Colpo di scena al processo contro il gruppo ritenuto responsabile della pesca illegale di datteri di mare nel Golfo di Napoli. Il Tribunale di Napoli ha infatti accolto le richieste della difesa di accedere al rito abbreviato condizionato alla nomina di un perito che possa verificare se v’è stata distruzione ambientale o meno. Si tratta di una notizia che arriva come un fulmine a ciel sereno visto che la richiesta era stata avanzata già da tempo dai difensori degli indagati capeggiati da Pasquale Amato ‘o palumbar. Nel collegio difensivo l’avvocato Paolo Gallina. La III sezione del tribunale ha dunque fissato la nomina del perito per il prossimo 12 maggio facendo vacillare la ricostruzione del pubblico ministero Vanacore contro cui erano giunte in più occasioni le lamentele dei difensori degli indagati attinente la probabile irripetibilità delle operazioni svolte nel 2019 alle quali nessun difensore, attraverso dei propri consulenti, prese parte.
Nelle intercettazioni durate solo sette mesi, Pasquale Amato, 56 anni, detto ‘o palombaro, a capo di uno dei due gruppi, raccontava al telefono all’altro Pasquale Amato, di un anno piu’ giovane, noto come o’principe, che aveva venduto oltre 2 quintali del mollusco al mercato nero. Proprio le intercettazioni indicano almeno 78 le transazioni illecite nel periodo di ascolto delle conversazioni del sodalizio. Proprio ‘o palombaro coordinava le attivita’ del gruppo tra Napoli, e la distribuzione del pescato a Quarto, Villa Literno, Volla, Castel Volturno, Sant’Antimo, Pozzuoli, Giuliano e Bacoli. A pescare materialmente nel porto di Napoli erano i suoi cugini, l’omonimo e piu’ giovane di un anno, e il fratello di questi, Vincenzo Amato, 50 anni titolare di un locale commerciale a Secondigliano nel cui deposito era nascosto il prodotto pescato prima di essere venduto.
