di cemento. Ma quando dal cielo viene giù il finimondo, si muore lo stesso.

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