C’è la terza vittima dello scoppio della bombola di gas a Forcella di sabato scorso. In serata si è appresa la notizia del decesso anche dell’ultimo cittadino originario del Bangladesh ustionato ancora in vita, dopo le precedenti due morti degli altri due uomini, anche loro del Bangladesh avvenute nei giorni scorsi a seguito della deflagrazione all’interno di un palazzo tra vico Pace 8 e vico San Nicola Casati. A seguito della fuga di gas un solaio dello stabile è crollato in una sorta di scantinato dove vivevano le tre persone decedute
I nomi delle vittime e l’indagine della Procura
Le tre vittime si chiamavano Bapari Babul, di 48 anni, Kazi Altaf di 43 anni e Asfar Aafar di 60 anni. Tutte erano ricoverate all’Ospedale Cardarelli nel reparto Grandi Ustioni. Dopo il sospiro di sollievo per una tragedia che sembrava soltanto essere sfiorata vista la gravità dell’accaduto, la vicenda si è invece trasformata in un vero e proprio dramma. I cittadini accorsi sul posto hanno scavato a mani nude per cercare di recuperare i superstiti, poi trasportati in ospedale dalle ambulanze del 118.
La comunità dei cingalesi locale sta cercando di raccogliere tra i propri concittadini – e tra chi ne mostrasse volontà – i fondi necessari per consentire la celebrazione del funerale Bapari, Kazi e Aafar. Il palazzo dove è avvenuto lo scoppio è attualmente sequestrato e le 12 famiglie che vi dimoravano sono state evacuate per motivi precauzionali e di sicurezza. La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per disastro colposo.
L’indignazione del Movimento Migranti di Napoli
Dal Movimento Migranti di Napoli arriva sui social un messaggio di indignazione rispetto all’accaduto. Eccone uno stralcio: “Dite i loro nomi. Perché per giorni, dopo l’accaduto, questi fratelli non hanno avuto volto o identità. Dite i loro nomi. Per restituire dignità a lavoratori con famiglia che rischiano di essere barbaramente dimenticati. Dite i loro nomi. Per ricordare che non sono morti per un incidente, ma per un sistema che mette ai margini per sfruttare. Un sistema che appena fiuta la tragedia accende le telecamere, grida all’eccezionalità dell’accaduto e quando cambia il vento cambia parte”.