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sabato, Luglio 5, 2025
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OCCHIO SUL QUARTIERE

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Ed eccoci nuovamente ritrovati, dopo le vacanze estive, nella nostra cara pagina di storia e attualità, per andare a scoprire insieme le particolarità dei quartieri che ci circondano e che fanno da sempre da sfondo alla nostra vita. Questa volta abbiamo pensato di proporvi un’altra interessante parte di Qualiano, ovvero la zona compresa tra
VIA PAPA GIVANNI XXIII, G. OBERDAN E POZZOLOANIELLO

I nostri nonni ricordano…
Quant’è bello osservare le persone anziane a noi care mentre, con gli occhi persi nel tempo, ci raccontano della loro vita passata, spesso trascorsa negli stessi luoghi in cui siamo soliti essere noi, ma che loro a poco a poco hanno visto cambiare, divenire sempre più comodi e trafficati.
Ci raccontano di quando, al posto dei numerosi palazzi che ora occupano tanto spazio, non vi era altro che una grande distesa di terreno e qualche abitazione che spuntava ogni tanto tra le verdi coltivazioni. L’aria era pulita, aveva il sapore dell’erba che circondava ogni cosa. I più anziani ricordano di quando una casa era formata solamente da una camera e da un piccolo cucinino, quando non c’era gas, luce, acqua, tempi in cui la vita bisognava inventarsela sul serio. Pian piano, poi, si sono aggiunte camere a camere, giungendo a formare quelle caratteristiche abitazioni circolari con un ampio cortile centrale. Qui vi era quasi sempre un forno che spesso diffondeva l’odore del pane fresco appena sfornato. Ogni abitazione aveva anche un piccolo recinto, dove erano tenuti polli, galline, anatre e a volte anche maiali, animali che servivano, più che allo sfruttamento familiare, alle vendite nel paese. Alcuni, infatti, ricordano la signora Rosa, una donna di Villaricca che abitualmente passava con un cesto di casa in casa per comprare uova, che poi avrebbe rivenduto ad un prezzo più alto. A quei tempi non si aveva l’opportunità di consumare chissà quali pranzi, si mangiava poco, con ciò che offriva la terra e che festa quando alla domenica si mangiava della carne!
I sacrifici erano tanti, poche le comodità, ma nell’aria regnava serenità e la vita trascorreva tranquilla e felice, apprezzando ciò che di bello essa sapeva regalare.

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In campagna…lavoro e soddisfazione!
Non vi è anziano che non ricordi le fatiche lavorative svolte in campagna, in inverno ed estate a seconda dei frutti da raccogliere e alcuni saprebbero addirittura descrivere tutti i procedimenti che al tempo conoscevano a memoria.
Di solito si alzavano verso le 6:30 del mattino, per arrivare mezz’ora dopo sul lavoro, dove ognuno svolgeva un determinato compito in base al sesso e all’età. Le donne si occupavano della maturazione e conservazione dei frutti raccolti dalle piante dagli uomini, a cui erano riservati i lavori più duri. Dalle mele alle pesche, dalle albicocche alle noci, dalla semina alla raccolta, tutti si davano da fare per raggiungere il massimo risultato per la ditta per la quale lavoravano, che in seguito vendeva i prodotti e pagava i lavoratori.
Molti ricordano di come gli uomini dimenavano, con un’asta di legno lunga sette-otto metri detto “’o friono”, i rami dei noci per farne cadere i frutti, che poi le donne raccoglievano in grosse cesta, sgusciandole e mettendole ad essiccare sui tetti, di quando venivano aperte le pesche, tolto l’osso e mescolate in larghe botti di legno cilindriche con dell’acido particolare, fino a venderle come pesche sciroppate. Sicuramente ricordano delle lunghe distese di mele che di tanto in tanto venivano girate per la maturazione e di certo non hanno dimenticato, soprattutto quelle che negli anni ’40, 50’ erano ragazze, le lunghe chiacchierate per la via del ritorno, che ne raddoppiavano la durata e la rendevano allegra e spensierata. Nonostante la stanchezza si rideva e ci si raccontava le proprie vicende personali, ironizzando sulle difficoltà che giornalmente si incontravano, si spettegolava affettuosamente e così nessuno, a fine giornata, veniva sopraffatto dalle pesanti fatiche o dal poco mangiare, ma si ricaricava lo spirito per ricominciare al meglio il giorno successivo.

I prati…paradiso dei bambini
Un’enorme pezzo di terra verde sormontato solo dalla volta del cielo, corse, giochi, nascondini, allegria… era la vita dei bambini che abitavano queste zone. I campi sembravano essere fatti per loro, per le loro risate, che fino a sera echeggiavano nell’aria.
Tante volte abbiamo sentito parlare i nostri genitori dei loro tempi, ma questa è senz’altro la parte che preferiscono maggiormente e che quando si incontrano, con un po’ di malinconia, amano ripercorrere con la mente.
Tanti ricordi restano impressi, come quello della zia Luigiella, una simpatica vecchiarella che ne passò tante, vedendo, calpestata per i giochi, l’aia antistante la grande masseria che possedeva; come di quando i genitori accorrevano preoccupati, mentre saltavano sullo strato di ferro che sormontava un pozzo che lì si trovava, che tutte le volte per poco non si sfasciava.
Qualcuno gusta ancora col pensiero il pane con l’olio o con lo zucchero, che ogni pomeriggio le mamme portavano loro nei campi per merenda.
Le giornate trascorrevano all’aperto, ma quando nell’aria cominciava a sentirsi l’allora inconfondibile voce del televisore di quei pochissimi compagni che già l’avevano, tutti vi si riunivano, per tornare definitivamente dai giochi con l’inizio del tanto amato Carosello, un programma di pubblicità simili a cortometraggi, di cui qualcuno, a volte, canticchia ancora la sigla.
Insomma, tra le difficoltà l’infanzia trascorreva tranquilla e ricca di divertimento, all’insegna dell’affetto e dell’amicizia, che tutt’oggi lega i vecchi compagni di giochi.

Un occhio sul presente
Come sempre il tempo passa, i luoghi cambiano e con essi affiorano nuove situazioni, diverse realtà e attualmente vi sono problemi di varia natura, anche più volte reclamati.
Tra questi, abbastanza rilevante è il pessimo stato della strada dissestata che conduce per via Pozzoloaniello, antistante la succursale della scuola Media Salvatore di Giacomo, che oltretutto ha varie volte subito atti vandalici. La condizione della strada è stata giustificata dicendo che in parte appartiene al Comune di Giugliano, ma a quanto pare sono solo i terreni al di là della via ad appartenere al suddetto comune.
Altro punto da affrontare è il parcheggio selvaggio, motivato in parte dalla ristrettezza degli spazi, che rallenta di molto il traffico, soprattutto quando circolano grandi autovetture. Purtroppo il problema è aggravato dal mancato rispetto, da parte degli automobilisti, per i divieti d’accesso, che consentono il passaggio solo ai residenti.
Problema ben più grave è l’inefficienza della fogna in via G.Oberdan, che, nonostante i vari lavori e sopralluoghi effettuati nel tempo, circa da due anni provoca l’allagamento della via, in seguito a giornate piovose.
Naturalmente speriamo in futuri interventi quanto più vicini, affinché possiamo mantenere al meglio uno dei tanti quartieri che ci ha visto nascere e crescere.
Angela Patrì

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