A cura di
Emmanuele Coppola
L’imprenditoria privata investe sopra 1 milione e 400mila m2 di terreni
agricoli
Plauso per il Progetto, ed un invito: ‘‘Non si abbattano le Masserie ed i ruderi che sono una testimonianza storica e culturale della nostra Civiltà Contadina’’.
È già in atto una imponente rivoluzione sul territorio di Giugliano, con le ruspe che stanno spianando 140 ettari di terreno agricolo, suddiviso in due lotti, ed il tutto equivalente ad un milione e quattrocentomila m². Visti i nostri trascorsi territoriali degli ultimi quarant’anni come una immane catastrofe ambientale caratterizzata da una scelta vocazionale di megadiscarica per i rifiuti di ogni genere e pericolosità, per lo più tollerata, e quindi avallata, dalle cosiddette Pubbliche Amministrazioni di ogni livello istituzionale, che fingevano di non accorgersi che di fatto esisteva una imprenditoria criminale a gestire gli affari, si può parlare, adesso, di un intervento epocale, che, per le sue scelte strategiche, ci ha portati all’attenzione degli osservatori mediatici a livello nazionale, e finalmente con la benedizione della Coldiretti e di Legambiente, poiché quel terreno non sarà sottratto, una volta tanto, all’agricoltura da altri interessi economici imprenditoriali e dalla speculazione edilizia, ovvero alla cementificazione selvaggia di un angolo della Campania Felix.
Ma vediamo, in sintesi, che cos’è questo progetto, quale impatto ambientale e produttivo potrebbe avere sul territorio di Giugliano.
Esso si presenta come il più innovativo sistema agri-eco-fotovoltaico d’Italia, e non si può confondere, quindi, con il Parco fotovoltaico entrato in funzione circa quindici anni fa sui terreni che includono la Masseria Monsignore, che si presume continuerà ad esistere come storica emergenza monumentale della trascurata Civiltà Contadina. Quel primo impianto per la captazione dell’energia solare ha ingenerato, a suo tempo, non poche perplessità, avendo di fatto sottratto all’agricoltura giuglianese una cospicua porzione di territorio, figurando come una esclusiva spianata di pannelli fotovoltaici con un discutibile impatto ambientale. Non sarà così con la realizzazione di quest’altro mega-impianto, perché il progetto, proposto dalla società NP Terra del Sole, creata dal gruppo NexEnergy Capital, in fase di studio, avvalendosi della collaborazione della società di consulenza PSR & Innovazione Campania, ha riscosso l’approvazione della Coldiretti Campania e di Legambiente Campania, ottenendo il parere positivo di compatibilità ambientale. Si è trattato di una accurata progettazione ingegneristica, agronomica e ambientale, tendente alla riqualificazione di una vasta porzione del territorio di Giugliano, degradato o in via di degrado, ovvero di un contesto ambientale caratterizzato ed inquinato dalla presenza di discariche, depositi di ecoballe, zona industriale ed insediamenti abusivi.
La novità ingegneristica riguarda, in particolare, il posizionamento dei cosiddetti ‘‘pannelli solari’’, che non saranno allocati a terra, bensì elevati ad una altezza che permetterà il passaggio di mezzi agricoli tra le file di pannelli e sotto le stesse, perché i terreni saranno utilizzati in massima parte per la produzione agricola, mentre l’impianto tecnologico produrrà energia elettrica pari a circa 155 GWh all’anno, soddisfacendo il fabbisogno di circa 57.000 famiglie, con una riduzione di emissioni di CO2 pari a circa 83.000 tonnellate all’anno.
Sarà privilegiata la produzione agricola più sostenibile in sette filiere così distinte: zootecnia estensiva (ovini), canapa, orticoltura (friariello e altro), miele, allevamento aviario all’aperto, verticale farming e piante officinali.
Infine, nello studio progettuale è detto che questo mega-impianto non interferirà con le aree vincolate e soggette a tutela paesaggistica, né a vincolo archeologico. Ed io ritengo, come appassionato studioso del territorio giuglianese, che questa attenzione culturale dovrebbe essere massimamente salvaguardata dalla società imprenditoriale che sta realizzando il complesso polifunzionale agri-eco-fotovoltaico denominato Terra del Sole, tendente ad allontanare dalla storia disgraziata degli ultimi quarant’anni l’infausta memoria della Terra dei Fuochi, restituendoci la memoria culturale della nostra Civiltà Contadina con la salvaguardia e la protezione delle sue residue emergenze monumentali, senza classificare strumentalmente i manufatti come fatiscenti ed irrecuperabili. Così sarebbero anche le reliquie archeologiche del Foro di Liternum, consentendone, per la stessa logica, l’abbattimento.
Per realizzare questo eccezionale progetto innovativo, unico in Italia, si stanno spianando (o, meglio: bonificando) circa 140 ettari di terreni agricoli, entro i quali insistono e resistono ancora le emergenze monumentali di alcune Masserie, che, mentre scrivo, stanno rischiando di essere ‘‘buttate giù’’. Sul terreno del primo settore, ad ovest, ci sono le Masserie Provvidenza e Pigna (ridotte a quasi ruderi, ma documenti della nostra storia); sull’altro settore, poco discosto, a nord/est, troviamo i toponimi delle Masserie del Carmine, Santoro e Ginistrelli. Della loro salvaguardia, come di tutte le altre, le Amministrazioni comunali di turno, inseguendo la politica della cosciente ignoranza e del profitto clientelare, se ne sono pilatescamente lavate le mani, dicendo comunque di voler fare qualcosa. Così è stato ultimamente, circa tredici anni fa, quando l’Amministrazione Comunale ed il Consiglio Comunale furono interessati ad occuparsi dell’argomento, avendo scoperto che le Masserie esistevano ancora sul territorio di Giugliano,
Io recrimino nei confronti della politica che ha consentito e incoraggiato il saccheggio politico del territorio, prima ancora che amministrativo, perché le scelte di destinazione occasionale sono maturate nell’ombra, prima ancora di approdare in Consiglio Comunale, se mai ci sono arrivate. Le Amministrazioni Comunali di turno ne hanno semplicemente approfittato per tacere e non vedere quali sarebbero stati gli effetti a lunga scadenza.
Mentre stavano facendo affari con i postumi del Terremoto (scrivo in neretto e con la maiuscola, perché esso fu soprattutto un’opportunità per la politica locale dei successivi decenni), io me ne andavo perdendo tempo sul territorio per rilevare le emergenze monumentali della Civiltà Contadina che i redattori e revisori del Piano Regolatore Generale avevano accuratamente ignorate considerandole degli impedimenti alla massima ed incondizionata fruibilità dei terreni, un po’ come è successo e succede per i reperti archeologici. Questi non si vedevano, non erano immediate emergenze monumentali, e pertanto si potevano e si sono ignorati proprio perché quello che non si vede non esiste. Ma il patrimonio di edilizia rurale si vedeva, e non si sarebbe dovuto ignorare.
Quella mia perdita di tempo, durata oltre un decennio, a partire dalla primavera del 1987, mi ha prodotto la redazione di un libro di ricognizione storica delle Masserie e di evidente denunzia per il loro strumentale abbandono politico, al quale avrei poi lavorato per altri sei anni, fino al 2006, e che avrei intitolato ‘‘Civiltà contadina a Giugliano. Memoria storica di una vocazione tradita’’. Ed ora, a distanza di tanti anni, posso anche dire di aver combattuto contro i Mulini a vento, perché molte di quelle Masserie che avevo osservate e fotografate nel mio ozioso peregrinare nei stradoni di campagna, non ci sono più: sono state irrimediabilmente abbattute dopo averne atteso ed accelerato il degrado statico e funzionale da parte dei proprietari dei terreni sui quali insistevano, rendendosi corresponsabili di un crimine storico ed ambientale, che si sarebbe dovuto evitare, e che poteva essere evitato dalle istituzioni locali, se non avessero vestito gli abiti politici di un accecato Ponzio Pilato. Così è stato per tante di quelle Masserie, e così è stato, ad esempio, per la Masseria Chiatano Grande, per edificarvi sopra il mega Parco Commerciale ex Auchan. Si poteva, e si doveva evitare il suo indiscriminato abbattimento, recuperandola come emergenza storica monumentale da inserire nel contesto dello stesso Parco. Così è stata poi, ancor più scandalosa e culturalmente criminale, la risoluzione pilatesca studiata per radere al suolo le possenti emergenze monumentali dell’antico Villaggio di Zaccaria, per costruire sulla nuda proprietà del terreno un complesso di villette di indiscutibile speculazione edilizia.
Le Amministrazione Comunali di turno in ogni caso se ne sono lavate le mani, producendo delle sciatte dichiarazioni di intento a difesa del patrimonio di edilizia rurale di pregio. E sì, perché anche questo avrebbe prodotto la pubblicazione del mio libro sulla ‘‘Civiltà Contadina a Giugliano’’, dopo che era stata allestita una Mostra fotografica delle Masserie nell’androne del Palazzo Municipale al Corso Campano, attirando la stupefatta attenzione di un Dirigente napoletano, l’architetto Antonio Discetti, che dichiarò di non sapere che Giugliano avesse un così ricco patrimonio di edilizia rurale, trascurato e da valorizzare, innescando così un virtuoso interessamento da parte dell’Amministrazione Comunale, che il 12 luglio 2011 organizzò un Convegno all’aperto, nella Villa Comunale, dal quale scaturì la proposta di adottare ad horas un provvedimento in Giunta Municipale (Del. n. 212 del 19.07.2011), con la seguente motivazione: ‘‘Indirizzi per l’apposizione di vincolo sugli immobili rurali di pregio. Proposta al Consiglio comunale’’. Intanto, velocemente, a cura del Settore Assetto del Territorio, era stato effettuato un censimento catastale delle antiche Masserie esistenti sul territorio, contandone 128 sulla scorta dell’elenco pubblicato nel mio libro. Ma il Consiglio Comunale riuscì a ratificare quella Delibera di Giunta dopo sette mesi, il 17 aprile 2012 (Del. n. 14), con diversi ‘‘mal di pancia’’, perché nel corso della discussione di approfondimento si era smaterializzata la metà dei Consiglieri che erano presenti all’inizio della seduta, evidentemente interessati ad altro. La storia locale ci insegna che questo è il ricorrente atteggiamento dei Ponzio Pilato. Una sola cosa è certa, ovvero che poi, del nostro patrimonio di edilizia rurale, non se ne sarebbe più parlato, se non in occasione di qualche scandaloso abbattimento, come quello del Villaggio di Zaccaria. Ma, a parlarne, sono stati sempre i pochi cultori della storia di Giugliano e gli organi di informazione: mai i referenti politici di una qualsiasi Amministrazione Comunale.
Di fatto, però, in quella seduta del Consiglio Comunale, oltre la perorazione a favore fatta del Consigliere Avv. Dell’Aquila (non riportata in Delibera), non ci fu nessuna discussione, perché si trattò di ratificare, sic et simpliciter, la proposta elaborata dalla Giunta, ovvero un atto di indirizzo sulla ‘‘Destinazione delle antiche Masserie agricole’’, «nelle more dell’approvazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale», che non si sarebbe mai visto, dando «mandato ai Dirigenti dei Settori competenti per materia di osservare gli indirizzi stabiliti».
Ovviamente, questo compito delegato all’attenzione dei Dirigenti non ha avuto una minima concreta attuazione, perché essi non potevano essere politicamente motivati e responsabilizzati. Tuttavia, ritengo che le sostanziali enunciazioni di principio contenute in quella Delibera consiliare dovrebbero essere perseguite ancora, dato atto che, allora, sulle Masserie fu apposto il virtuale vincolo di ‘‘edifici di pregio’’, in base al quale al presente si dovrebbero fermare le ruspe per impedire l’abbattimento di quelle poche Masserie, o ruderi, che insistono sulla superficie dei 140 ettari di terreni agricoli destinati ad ospitare il Parco agri-eco-fotovoltaico ‘‘Terra del Sole’’, senza arrecare un gran danno economico rispetto alla vastità del progetto. Anzi, quelle Masserie, o comunque ruderi monumentali, potrebbero costituire un riferimento storico e culturale della Civiltà Contadina per le scolaresche che sarebbero invitate a visitare il nuovo complesso di riqualificazione ambientale, ecologica e paesaggistica del territorio di Giugliano. Si tratterebbe, al momento, di mettere in sicurezza quegli antichi manufatti tufacei, come un’operazione di ristoro culturale nei confronti della nostra Storia saccheggiata, sì che si possa ancora avere la testimonianza visiva di quelle Masserie, e non solo ricordarne i nomi, che sono: Provvidenza e Pigna, del Carmine, Santoro e Ginistrelli.
Plauso per il Progetto, ed un invito: ‘‘Non si abbattano le Masserie ed i ruderi che
sono una testimonianza storica e culturale della nostra Civiltà Contadina’’.