Le mani della camorra sulle spiagge e sulle terre della Versilia. Con gli arresti e il sequestro di beni mobili ed immobili per 6 milioni e 400mila euro, si è conclusa l’operazione «Dedalo», eseguita dai finanzieri del comando provinciale fiorentino, con il generale Eduardo Valente: ricostruite le attività criminose di una pericolosa organizzazione di stampo camorristico operante in Toscana. L’indagine, della Procura della Repubblica di Firenze, con il procuratore capo facente funzioni Francesco Fleury, è stata coordinata dal pm antimafia Pietro Suchan che ha ottenuto dal gip fiorentino l’emissione di una ordinanza per 14 provvedimenti cautelari, di cui 9 in carcere, 5 ai domiciliari, e 3 obblighi di dimora. L’accusa: associazione di tipo mafiosa finalizzata a usura, estorsione, sequestro di persona, riciclaggio, abusiva attività finanziaria e raccolta di scommesse sportive illegali. Le investigazioni sono state condotte dagli uomini del Gico del nucleo di polizia tributaria della finanza di Firenze con il colonnello Luigi Migliozzi: hanno smantellato una pericolosa holding criminale. Il capo è Vincenzo Saetta, napoletano abitante a Viareggio dal ’98, figliastro di Antonio Capuano – la madre Teresa Deviato sposò in seconde nozze Capuano – organico al clan Giuliano di Forcella, personaggio di spicco dell’organizzazione e boss dei Tribunali. Capuano, assassinato il 5 gennaio 1991, era da sempre considerato dalla gente del quartiere napoletano personaggio di notevole spessore criminale, a tal punto che, dopo la morte, nella zona gli fu costruito in suo onore un altare su cui campeggiava il suo busto. L’attività primaria del gruppo di Saetta è stata quella usuraia. Il gruppo utilizzava la tecnica del cosiddetto «prestito a fermo»: tra le parti si stabilisce una tacita intesa, per cui, in caso di mancato saldo alla scadenza, il prestito viene rinnovato previo pagamento di un interesse mensile. Gli accertamenti bancari hanno delineato tassi d’interesse annuo che andavano, a seconda dei casi, dal 60% al 1.235%, commessi nei confronti di 17 soggetti. In un caso il tasso ha raggiunto il 7.430%. Non solo usura, però: c’è anche il reato di abusiva attività finanziaria; Saetta ha concesso finanziamenti, anche al consumo, ed altri tipi di finanziamento connessi con una vasta gamma di operazioni, come il prestito su pegno, il rilascio di garanzie, la negoziazione di mezzi di pagamento quali titoli di credito o cambiali. E poi il settore scommesse abusive, su avvenimenti calcistici nazionali e internazionali, grazie a una ricevitoria del Lotto del gruppo che fungeva da «sportello multifunzione». Sequestrato un patrimonio di oltre 6 milioni di euro, tra cui 17 immobili a Napoli e Viareggio; 4 ville abusive a Varcaturo nel comune di Giugliano; 2 società a Pistoia e Viareggio; 13 tra auto di grossa cilindrata e motocicli; disponibilità finanziarie per 40mila euro; orologi e pietre preziose per un valore di circa 500mila euro; conti correnti intestati a Teresa Deviato.
MAURIZIO CERINO
Il Mattino il 27/02/08
Ecco i nomi dei membri del gruppo
Quattordici provvedimenti restrittivi, 9 in carcere (3 mancano all’appello) e 3 ai domiciliari. In cella sono finiti Vincenzo Saetta, 37 anni; il fratello Marco, 30enne, entrambi residenti a Viareggio; la loro madre, Teresa Deviato, 53enne, residente a Napoli al vico storto Purgatorio a Forcella; Salvatore Cocice, 30 anni, residente a Viareggio; Salvatore Cannavaro, 59; Antonio Chirico, 67, di Bari, Ai domiciliari Ciro Pariota, 51 anni, napoletano residente a Montecatini; Michele Capuano, 27 anni, Domenico Di Maro di 36. Due hanno l’obbligo di dimora, Vincenzo e Bernardo Falco, residenti a Villaricca.
Il Mattino il 27/02/08
Così la cosca napoletana offriva ospitalità alla mafia
Per la prima volta è stata scoperta una organizzazione di stampo camorristico radicata in Toscana, in particolare in Versilia, da almeno dieci anni. È quanto spiegato dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso durante una conferenza stampa (nella foto), insieme con il procuratore facente funzioni di Firenze Francesco Fleury, il pm Pietro Suchan della Dda e ai vertici della guardia di finanza toscana e fiorentina riguardo l’operazione che ha portato all’esecuzioni di 14 ordinanze di custodia cautelare e di tre obblighi di dimora. Particolarmente grave e pericolosa è stata la scoperta di stretti contatti con altre organizzazioni criminali, in particolare siciliane, come quella con il clan dei Santapaola, collegamenti utili e necessari a fornire soggiorno a latitanti. Infatti, il 6 gennaio 2007, era stato arrestato dagli uomini del Gico Antonino Finocchiaro, pericoloso latitante ritenuto personaggio di spicco della criminalità organizzata catanese, già gravato da numerosi precedenti per associazione di stampo mafioso. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti era ritenuto inserito in un «gruppo di fuoco» ed arrestato in flagranza di reato in quanto trovato in possesso di fucili a canne mozze e pistole, una delle quali rinvenuta addosso e con il colpo in canna, oltre ad estorsione, usura e traffico di stupefacenti. L’uomo, per sottrarsi all’arresto, aveva esibito documenti contraffatti che però non erano sfuggiti all’occhio allenato dei militari. Il controllo poi delle impronte digitali aveva consentito la completa identificazione dell’uomo. Il latitante, assieme alla donna che lo accompagnava, aveva trovato ospitalità presso una struttura alberghiera in provincia di Lucca per il tramite di personaggi collegati all’organizzazione di Saetta. «La Toscana non è terra di mafia, ma la mafia c’è, per questo è necessario non sottovalutarne i rischi, mettere in atto azioni di repressione efficaci e tempestive, fare insomma quello che stamattina si è fatto». Lo sostiene la fondazione Antonino Caponnetto, commentando l’inchiesta su una presunta associazione per delinquere di stampo camorristico radicata in Versilia. «È anche necessario e fondamentale – aggiunge la nota – che la società civile toscana non lasci sole le forze dell’ordine ed eserciti il necessario controllo sociale sul territorio». La fondazione, «che da anni fa un monitoraggio attento della presenza della malavita organizzata in Toscana e da tempo ne denuncia i rischi – spiega la nota – esprime il più vivo apprezzamento per la brillante operazione».
Il Mattino 27/02/08