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domenica, Giugno 30, 2024
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Da figlio del boss di camorra a trans, la storia di Daniela Lourdes Falanga

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Daniela Lourdes Falanga, è la prima donna transessuale ad essere impegnata nella direzione di alcune iniziative finalizzate all’inclusione nella società dei membri Lgbti, ancora oggi vittime di discriminazioni. Originaria di Torre Annunziata, ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza molto difficili a causa di alcune situazioni familiari che incidevano in modo ancor più cospicuo sulle sue problematiche di accettazione.

Un percorso difficile  

Conteggiare le indefinite disavventure, umiliazioni e difficoltà che Daniela ha dovuto affrontare nel corso della sua crescita sarebbe impossibile. Tutto è iniziato quando ancora si chiamava Raffaele ed era il primo figlio maschio di un boss della camorra. Le problematiche iniziali di cui risentì furono l’abbandono della madre, con la quale viveva, da parte del padre. Dovette fronteggiare crudeli discriminazioni capeggiate da un senso di odio e rifiuto nei confronti di chi si mostrava diverso rispetto gli schemi consuetudinari della società. Fu costantemente vittima di pressioni e aspettative. L’eredità dell’intera famiglia sarebbe spettata a lui, che inoltre avrebbe dovuto dirigere con il passare del tempo il clan di camorra. Anche la madre, influenzata in modo incondizionato da quell’ambiente, circoscriveva una gabbia sempre più alta attorno al figlio.

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‘Il figlio del boss’: preda di bullismo e discriminazioni

“Mia mamma mi terrorizzava, per mio padre ero come un oggetto inanimato, neanche mi vedeva”. Queste le parole agghiaccianti pronunciate da Daniela Lourdes Falanga. Da ciò è naturale evincere come la solitudine che avvertiva diveniva con il tempo un’ arma sempre più logorante. Tale mancanza d’affetto iniziava ad essere elemento visibile per gli altri. A scuola infatti era continuamente schernito e deriso. La società si dimostrava omologata solo rispetto specifiche tematiche, quelle più convenienti, nessuno infatti mostrava rispetto per quello che veniva definito ‘il figlio del boss’. Discriminazioni più radicali tramutarono in risentimenti intrisi di odio e bullismo. Quelli furono gli anni più deprimenti finché uno spiraglio di luce non invase la prospettiva di Raffaele che ormai era vincolata da insipidi schermi monocromi. Il cambiamento subentrò in seguito alla visione di un programma televisivo dove la cantante transessuale Eva Robin’s si definì ‘donna transessuale non ermafrodito’. Da quel momento in poi iniziò un percorso diretto alla felicità.

Una serenità riconquistata nel corso degli anni

Dopo aver fronteggiato interminabili sfide e ingiurie mosse dalla sua stessa famiglia contraria alle decisioni di transizione del sesso, Raffaele ha raggiunto il suo obiettivo. Anche durante quel percorso così delicato, però, ha dovuto convivere con numerose paure e preoccupazioni che è riuscita ad allentare grazie alla profonda fede religiosa nutrita. Non a caso il nome che ha scelto ha delle chiare correlazioni al mondo sacro. Daniela significa infatti ‘giudicata dal Signore’ mente Lourdes si riferiva alla Madonna del Rosario alla quale rivolse le sue preghiere quando dopo l’intervento riscontrò delle complicazioni. Oggi si sente finalmente bene con se stessa e a poco a poco sta tentando i divulgare mediante delle attività concrete dei messaggi importanti. In veste di attivista Lgbti grazie alle numerose iniziative promosse ha come intento principale quello di aiutare tutte le persone che come lei hanno dovuto vivere dissidi interiori simili.

Un lieto fine inaspettato: dopo 25 anni Daniela incontra il padre

I suoi numerosi impegni da attivista spesso l’hanno portata a visitare numerosi contesti. Negli ultimi tempi uno degli incontri che aveva prefissato la portano ad incontrare il padre, oggi condannato all’ergastolo e recluso nel carcere di Rebibbia, in una scuola di Napoli dove si teneva un’iniziativa contro violenza di genere e transomofobia. Daniela era lì come relatrice e presidente di Arcigay Napoli, mentre il padre era ospite insieme ad altri detenuti al fine di esporre una rappresentazione contro tali discriminazioni. Il caso vuole che si siedano vicino e si riconoscano. Daniela in quella situazione così inaspettata, non riesce a trattenete le lacrime mentre racconta per la prima volta di tutti quei disagi e malesseri provenienti dal desiderio di avere un corpo diverso. Il padre si commuove a sua volta per aver ascoltato dei frammenti di realtà che non aveva vissuto mediante gli occhi di quel bambino che invece aveva abbandonato e disprezzato senza mai conoscere veramente. Dopo essersi reciprocamente raccontati ed ascoltati i due si abbracciano, dissolvendo in questo gesto sentito anni di lontananza e incomprensioni.

 

 

 

 

 

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