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venerdì, Aprile 19, 2024
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DALLE RISATE ALLA RISSA. MISENO, IL RACCONTO DI UNA NOTTE DI FOLLIA

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È l’una passata e sulla spiaggia di Miseno si festeggiano compleanni ed onomastici in un unico mega falò che abbraccia centinaia di ragazzi allegri e brilli in un’atmosfera di felice baldoria. Ci sono i percussionisti che danno il ritmo giusto alla notte e c’è l’alcool che, tra urla e gioia, si miscela in un mix forte e disordinato. Tanti i falò ma uno solo il corpo danzante, una sola l’anima urlante, uno solo lo spirito: “divertirsi e far divertire”.
C’è chi, sprezzante del freddo e del mare agitato, si tuffa in acqua, altri che si appartano e si concedono all’amore di una notte fuori dal comune. Gruppi di ragazzi che intonato l’inno dei mondiali, il famoso: po-porompo-po-po, canzone dei “white stripes” diventata ormai un tormentone e che ci ha portati sulla vetta del mondo calcistico. Ma, come in ogni storia bella, c’è una piaga che si insinua e che si manifesta nel peggiore dei modi.
Saranno una decina, forse una quindicina, in mezzo a centinaia. Sono con lo slip o con uno sfavillante costume nero con fiori arancioni (con palese sprezzo del buongusto), si insinuano nel gruppo più vivace e bordellaro della comitiva. Pretendono di bere e di toccare il sedere alle ragazze. Cominciano a volare le parole grosse, ed il passo dalle parole alle mani, per chi le parole non sa cosa sono, è davvero breve. Vola il primo ceffone, e volano i primi calci. Un attimo, un secondo e a volare sono i pugni.
Il tempo di nascondere le bottiglie di vetro per evitare disastri. Il tempo di difendere un amico inerme, mentre circondato da dieci animali da spiaggia notturna viene percosso e malmenato. Il tempo di vedere, con la coda dell’occhio, un torcia alla citronella sollevata da uno degli energumeni violenti, quelle torce usate per le zanzare, quelle con lo stelo rigido di bambù ed il serbatoio in sommita di metallo. Il tempo di vedere la torcia scaraventata, con follia omicida, sulla testa di uno dei gioiosi abitanti dell’allegro falò. Il tempo di sentirlo urlare dal dolore. Il tempo di soccorrerlo. Il tempo di vederlo svenite. Il tempo di toccargli la testa e di sentire solo l’umido della citronella e niente traccia di sangue, Dio ti ringrazio.
Dopo il susseguirsi di questi interminabili istanti, il gruppo dei fanatici assassini, si lascia assorbire dalla densità della notta e sparisce.
Arrivano prima due della security di un vicino locale, poi dua ambulanze ed una pattuglia della polizia. Per fortuna per l’amico colpito alla testa solo una forte contusione ma, purtoppo, degli aggressori non c’è traccia. I ragazzi del falò sono ammutoliti: la festa è finita e la colpa è di dieci stupidi idioti, figli della nostra stessa terra, che con la loro pochezza hanno distrutto una armonia meravigliosa. La gente sfolla e lascia la spiaggia al mare e ad una notte piena di amarezza.

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