Da un lato, l’angoscia di subire una sorte simile a quello a cui sono andati incontro le tre vittime del crollo alle Vela Celeste di lunedì sera. Dall’altro, la rabbia per una quotidianità fatta di cumuli di rifiuti disseminati ovunque, con un allarme igienico-sanitario che grida vendetta, fili dell’elettricità pericolosamente penzolanti sulle proprie teste e i famigerati ballatoi, pieni di buche e falle e pronti a cascare a ogni piè sospinto, giocoforza da calcare per uscire e rientrare dalle proprie (malmesse) abitazioni.
Gli abitanti della Vela Rossa, uno dei tre edifici ancora in piedi del Lotto M che dovrà andare giù insieme alla Vela Gialla nell’ambito del progetto Restart Scampia, lanciano un nuovo grido d’allarme: «Quanto successo alla Vele Celeste rischia seriamente di succedere anche qui. Nessuno si fa mai vedere per un rattoppo, una riparazione. Siamo abbandonati al nostro triste destino. Le autorità intervengano».
Il degrado e l’abbandono nella Vela rossa
È sufficiente salire le prime rampe di scale e avere la sensazione di immergersi in un mondo quasi distopico, un horror dalle parenti ammuffite e dalle fondamenta smosse.
Vincenzo, abitante della Vela Rossa e nostro “Cicerone” afferma: «Vedete quanti rifiuti ci sono? Ci siamo autotassati per eliminare i rifiuti, a qualcuno l’abbiamo convinto comprandogli dei pacchetti di sigarette. Si tratta dell’unico modo per avere un po’ di pulizia, nessuno qui si fa mai vedere». Nel tour “velistico” Vincenzo ci fa camminare su uno dei ballatoi che dividono le varie aree del secondo piano. D’improvviso si ferma davanti a un’abitazione e ci mostra una cosa raccapricciante: tra una parte e l’altra della passerella d’ingresso della casa, abitata da una famiglia bulgara, c’è una pericolosa buca da cui è possibile scorgere una delle tante montagne di rifiuti. «Capite in che modo si vive? Sono stati costretti a mettere una pedana di fortuna, altrimenti rischiano di rimanere intrappolati, sempre se il corridoio non casca prima».
Le varie voci
Alessia abita al primo piano della Vela in una casa che cura in modo encomiabile. A differenza di altri, lei ha voglia di parlare della condizione della “Rossa”. Afferma subito in modo caustico: «E menomale che la Vela Celeste, dove si è verificato il crollo, veniva giudicata quella in condizioni migliori… La Vela Rossa sta messa decisamente peggio. La sporcizia, la puzza, il degrado non sono più tollerabili. Il Comune di Napoli e gli altri enti preposti si facciano vivi, prima che sia troppo tardi. Che aspettano il morto anche qui?». Alessia dice di aver «fatto domanda per un nuovo alloggio, da anni, senza ricevere alcuna risposta. Il calvario continuerà a essere lungo. Intanto il mio pensiero va ai bambini feriti alla Vela Celeste e alle vittime. Speriamo di non subire la stessa sorte».
A colpire sono le parole di un altro abitante della Vela, che vive in un bugigattolo cui s’accede unicamente utilizzando uno scaletto in ferro arrugginito. Domandiamo? «Se venisse dichiarato lo sgombero della Vela Rossa, dove andreste?». La risposta sorprende, ma fino a un certo punto. «Dove vado? Io resto qui. Piuttosto che uscire mi barrico in casa come un kamikaze con la bombola del gas aperto. Non abbiamo un’alternativa nè possibilità di poterci permettere qualcosa di meglio. Resterò qui in ogni caso».
Lo stesso residente ricorda un episodio spiacevole che lo riguarda. «Nell’oramai lontano 2005 caddi anche io da un quarto piano, a causa del cedimento di un ballatoio. Andai in ospedale riportando alcune ferite, mi applicarono dei punti al capo ma nonostante tutto non è migliorato assolutamente niente in termini di sicurezza. Sì, non ho dubbi: anche la Vela Rossa può essere teatro di una tragedia come la Vela Celeste».
La dirimpettaia dell’uomo, ha lo stesso pensiero. «Non abbiamo alternative abitative. Se ci dovessero sgomberare, andremmo anche noi come gli altri all’Università. Anche io ho fatto domanda per un alloggio, ma oltre al censimento non è accaduto nulla. Intanto – aggiunge – qui la spazzatura s’accumula, le case hanno perdite d’acqua che allagano i corridoi. Io volevo installare una pedana per avere un ingresso migliore in casa ma dopo quello che è successo, rinuncio e utilizzerò le solite scale».
Lucia ci accoglie nella propria abitazione, al secondo piano che affaccia sul campetto riqualificato pochi anni fa. Non si capacita di quanto accaduto a pochi metri da casa sua. «Il Comune, le altre istituzioni cosa hanno mai fatto per migliorare la situazione alle Vele? Dipendesse solo da me, andrei a protestare tutti i giorni. Solo noi sappiamo come si sopravvive qui. Il mio balcone ha delle crepe, come così il soffitto. Qualche piccolo rattoppo lo facciamo noi e, per eliminare equivoci, ci tengo a dire che pago i bollettini previsti per essere dove sono nella Vela Rossa». Lucia ha tre figlie a carico e non può lavorare a causa di un infortunio grave alla mano. «Il reddito di cittadinanza non c’è più e altri sussidi rischio di non averli mai. La questione non è solo manutentiva e urbanistica, è anche sociale. Ci vuole il lavoro, io penso alle mie figlie».