Una grande bandiera della Palestina è stata esposta in mattinata sulla facciata di una delle vele di Scampia, a Napoli, per le vittime dell’ospedale bombardato nella striscia di Gaza.
“Il nostro – spiegano in una nota gli autori dell’iniziativa, attivisti del ‘Comitato vele’ – vuole essere un segnale inequivocabile da parte del popolo delle Vele di solidarietà e vicinanza alla popolazione di Gaza massacrata in queste ore dalla inaudita furia omicida del governo israeliano nel silenzio colpevole del mondo occidentale”.
“Il bombardamento di ieri su uno degli ospedali più grandi della Striscia – si legge nel comunicato – in cui erano presenti feriti, medici e persone in cerca di un riparo più sicuro delle proprie case, e che ha ucciso più di 800 persone (soprattutto donne e bambini) non può lasciare più nessuna coscienza indifferente. Gaza non è sola”.
Sono almeno 500 i morti nell’ospedale che ospitava sfollati. Hamas accusa lo Stato ebraico, mentre Israele nega “categoricamente” il proprio coinvolgimento e puntando il dito contro la Jihad.
L’attacco all’ospedale di Gaza
Ieri l’ospedale ‘al-Ahli Arabi‘ di Gaza è stato colpito da un razzo o da un missile causando la morte di centinaia di persone. La struttura ospedaliera ospitava migliaia di sfollati. Dopo il brutale attacco non si ferma lo scambio di accuse tra le autorità Palestinesi ed Israele. La Palestina accusa infatti Israele di aver attaccato la struttura ospedaliera di Gaza dedita nell’ospitare migliaia di sfollati. Tel Aviv però risponde alle accuse puntando il dito contro la Jihad.
Shraf Al-Qudra, il portavoce del ministero della Sanità palestinese, ha definito la situazione post esplosione “indescrivibile” come riportato la Cnn. “Gli equipaggi delle ambulanze stanno ancora rimuovendo parti di corpi… la maggior parte delle vittime sono bambini e donne” spiega Al-Quadra. Continua poi sottolineando che il numero delle vittime e dei feriti “supera le capacità delle squadre mediche e delle ambulanze“.
“Situazione indescrivibile” in ospedale post esplosione
“I medici hanno eseguito interventi chirurgici a terra e nei corridoi, alcuni di loro senza anestesia e un gran numero di feriti sono ancora in attesa di essere operati, le équipe mediche stanno cercando di salvare loro la vita in terapia intensiva“, ha poi aggiunto il portavoce del ministero della Sanità palestinese.
In una nota del ministero della Sanità palestinese si afferma che l’ospedale, situato nel centro di Gaza City, ospitava migliaia di sfollati che erano stati evacuati. Molte vittime sono ancora sotto le macerie. Hamas dichiara che più di 500 persone sono state uccise nell’esplosione dell’ospedale a differenza del precedente numero sottolineato dal ministero della Sanità palestinese di 200-300 persone uccise. La CNN sottolinea che le vittime a Gaza negli ultimi 10 giorni hanno ormai superato il numero delle persone uccise durante i 51 giorni del conflitto Gaza-Israele nel 2014. Una situazione tragica che sta uccidendo civili e distruggendo Paesi.
Le accuse palestinesi e la risposta israeliana
Le autorità palestinesi e Hamas hanno attribuito l’attacco ai bombardamenti aerei israeliani. Le forze di difesa israeliane hanno però “categoricamente” negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco all’ospedale. Israele punta infatti il dito sul “fallito lancio di razzi” da parte del gruppo palestinese della Jihad islamica, pubblicando un video come prova delle accuse.
Secondo Israele, inoltre, l’assenza di un cratere nella zona dell’ospedale dimostrerebbe che l’ospedale non è stata colpita da un raid aereo, ma è stato vittima di un grande incendio. L’Idf, le forze di difese israeliane, hanno poi diffuso un filmato in cui si vede ciò che resta dell’ospedale e del suo parcheggio in fiamme. ”Generalmente gli attacchi israeliani lasciano un grande buco nel terreno” ha quindi ricordato l’esercito israeliano. La CNN spiega che gli Stati Uniti stanno analizzando le prove d’intelligence sull’esplosione. Le prove sono fornite da Israele e gli Stati Uniti le stanno analizzando per capire meglio cosa sia successo.
Le proteste tra i Paesi Arabi
Sono diversi i paesi arabi che hanno condannato duramente Israele in seguito all’esplosione che ha colpito l’ospedale. Nel frattempo sono scoppiate svariate proteste in Medio Oriente ed in Nord Africa. La Giordania ha quindi annullato il vertice previsto per oggi tra il presidente americano Joe Biden e i leader di Giordania, Egitto e dell’Autorità palestinese.
“La Giordania continuerà a lavorare con tutti in modo che, quando si terrà il vertice, sarà in grado di ottenere ciò che le viene richiesto, ovvero fermare la guerra, fornire sostegno umanitario alla popolazione di Gaza e mettere la fine a questa crisi“, ha affermato il ministro degli Esteri giordano, Ayman Al-Safadi. Il Paese con capitale Amman, tramite una nota del ministro degli Esteri, accusa Israele dei massacri. Sottolinea inoltre che la guerra tra Hamas e Israele “al momento non può essere fermata” ed è per questo che la Giordania ha deciso di annullare il summit previsto per oggi, spiega ancora.
Le parole dell’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell
“Il modo in cui comunicheremo la nostra posizione politica in questo conflitto determinerà il ruolo dell’Europa nel mondo, per molti anni. Ho sentito la voce della moschea al-Azhar del Cairo. Mi ha preoccupato enormemente, perché questo conflitto sta purtroppo portando verso un conflitto tra il mondo musulmano e il mondo cristiano“. Lo sottolinea l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell.
“E non possiamo permetterlo perché da questo dipende la sicurezza delle nostre strade e perché da questo dipendono anche gli equilibri geopolitici mondiali. Dobbiamo fare uno sforzo gigantesco per evitare questa deriva, per evitare che il conflitto si estenda al confine con il Libano“.
“Ieri parlavo con il ministro iraniano, come tanti altri ministri con i quali sono costantemente in contatto da quando in Oman abbiamo raggiunto un accordo su una comunicazione congiunta tra i paesi del Golfo e l’Unione Europea, che diceva una cosa fondamentale che credo debba guidare la nostra azione: fermezza, umanità, coerenza e impegno politico per uscire da questa situazione e costruire una pace duratura“, conclude.