Fabrizio Corona ha ottenuto l’affidamento in una “struttura comunitaria” per curare le sue dipendenze e scontare ciò che rimane della pena. I giudici del caso Corona già nel dicembre 2021 avevano fatto presente che l’imputato dovesse curare i propri problemi psichiatrici. All’epoca venne disposto il differimento della pena per un anno in forma di detenzione domiciliare. La misura che venne disposta in via provvisoria fu chiesta invece come concessione totale dai suoi due legali Antonella Calcaterra e Ivano Chiesa.
Fabrizio Corona affidato ad una struttura comunitaria
L’ex paparazzo Fabrizio Corona era, quindi, in detenzione domiciliare per scontare i suoi anni di pena, ma riceve ora l’affidamento in una “struttura comunitaria” a Limbiate. Fabrizio Corona dovrà quindi trascorrere quattro ore, ogni venerdì, nella struttura in provincia di Monza e Brianza. A deciderlo è stato il Tribunale di Sorveglianza di Milano accogliendo l’istanza dei suoi due legali Calcaterra e Chiesa.
I giudici hanno preso la scelta evidenziando i miglioramenti del detenuto Corona, che è già legato ad un percorso terapeutico. Nelle aule di giudizio su Fabrizio Corona infatti non è mai mancata la consapevolezza del bisogno d’aiuto terapeutico all’ex agente fotografico. Il suo percorso di “redenzione” pare dare i suoi frutti, ma Corona deve ancora preservare il suo benessere psicologico. I giudici affidano quindi la sua “cura” ad una struttura comunitaria dove Fabrizio Corona dovrà trascorrere quattro ore ogni venerdì.
Per i giudici Corona “appare idoneo ai bisogni di cura” e quindi alla sua “riabilitazione” e a superare “importanti fragilità personali”. L’ex agente Corona pare soffrire infatti di una “patologia psichiatrica”. I giudici scrivono infatti che Fabrizio Corona svolge da tempo “un lavoro introspettivo” anche sulla sua “dipendenza patologica da guadagni”.