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giovedì, Marzo 28, 2024
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Coronavirus. Allarme carceri italiane, «Sono luogo di contagio». Al via colloqui via Skype

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E’ “assolutamente necessario che siano adottati interventi urgenti e realmente incisivi che, senza abdicare alla fondamentale funzione dello Stato di garantire la sicurezza della collettività, tengano realmente conto del fatto che le carceri sono pericolosissimi luoghi di diffusione del contagio che espongono a rischio intere comunità, costituite dai detenuti e da tutti coloro che continuano a prestarvi servizio”. A chiedere misure urgenti per le carceri per l’emergenza Coronavirus è l’Associazione nazionale magistrati,evidenziando “l’inadeguatezza” delle misure già prese dal governo e che prevedono la detenzione domiciliare per chi deve scontare un residuo di pena di 18 mesi subordinata alla disponibilità dei braccialetti elettronici, oggi “del tutto insufficiente”.

Intanto la Sesta commissione del Csm boccia le misure previste dal decreto Cura Italia. Aver condizionato la detenzione domiciliare all’utilizzo dei braccialetti elettronici, di fatto indisponibili, “contribuirà significativamente” a rendere questo istituto “inadeguato a conseguire le finalità di una riduzione del sovraffollamento carcerario nell’ottica di contenere l’elevato rischio di un diffuso contagio all’interno degli istituiti penitenziari e di una migliore gestione dell’emergenza sanitaria”. Così la Sesta Commissione del Csm boccia le misure previste per le carceri dal dl Cura Italia. Il parere sarà discusso giovedì dal plenum di Palazzo dei marescialli.

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A Bari, come in quasi tutte le carceri italiane, è stata elaborata una procedura per garantire comunque i contatti dei detenuti con le famiglie e da venerdì, per limitare ulteriormente i contatti con l’esterno, anche con i difensori. E così, grazie alla tecnologia, collegandosi con le loro famiglie i detenuti possono rientrare virtualmente nelle loro case, ritrovare i luoghi cari, i loro animali domestici. “Dopo una iniziale diffidenza ora sono contenti” spiega la direttrice della casa circondariale di Bari, Valeria Pirè. “Abbiamo centinaia di richieste” dice, rivelando che “con molti ci siamo commossi anche noi, perché cominciano a vedere il loro cane, come hanno ristrutturato il bagno. Tornano a casa”. (ANSA)

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