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sabato, Giugno 28, 2025
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Camorra. Dopo 14 anni confessa un omicidio: sconto di pena in Appello

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Confessa l’omicidio a distanza di quattordici anni. Umberto Gallo detto «o’ presidente», 52 anni, originario di Casalnuovo ma da anni residente a Borgomanero, punta a uno sconto di pena. Condannato a 30 anni di carcere in primo grado per un regolamento di conti fra clan camorristici, ha deciso di ammettere la sua responsabilità durante il processo d’appello, tant’è che per lui il procuratore generale ha invocato uno sconto: da 30 a 20 anni di reclusione. Il processo è quello per quattro omicidi commessi fra l’aprile e l’ottobre 2002, con cinque imputati all’epoca dei fatti organici ai clan Crimaldi, Tortora, Di Fiore, Egizio e Veneruso.






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Gallo, nel corso di dichiarazioni spontanee in udienza, ha ammesso un coinvolgimento nell’omicidio di Domenico De Luca. Attualmente è in carcere a Genova. Sposato con figli, di professione muratore, già in passato aveva scontato una condanna per estorsioni maturate in ambiente camorristico. Poi più nulla. Il 14 luglio 2014 l’arresto inatteso: aveva ricevuto la visita dei carabinieri che gli avevano notificato un’ordinanza di cattura per fatti del 2002. Ad incastrare il borgomanerese la parola di alcuni pentiti. Ma lui si era sempre detto estraneo alle accuse durante gli interrogatori: «Non so nulla di quelle faide». Più volte aveva chiesto la scarcerazione, anche per problemi di salute per i quali era in terapia in cliniche del Novarese.



Per lui, appartenente al clan Egizio, in primo grado il pm aveva addirittura chiesto l’ergastolo per concorso in omicidio, soppressione di cadavere e detenzione abusiva d’arma da fuoco, reati aggravati dalle modalità mafiosa. Aveva rimediato 30 anni. Pochi giorni fa il colpo di scena in Appello: ha ammesso l’agguato del 12 agosto 2002 in cui perse la vita Domenico De Luca, persona di fiducia del clan Tortora. La vittima, conosciuto come «mimmilluccio o’cur», fu oggetto prima di un tentativo di strangolamento, poi ferita a morte con un colpo di pistola e portata nelle campagne al confine con Afragola, sempre nel Napoletano, dove fu bruciata. Per l’accusa, Gallo, che abitava già a Borgomanero e quindi era andato in Campania per commettere il delitto, avrebbe tenuto fermo De Luca e altri avrebbero sparato. Gli agguati erano legati al dominio sui business della droga e delle estorsioni.



Fonte: La Stampa

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