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sabato, Aprile 27, 2024
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Rifiuti, Giugliano blocca la nuova discarica

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di FRANCESCO VASTARELLA





GIUGLIANO – «Adesso basta. È improponibile, inaccettabile l’ennesima discarica sul territorio di Giugliano. I patti sono stati violati. Il Commissariato per l’emergenza rifiuti ritiri subito l’ordinanza per sotterrare le balle nella discarica incendiata, rispetti gli impegni presi, tuteli e bonifichi un’area ad altissimo rischio ambientale. Io intanto ricorro al Tar e difenderò la città e la salute dei cittadini con tutti i mezzi possibili». Il sindaco Francesco Taglialatela, non ha un carattere impulsivo, prima di ogni scelta ascolta, aspetta e riflette, ma poi è determinato, ostinato sulle decisioni prese.
Con il sindaco si sono subito schierati i comitati ambientalisti. Due esponenti locali del centrodestra sono all’incirca sulle stesse posizioni, il consigliere regionale dell’Udc Giovanni Pianese e il deputato di Fi Antonio Russo, eletto nel collegio di Giugliano. Russo fa sapere che alla ripresa dei lavori del Parlamento chiederà che la commissione bicamerale di inchiesta e proposta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Paolo Russo, venga a rendersi conto del «disastro al quale ha contribuito la dissennata politica del Commissariato per l’emergenza». «Il sindaco Taglialatela – dice Russo – non sarà lasciato solo in questa battaglia».
Nei giorni scorsi, fianco a fianco con i comitati ambientalisti, il primo cittadino ha seguito le operazioni di spegnimento del devastante rogo doloso di ottomila delle 50mila tonnellate di balle di Cdr (combustibile da rifiuti) custodite nella ex discarica Resit per conto del Consorzio di bacino Napoli 3, la stessa dove il commissariato ha deciso di sotterrarle. Tre giorni di fiamme e fumo denso che hanno avvelenato aria e terreni circostanti, un episodio inquietante che ha fatto scattare l’allarme su una zona dove sono concentrate cinque vecchie discariche, un impianto Cdr, una gigantesca area con 12 piazzole di stoccaggio delle balle Cdr gestite da Fibe, impianti di riciclaggio, una cava per sovvalli e frazione umida che due giorni fa è risultata ad alto rischio per la falda.
L’incendio alla Resit è avvenuto all’indomani dell’ordinanza che bloccava il trasporto a Orvieto delle balle e decideva il sotterrasmento su due piani anzichè sui nove esistenti. Ordinanza aggiornata e notificata al sindaco lunedì sera.
E ieri di buon mattino Taglialatela ha fatto arrivare sul tavolo del Commissariato un autentico atto d’accusa, una lettera con cui lui, sindaco di centrosinistra, sferra una contestazione senza precedenti a un organismo guidato dal leader del centrosinistra campano, Antonio Bassolino. Certo, l’ordinanza non è firmata dal governatore bensì dal vicecommissario Giulio Facchi, ma ciò non toglie sostanza all’iniziativa amministrativa e politica nello stesso tempo.
«Ad aprile, all’indomani dell’enensima crisi rifiuti, il Commissariato aveva firmato un patto con i comitati ambientalisti della zona – racconta Taglialatela – impegnandosi a trasferire tutte le balle nella discarica di Orvieto. Il programma di trasferimento doveva essere complettao il 30 maggio. Non solo non è stato fatto, ma addirittura si cambiano le carte in tavola. La misura è colma, non si può andare oltre, la gente è sfiduciata e terrorizzata. È enorme il rischio per la salute».

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DENUNCIATA LA FIBE


Dalla cava acqua nera nella falda





Falda avvelenata da liquami di discarica. È l’ultimo scandalo nel maxisversatoio tra Ponte Riccio e località Tre Ponti di Parete di Giugliano, a poca distanza dalla discarica incendiata sabato scorso. La scoperta da parte della polizia ambientale della Provincia, che ha ispezionato una ex cava di pozzolana, dove vengono depositati sovvalli e frazione umida provenienti dalla lavorazione di rifiuti negli impianti Cdr. La cava è ormai già tutta piena.
La Fibe, che gestisce sia i sette Cdr campani che la ex cava di pozzolana trasformata due anni fa in discarica, è stata denunciata. La squadra di polizia ambientale, coordinata dal tenente Enzo Capasso, ha inviato un dossier alla Procura della Repubblica indicando una serie di dettagliate responsabilità.
Nelle prossime settimane potrebbero esserci dei clamorosi risvolti. «Chiediamo chiarezza – dice Rino Nasti, consigliere provinciale dei Verdi – la magistratura vada fino in fondo sulle responsabilità di uno stato di inquinamento che è intollerabile».
All’inquinamento della falda si è risaliti attraverso un pozzo di ispezione che nelle discariche viene lasciato per controllare lo stato di salute del sottosuolo. La polizia ambientale parla di percolato, acqua nera precipitata nel sottosuolo e finita nella falda resa inutilizzabile, così come molti dei vecchi pozzi agricoli presenti nell’area.
Sminuisce il pericolo l’amministratore delegato della Fibe, Armando Cattaneo: «Secondo i nostri tecnici è un fenomeno superficiale dovuto al violento temporale che si è abbattuto nella zone nei giorni scorsi. Si è trattato di un dilavamento negli spazi della cava. Entro la prossima settimana – continua Cattaneo – consegneremo alla polizia ambientale e a tutti gli organi di controllo un documento in cui si attesta che stiamo operando secondo una linea concordata con la Provincia nell’ambito di un piano di risanamento».
f.v.






Ponte Riccio, cittadella d’immondizia




Ponte Riccio: un maxisversatoio di rifiuti, poco meno di tre chilometri quadrati di superficie in cui si concentrano vecchie e nuove discariche, sversatoi fuorilegge, moderni impianti di trattamento e riciclaggio dell’immondizia. Tutto concentrato qui. Venti anni di rifiuti sotterrati, negli ultimi dieci uno sversatoio obbligato per Napoli, infine è arrivato il Cdr e un maxistoccaggio di balle destinate ai termovalorizzatori che saranno costruiti ad Acerra e Santa Maria La Fossa.
Ad aprile scoppiò la rivolta quando fu deciso di depositare altre balle Cdr qui. Dovettero intervenire i reparti antisommossa di polizia e carabienieri per far passare i camion. Il Commissariato di governo per l’emergenza promise: sposteremo tutto in un mese. Poi ha deciso di sotterrare 50mila tonnellate di balle alla Resit per risparmiare un bel po’ di danaro e accorciare i tempi lunghi del trasporto. A tutto questo si è aggiunto il fatto che le balle Cdr, prima maltenute, sono diventate inrasportabili dopo l’incendio.
Dicono no gli ambientalisti: «La misura è colma, non ci fidiamo più». Dicono no gli amministratori locali e i politici. «La situazione è esplosiva dal punto di vista ambientale», attacca il consigliere regionale Giovanni Pianese. «Una zona a così alto rischio, e l’ultimo incendio lo dimostra, non può essere lasciata incustodita», dichiara il sindaco Taglialatela. «Il presidio deve essere costante, non si può aspettare un altro incedio per prendere le misure adeguate», aggiunge il deputato Antonio Russo.
Il riferimento è soprattutto al più grosso sito di stoccaggio di balle Cdr che c’è in zona ed è gestito dalla Fibe, non lontano da quello dlela ex discarica Resit, che è andata a fuoco. «Abbiamo sistemi moderni di controllo sul nostro stoccaggio – rassicura l’amministratore delegato Fibe, Armando Cattaneo – Le balle sono coperte con teloni che non propagano le fiamme e ci sono sensori che fanno scattare l’allarme a ogni minima variazione di temperatura. Il problema è avere spazi fino a quando tra due anni saranno pronti i termovalorizzatori».
f.v.





IL MATTINO 14 AGOSTO 2003

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