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martedì, Aprile 23, 2024
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Suicidio assistito, svolta in Italia: arriva a Mario il primo via libera per una ‘morte dolce’

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Arriva il via libera del Comitato etico della ‘Asl Marche’ per Mario, il primo caso di suicidio assistito in Italia. L’annuncio è dell’associazione Luca Coscioni.

Il comitato etico, a seguito di una revisione sui criteri presenti, ha dato il via libera ad un uomo tetraplegico per effettuare un suicidio medicalmente assistito. Il paziente in questione è un ex camionista marchigiano di 43 anni, immobilizzato da 11 anni a seguito di un incidente.

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Marco Cappato difende i diritti al suicidio assistito 

L’associazione Coscioni è stata fondata nel 2002 dall’economista Luca Coscioni affetto da sclerosi laterale, venuto a mancare nel 2006. L’organizzazione si occupa di difendere i diritti dei malati e non solo: “Lottiamo per la promozione della libertà di cura e di ricerca scientifica” così cita il loro sito web ufficiale. Dall’inizio l’associazione ha affiancato il percorso del 43enne. “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne” così parla Marco Cappato, Tesoriere dell’associazione e fervente sostenitore dei diritti umani, continua poi: “il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure“.

Il caso del suicidio assistito di Dj Fabio 

Marco Cappato è già stato “co-protagonista” di una storia simile: il noto caso di Dj Fabio. Fabiano Antoniani (Dj Fabio) scelse di morire nel 2017 in Svizzera con il suicidio medicalmente assistito. Fu accompagnato da Marco Cappato, che appena tornato sul suolo Italiano si andò ad autodenunciare. La Corte d’Assise di Milano assolse Cappato “perché il fatto non sussiste“. 

Una grande vittoria per Cappato quindi quella dell’ex camionista. L’associazione Coscioni, infatti, dopo la sentenza di Cappato ha iniziato a combattere affinché anche in Italia fosse esteso il diritto al suicidio assistito. Ma la decisione non è stata semplice. La risposta arriva infatti dopo un iter lungo 14 mesi e dopo due diffide legali all’Asur. Mesi lunghissimi sia per l’associazione che per il paziente. Un equipe di medici ha verificato tutte e quattro le condizioni della Corte Costituzionale, tra cui l’irreversibilità della malattia, l’insostenibilità del dolore e la chiara volontà del paziente.

Le parole di Mario

Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni“.  Questo, a detta dell’associazione Coscioni il commento a caldo del paziente. In un video Mario ha rilasciato dichiarazioni. “Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita, nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni“. Continua poi con fermezza: “Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati“. “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne” così lamenta Marco Cappato.  “Il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure“.

Il tesoriere parla poi del calvario di Mario: “Persone come Mario sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione”. Per Cappato è necessario l’intervento del popolo nel referendum che depenalizza parzialmente il reato di omicidio del consenziente. Le tempistiche lente hanno gravato sulla situazione psicologica di Mario. La sua però è una vittoria importante, per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato, l‘esistenza delle condizioni per il suicidio assistito. 

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