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venerdì, Aprile 19, 2024
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Soppresso il Convento Francescano, non ci saranno più i Frati a Giugliano

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Scongiurata la riduzione allo stato laicale, Il complesso monumentale sarà donato alla Diocesi di Aversa

di Emmanuele COPPOLA

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Si racconterà che a Giugliano, per quattrocento anni, ci sono stati i Frati Francescani, e che la sera del 14 luglio 2022 il Ministro della Provincia Minoritica di Napoli e Caserta, di concerto con il suo Governo Provinciale, ne ha decretato l’allontanamento definitivo, relegando in altrettanti diversi Conventi i tre religiosi che vi avevamo risieduto per ultimi in comunione di affetto e di reciproca benevolenza con la popolazione locale.

Si è giustificata la soppressione del Convento di Giugliano – insieme con quelli di Orta di Atella, di Teano, di Liveri di Nola e di Sant’Antonio La Palma in Napoli – con la penuria numerica delle vocazioni religiose che ha gradualmente investito anche l’Ordine Francescano, e quindi con la crescente difficoltà di assicurare la gestione operativa ed il mantenimento delle sedi territoriali costituite nei complessi monumentali.

Ho cominciato a frequentare il Convento Francescano nel maggio del 1975, trovandovi il Guardiano Padre Filippo Castaldo e Fra Serafino Mallardo insieme con Padre Luigi Guerrera, Padre Sebastiano Esposito, Padre Guido Iasevoli ed il benedettino Padre Antonio Gennaro Galluccio, studioso e nostro benemerito concittadino, che vi è rimasto ospite fino al 2008. Degli altri precedenti Frati mi è stato poi raccontato dalle persone che li avevano frequentati nei decenni addietro. Pertanto, posso considerarmi testimone attivo della quotidianità e degli eventi che hanno scandito la vita del Convento e dei Frati negli ultimi cinquant’anni, ed ho cercato anche di contribuire, con le mie competenze professionali, alla difesa del Convento quando si era paventata la sua dismissione a favore di torbidi intrallazzatori, che lo volevano trasformare in sede di un complicato Centro di recupero per ex tossicodipendenti di famiglie agiate. Questo accadeva nell’estate del 1986. Ci fu, allora, una poderosa alzata di scudi sugli organi di informazione e coinvolgendo tutti i politici ed amministratori locali, che valse a scongiurare la realizzazione di quel progetto di accaparramento di un nostro edificio monumentale. Ed ancora, dopo alcuni anni, si appuntarono sul Convento Francescano le mire interessate di alcuni politici ed amministratori comunali, che mi prospettarono un altro progetto per realizzarvi una struttura di accoglienza pseudo-sanitaria per gli anziani, ovviamente a gestione privata. Qualcuno si domanderà perché, in via confidenziale, avevano voluto mettermi a parte del loro progetto imprenditoriale. Ma proprio perché mi ero fortemente interessato allo smantellamento delle precedenti mire affaristiche che si erano concentrate sul Convento in vista del prevedibile depauperamento numerico dei Frati. In sostanza, come giornalista e studioso infervorato della storia di Giugliano, avevano cercato di comprare il mio silenzio, prospettandomi una conveniente collaborazione. Sono riuscito allora a scoraggiare la fattibilità del progetto, rilevando che il Convento era un monumento da preservare come patrimonio storico sociale e culturale di tutti i cittadini di Giugliano. Inoltre, mi fu facile convincerli per l’effettiva insufficienza numerica delle celle, che non avrebbero garantito una convenienza economica con gli anziani da ricoverare. Incredibilmente, mi fu obiettato che si sarebbe potuto realizzare una nuova struttura ricettiva nel giardino, collegata all’antico manufatto. Obiettai, a mia volta, che la Soprintendenza ai Monumenti non lo avrebbe mai consentito, prima ancora che partisse un’altra prevedibile campagna giornalistica di contrapposizione civile. E così, del Convento, ovvero della sua indebita appropriazione, non se ne sarebbe più parlato.

Ribadisco che ho avuto sempre una proficua frequentazioni con tutti i Frati francescani che ho incontrato nel Convento in questi ultimi cinquant’anni, avendo gestito lo Studentato Universitario, il Circolo Culturale San Francesco d’Assisi e la Redazione del giornale periodico Piccola Ribalta, per poi costituirvi, nel settembre 1986, la sede del rifondato Gruppo Scout Giugliano 1. Per queste evidenti testimonianze di affezione ai Frati, mi ritengo in dovere di continuare a difendere il Convento Francescano nel momento più drammatico della sua storia, come patrimonio religioso sociale e culturale del popolo giuglianese, che nel 1901 contribuì a riscattarlo dal Comune di Giugliano che lo aveva acquisito per effetto del cosiddetto Regio Decreto di eversione dell’asse ecclesiastico, con il quale era stata disposta la soppressione di alcuni ordini religiosi con la finalità di incamerarne i beni e le proprietà a favore dello Stato post-unitario.

Questa volta la soppressione del Convento di Giugliano – come si è detto – è stata motivata, decisa e ratificata dall’Ordine stesso dei Francescani della Provincia Minoritica di competenza territoriale. Non sappiamo fino a che punto sia stata profondamente voluta, perché si tratta comunque di una perdita storica, di un sacrificio che si è dolorosamente consumato a svantaggio di una popolazione che – di fatto – non sa più a quale Santo votarsi, perdendo l’identità ed il riferimento materiale della sua fede francescana, che si volle trasferire nel popolo per motivare la volontà di erigere, a margine dell’abitato, un Convento francescano tra il 1615 ed il 1622.

Immagino che il nostro ultimo Padre Guardiano abbia saputo rappresentare ai suoi Superiori la gravità della decisione che si apprestavano a ratificare con la soppressione di un avamposto di testimonianza religiosa sociale e culturale in una comunità di circa 130mila abitanti, in un territorio già gravemente mutilato, negli ultimi quattro anni, dal definitivo allontanamento delle Suore di Carità dall’Istituto Santa Giovanna Antida di Via Sant’Anna e delle altre Suore del Conservatorio della Buona Morte di Via Camposcino, che per circa duecento anni di permanenza a Giugliano si erano dedicate all’assistenza e all’educazione dei bambini e delle bambine delle famiglie più bisognose.

Il Guardiano Padre Antonio Sannino, che ha guidato la composita Comunità francescana del Convento in questi ultimi dieci anni, ha potuto certamente rappresentare ai suoi diretti Superiori le problematiche che condizionano e determinano l’aggravarsi di un processo di degrado sociale e religioso, risultando spesso insufficiente la presenza della Chiesa costituita nei suoi diversi ordini e gradi di competenza territoriale, ovvero dai Sacerdoti delle Parrocchie e delle Collegiate, dalle Suore (che ormai non ci sono più), dai Frati Francescani e dai Fratelli Maristi.

Immagino ancora che il nostro Padre Guardiano, ormai buon conoscitore della realtà sociale religiosa e culturale della comunità cittadina di Giugliano, abbia doverosamente sottoposto all’attenzione dei suoi Superiori tutte le ordinarie criticità che mortificano il nostro territorio, per le quali noi Giuglianesi avremmo sperato di continuare a meritare la forte e docile presenza dei Frati Minori Francescani allocati nel monumentale Convento Santa Maria delle Grazie, aperto alla popolazione di Giugliano quattrocento anni fa con il titolo di Sant’Alessio. Sono convinto che lo abbia fatto, riducendosi comunque all’obbedienza, come si conviene ad un religioso per la sua consolidata esperienza, senza pronunziare alcun giudizio di merito sulla decisione irremovibilmente adottata dalla Provincia Minoritica Francescana di Napoli e Caserta.

Ma a noi è concesso di manifestare la nostra più grave delusione, sentendoci traditi mentre viviamo inermi e abbandonati nel mezzo di una transizione storica di sbandamento sociale culturale e religioso, annaspando in acque torbide per cercare di aggrapparci ad una qualsiasi frasca di identità valoriale.

Ci sentiamo defraudati ed ancora vittime impotenti per delle decisioni che non abbiamo potuto determinare e guidare verso delle soluzioni di utilità sociale. In questo caso non possiamo farci niente, perché la scelta di chiudere il Convento di Giugliano è stata determinata da altre logiche di oggettiva opportunità ed in altri ambiti di autonomia istituzionale, che non avremmo potuto contrastare.  Non ci sono Frati numericamente sufficienti per assicurare la continuità di un servizio sociale e religioso in tutti i Conventi della Provincia Minoritica Francescana. A fronte di una diffusa crisi delle vocazioni religiose, che investe soprattutto l’Occidente, e quindi l’Italia, si continuerà a chiudere i Conventi più periferici e meno importanti. Quindi, a rigor di logica, si evidenzia che Giugliano – non solo per le istituzioni politiche ed amministrative della Regione Campania e della Città Metropolitana di Napoli, ma anche in ambito ecclesiale – è un territorio periferico e meno importante, sul quale si è continuato soltanto  a dare i numeri, rilevando orgogliosamente che ha una estensione territoriale di oltre 94 chilometri quadrati, che è la terza città della Campania per numero di abitanti, e che è la prima città d’Italia non capoluogo di provincia. E noi diciamo, sommessamente, (per non scadere in espressioni di volgare trivialità), che di tutti questi macroscopici primati non sappiamo più cosa farcene.

Con un quartiere di estrema emarginazione e pericolosità sociale ci saremmo meritata l’attenzione delle autorità istituzionali ed ecclesiali. Ci avrebbero mandato un presidio di attenzione e di controllo para-militare, e la Chiesa si sarebbe fatta missionaria con l’incremento della sua presenza di attrazione sociale soprattutto per i giovani e gli adolescenti da contendere alla criminalità o semplicemente al vuoto delle offerte formative.

Ma noi non versiamo in tante e tali difficoltà di ordine morale culturale e sociale. Noi siamo una trascurabile normalità, se così può definirsi il disagio di vivere a confine di tutto e di niente. Noi siamo l’acqua cheta che marcisce al sole, neanche più il pantano che si potrebbe bonificare. Noi siamo un bidone di accoglienza indiscriminata, una piattaforma di smaltimento dove ci si accanisce a separare il materiale e le occasioni da riciclare altrove, e dove si riportano gli scarti avariati da occultare. Siamo, in sintesi, una discarica sociale, una periferia della politica impegnata a produrre sviluppo sostenibile un poco più in là dei nostri confini territoriali.

Detto questo, non ci resta altro dal fare, se non prendere atto di un’altra più deludente sconfitta sociale con l’allontanamento dei Frati Francescani dal nostro territorio e con la chiusura dell’antico Convento di Sant’Alessio nella ricorrenza del quarto centenario della sua costruzione, che durò sette anni e si concluse nel 1622.

Si rimane in bilico a considerare se, per il Convento, si debba parlare di soppressione o di chiusura. Partiti i Frati per altre destinazioni, la nostra attenzione si sposta sulla struttura monumentale, sul fabbricato con tutte le sue pertinenze esterne, che troppo spesso, negli ultimi sessant’anni, è stato fatto oggetto di tentate ed abortite speculazioni da parte dei privati imprenditori e degli stessi amministratori locali. Si è detto già qualcosa a tale proposito, ma pochi ricordano che già sul finire degli anni ’60 dal Comune di Giugliano partì la proposta di costruire un edificio scolastico nel giardino del Convento, così come negli anni ’30 era stata espropriata parte del terreno per costruirvi sopra il Macello, al presente convertito in Biblioteca Comunale.

Insomma, sul Convento francescano si sono sempre allungati gli artigli di qualcuno per cercare di appropriarsene. E questo è un argomento che ritorna adesso di impellente attualità, perché comunque il Convento non potrà essere abbandonato, così come pare sia stato già deciso dalla Provincia Minoritica Francescana nel momento di prevederne la soppressione giuridica, ovvero destinandolo a far parte del patrimonio della Diocesi di Aversa, come dire che non tutto è perduto.

Non tutto è perduto, per la popolazione di Giugliano, se sono state scongiurate eventuali appropriazioni o acquisizioni da parte di soggetti economici interessati ordinariamente a realizzare degli affari travestiti da finalità sociali.

Pare, in questo senso, che degli approcci ci siano stati, come avvicinamenti strategici di quanti avevano già fiutata la notizia riguardante la soppressione del Convento, pronti, probabilmente, a lanciare sul tavolo un’offerta in denaro per la compravendita del fabbricato. Sarebbe stata una ulteriore grave offesa a danno della popolazione di Giugliano, che meriterebbe finalmente di essere considerata con tutti i suoi bisogni di ricorrente ed ordinaria normalità. Farci, ad esempio, nel Convento, una casa di accoglienza privilegiata per una qualsiasi categoria di utenti, significherebbe limitarne – se non impedirne – la fruizione a tutti gli altri concittadini. Pertanto, siamo convinti che la migliore soluzione sarebbe quella stessa prospettata dalla Provincia Minoritica Francescana, ovvero la donazione del Convento e di tutte le sue pertinenze esterne a favore della Diocesi di Aversa, e per essa al Vescovo titolare pro tempore Sua Ecc. Mons. Angelo Spinillo, che, nella sua saggezza ed umiltà pastorale, saprà ordinare e promuovere una gestione con finalità religiose sociali e culturali, magari attraverso i sacerdoti ed i parroci ad esso più vicini, che comunque hanno bisogno di più spazi e strutture per ampliare e consolidare le opportunità di formazione e guida per i bambini, i ragazzi e gli adolescenti, siano essi maschi e femmine, dai quali si attende che diventino una nuova e diversa generazione di cittadini responsabili per la Città di Giugliano.

Tuttavia, scongiurata la riduzione del Convento allo stato laicale, vogliamo continuare a credere e a sperare che non si vada a disperdere nel crogiuolo di una attualità globalizzata la memoria della straordinaria esperienza francescana che per quattrocento anni è stata un esempio ed una guida religiosa e sociale per la popolazione degli umili e dei laboriosi, dei poveri e dei signori, degli ignoranti e dei colti, dei cristiani praticanti e dei tiepidi, di quanti hanno vòlto lo sguardo a San Francesco come ad un provvidenziale fratello di strada.

Si dovrà continuare a tendere verso il Convento francescano, come si è sempre fatto, per non disperdere un’altra corda della nostra identità culturale. Crediamo che nel Convento continueranno ad avere la loro sede di preghiera e di aggregazione i concittadini, uomini e donne, del Terzo Ordine Francescano. Crediamo che l’annuale Festività liturgica di San Francesco continuerà ad essere celebrata con la tradizionale solennità. Per quanto si è già detto, crediamo che il Convento potrà costituire un riferimento di aggregazione interparrocchiale per gli adolescenti. Crediamo, insomma, che molte iniziative si potranno ivi realizzare, nell’ambito della formazione religiosa e sociale dei nostri più giovani concittadini.

 

 

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