I dirigenti dell’Area Marina Protetta del parco sommerso della Gaiola, a Napoli, avvertono sui pericoli di un progetto per la riqualificazione di Bagnoli. Questo progetto prevede di raddoppiare un collettore che scarica in mare acque nere e piovane.
“Basta fogne nel mare di Napoli” Diverse associazioni e realtà del territorio, dalla Csi Gaiola Onlus a Marevivo, da Legambiente al WWF, solo per citarne alcune, hanno tenuto nella mattinata di domenica un corteo da via Cattolica sino alla spiaggia dell’arena Sant’Antonio per dire N/no al raddoppio degli scarichi come prevede il Programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana di Bagnoli (Praru). “Invitalia e il Comune ci ripensino ed evitino questo scempio”, l’appello lanciato dagli attivisti.
Il progetto della Gaiola
La Gaiola è considerata un’importante area naturale per la costa napoletana e i dirigenti insistono sulla necessità di proteggere ciò che resta nei fondali. Sono rimasti sorpresi, poiché credevano che il progetto inizialmente errato sarebbe stato abbandonato ricorrendo ad un minimo uso del buon senso. A Napoli, le forti piogge causano il problema delle fogne che si sovraccaricano, portando a scarichi non trattati direttamente in mare. Questo avviene soprattutto tra Nisida e l’Area marina protetta di Gaiola, un’area ecologicamente e storicamente importante, contribuendo alla contaminazione costiera. Le associazioni ambientaliste chiedono una soluzione per evitare questi scarichi. Tuttavia, il governo ha deciso di raddoppiare gli scarichi, approvando un piano che potrebbe iniziare nel 2025, nonostante i rischi per l’ecosistema e il turismo.
La protesta contro l’inquinamento
Una petizione con quasi 10.000 firme è stata lanciata per bloccare il progetto, supportata anche da famosi attori e artisti. I problemi risiedono nel fatto che esiste già uno scarico che serve un’ampia area della città e che fu costruito senza considerare l’importanza dell’area protetta. Attualmente, gli scarichi delle fogne raggiungono già 100 metri cubi al secondo durante le piogge, e il raddoppio potrebbe arrivare a 206 metri cubi, aggiungendo ulteriori sostanze inquinanti. Le associazioni sostengono che questa decisione porterà a un grave danno ambientale, minacciando la biodiversità e le attività economiche locali, come la pesca e il turismo. Secondo gli esperti, il raddoppio degli scarichi potrebbe annientare i progressi fatti negli ultimi due decenni nella conservazione dell’area. Marevivo, un’associazione in prima linea per salvaguardare l’area, spiega che ci si trova di fronte a una lotta per proteggere un luogo unico, sottolineando l’importanza delle leggi europee e nazionali per la tutela ambientale.