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giovedì, Aprile 18, 2024
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Niente processo per il baby boss, chi è Mauriello la ‘primula rossa’ degli Scissionisti

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E’ ritenuto un killer, colpevole di avere ucciso Andrea Castello, braccio destro del boss Mariano Riccio, e di avere ferito il guardaspalle Ruggiero Castrese, ma non c’è la prova giuridica che sappia di essere imputato per quei fatti e il processo a suo carico non può iniziare. E’ balzato agli onori delle cronache Raffaele Mauriello, figlio di Ciro, nonchè ex guardaspalle di D.A., il figlio minorenne di Rosaria Pagano. Già destinatario della misura cautelare in carcere, risulta infatti indagato per aver preso parte all’omicidio di Andrea Castello, braccio destro del boss Mariano Riccio, e al ferimento di Castrese Ruggiero. Secondo la Procura antimafia, il ras avrebbe fatto parte del gruppo di fuoco organizzato da Francesco Paolo Russo ed entrato in azione il 14 marzo del 2014.

Il commando, procuratosi le armi e una Fiat 500 nera, si sarebbe posizionato nei pressi delle palazzine di via Cicerone a Melito, storico bunker del clan Amato-Pagano, in attesa degli emissari di Alfonso Riccio. Questi ultimi, giunti a bordo di una Fiat Panda poi ritrovata carbonizzata a Orta di Atella, sarebbero stati raggiunti da un’implacabile pioggia di piombo. Nel dettaglio, sarebbero stati proprio Raffaele Mauriello e Dario Amirante a esplodere «diversi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di Andrea Castello e Castrese Ruggiero, rimasti all’interno dell’auto». Il nome di Raffaele Mauriello, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, non è però nuovo alle cronache di camorra. Il 20 giugno 2016 Lello ’o chiatt si rese infatti protagonista di uno spettacolare incidente mentre trasportava in ospedale 15enne rampollo degli Amato-Pagano rimasto ferito nell’agguato messo a segno pochi minuti prima al Parco Padre Pio di Melito. A perdere la vita furono invece Alessandro Laperuta, 32 anni, e Mohamed Nuvo, 30 anni, uccisi nell’ambito dei contrasti per il controllo dello spaccio. Ieri dovevano essere ascoltati 5 agenti di polizia giudiziaria e un consulente tecnico ma a causa di un difetto di notifica il presidente del collegio giudicate, Giuseppe Provitera (prima sezione Corte di Assise), ha rinviato e disposto nuove ricerche. L’agguato risale al 14 marzo 2014 a Casandrino, durante la faida intestina degli Amato-Pagano. Da ormai 5 anni non si può più procedere in contumacia e il processo a questo punto potrebbe non iniziare mai.

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