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sabato, Luglio 5, 2025
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Inaugurata la scuola di formazione per chi assiste

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E’ stata inaugurata, mercoledì a villa Ammaturo, in via San Francesco a Patria, la nuova scuola di formazione per l’assistenza a persone affette da demenze promossa dall’associazione A.M.N.E.S.I.A con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della provincia di Napoli e l’Ordine dei Psicologi della Campania in collaborazione con Asl Na2 Nord, AIMA, Università FedericoII, S.U.N. di Napoli e il Comune di Giugliano. Presenti all’evento il Sindaco di Giugliano Giovanni Pianese, l’assessore alle politiche sociali Mario Delfino, la dottoressa Rosa Ariano servizi sociali del comune. L’assessore Delfino, che ha aperto il tavolo dei lavori, ha manifestato la sua soddisfazione per questo progetto che sarà realizzato in un immobile sottratto alla criminalità.“Impariamo ad assistere” è lo slogan che inaugura la nascita di questo corso, nella giornata del malato di Alzheimer, rivolto ai caregiver (familiari, badanti, operatori sanitari) che avrà inizio il prossimo sei ottobre. Il corso è diviso in tre moduli della durata complessiva di venti ore. Un percorso formativo che mira ad affrontare tre aspetti legati alla malattia ed offre un approccio al problema sanitario, a quello socio-assistenziale e giuridico. “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale” ha esordito il professore Alfredo Postiglione dell’Università “Federico II” di Napoli, citando i versi del poeta Montale, per descrivere lo stato emozionale di chi assiste una persona cara ammalata. La demenza è uno dei problemi maggiori per la salute pubblica con 5,4 milioni di persone ammalate in Europa. Un’emergenza, come asserito dallo stesso Postiglione, che deve mettere in atto misure preventive diagnostiche e cliniche. Una malattia che fa perdere all’individuo le coordinate e può essere combattuta, come confermato dal professore Paolisso, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia della SUN, solo “ attraverso una diagnosi precoce che possa ritardarne la fase terminale”. La prevenzione passa attraverso “indagini diagnostiche che non sempre possono essere messe in atto viste l’esigue risorse di badget dell’azienda sanitaria e gli alti costi degli accertamenti”, afferma il presidente della Comef il dottor Aniello Cecere, e continua “noi medici di medicina generale siamo vicini ai nostri pazienti ammalati, ma siamo costretti anche a seguire le indicazioni dell’azienda che ci impone di contenere i costi e mi dispiace osservare che i relatori che mi hanno preceduto, finito il loro intervento romantico, si siano allontanati sottraendosi ad un confronto”. Il riconoscimento della malattia è affidato alla famiglia che deve essere vigile di fronte a disturbi di comportamento in presenza di familiarità e fattori di rischio. “La famiglia diventa indispensabile una volta riconosciuta la malattia” suggerisce il dottor Gabriele Peperoni, Presidente dell’Ordine dei medici di Napoli e continua “ si rivela fondamentale la formazione dei caregivers” . Il supporto psicologico nel sostenere i familiari e chi assiste il malato è necessario per controllare i livelli di tensione emotiva a cui sono sottoposti che costituiscono le potenziali cause di malattia e portano il caregiver, a sua volta , ad essere bisognoso di assistenza. Poi, a ripercorrere le fasi del morbo, tre skech messi in scena dal collettivo teatrale “L’anima e il suo doppio” per la regia di Lucio Michetti. In scena la storia di un’anima che si trova ad affrontare la malattia e da sola, abbandonata al suo destino, senza più un’identità , lotta contro i flutti dell’indifferenza in un grido di speranza. Un grido che è stato accolto da quanti hanno aderito e che ne hanno sentito la responsabilità:“io faccio la mia parte” è la sintesi dei lavori.

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