Quelli di ‘Abbasc Miano’ non si accontentavano soltanto di vessare i commercianti del loro quartiere. Nell’ultima ordinanza che ha colpito il gruppo (retto dal triumvirato costituito da Matteo Balzano, Salvatore Scarpellini e Gianluca D’Errico) c’è anche il tentativo di estorsione ad un bar di Villaricca. Il suo titolare più volte viene tirato in ballo da Salvatore Silvestri nei colloqui in carcere con la moglie (Maria Trambarulo) a cui racconta:«Ora quello ti dà i soldi». Il riferimento è all’acquisto di un telefono cellulare fatto dalla donna alla figlia: Silvestri infatti dovrà accollarsi quelle spese in cambio dell’intervento di Silvestri in merito ad una richiesta estorsiva di cui il primo è vittima. La stessa Trambarulo conferma:«Devi fargli adesso un grande regalo, mandagli una braciola, non pensare agli altri pensa a lui».
Dalle intercettazioni però emerge come in carcere, grazie all’utilizzo di telefonini, gli affiliati al clan Lo Russo siano venuti a conoscenza della denuncia presentata dall’uomo. A parlare al telefono è Alessio Peluso che cerca di mettersi in contatto con il cognato, Gianluca D’Errico. Peluso chiama a casa della sorella dicendole:«E’ successo un guaio, riguarda lui, mi serve urgentemente Gianluca!». In effetti pochi giorni prima c’era stata la denuncia fatta dal commerciante a carico di Scarpellini, di Stefano Bocchetti (vittima dell’agguato di via Valente) e di Vincenzo Cangiano ‘Marmocchietto’:«In data 8 agosto 2018 mio figlio mentre si recava presso il centro commerciale Auchan di Mugnano è stato bloccato da un’autovettura con tre persone a bordo i quali scesero dall’auto e si impossessarono di quella in uso a mio figlio facendolo scendere e dicendogli che se voleva ritornare in possesso della stessa, nella mattinata successiva si sarebbe dovuto recare a Miano per consegnare la somma di 20mila euro riferendo che ciò era dovuto al fatto che noi li avevamo sottovalutati. Dopo qualche giorno si presentarono presso il nostro bar due giovani lamentandosi del fatto che io e mio figlio non ci eravamo preoccupati di ritornare in possesso dell’auto. Ricordo che presso il bar si presentarono Vincenzo Cangiano e un certo Mniello entrambi provenienti dal quartiere di Miano. Cangiano mi riferì queste parole: ‘Allora oltre a machin, dovete dare altri 5mila euro e muglieret adda venì a firmà il passaggio della macchina».