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venerdì, Aprile 26, 2024
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«Dietro l’agguato a Bara c’era Genidoni», le confessioni del pentito che inguaiano Antonio ‘e Marano

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Ben prima di trovare la morte il 30 dicembre del 2012 Francesco Bara ‘mecchei’, ‘rappresentante’ dei Lo Russo prima e dei Della Corte poi alla Sanità fu oggetto di un altro agguato, questa volta fallito. Un raid organizzato ed eseguito da Antonio Genidoni: questo almeno quanto riferito ai magistrati da Alfredo Sartore, collaboratore di giustizia molto addentrato nel contesto criminale della Sanità.

«Genidoni era molto legato a Francesco Bara, che di me aveva forte considerazione. La Spina aveva una fiorente piazza di droga nella zona della Sanità; il Genidoni, in ragione del rapporto di confidenza e stima nei miei confronti, mi chiese se volessi partecipare all’agguato a Francesco Bara, che non era ritenuto più in grado di guidare adeguatamente il gruppo, e da sempre considerato un “intruso” , essendo di Marianella e non del quartiere. Dietro tale progetto vi era comunque il desiderio di Antonio Genidoni di assumere la guida del gruppo alla “Sanità”. Lo stesso mi disse che il progetto era anche sostenuto da qualche amico di Pierino Esposito, che una volta uscito dal carcere, avrebbe potuto condividere la guida delle attività illecite. Dopo qualche giorno Antonio mi chiese di accompagnarlo a casa di tale “Giovanni il porco” del gruppo Abbinante di Secondigliano; Genidoni si appartò con tale Giovanni e mi riferì di aver parlato anche con lui di questa questione, ricevendone appoggio. L’agguato doveva essere realizzato subito dopo Pasqua del 2011; il gruppo di fioco era costituito da Antonio Genidoni, che avrebbe sparato, e da Spina Francesco, nipote di Dora Spina che avrebbe condotto il motorino a bordo del quale sarebbe stata compiuta l’azione. Del gruppo avrebbero fatto pane anche tali Daniele e Massimone entrambi di via Miracoli, con compiti di supporto logistico».

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Sartore parla poi delle modalità organizzative dell’agguato e di come questo sia poi fallito raccontando anche che Genidoni, su cui erano caduti i sospetti, alla fine negò di aver preso parte a quel raid:«Bara si accorse dell’imminente agguato, e dopo aver subito il primo colpo, riuscì ad intraprendere una colluttazione con Genidoni che continuava a sparargli anche mentre era a temi, colpendolo alla testa ed al braccio. Il Bara comunque lo stesso riuscì ad alzarsi e fu accompagnato in ospedale da un ragazzo su un motorino che ivi transitava. Lo Spina ed il Genidoni erano travisati con caschi integrali, ed erano convinti di essere riusciti ad ammazzarlo. Nei giorni successivi, non sapendo se il Bara avesse potuto riconoscere gli esecutori dell’azione, ed avendo avuto accordi con Antonio Genidoni che se non mi venuto a cercar il fratello Ciro non avrei dovuto allontanarmi dalla mia abitazione, rimasi in casa. Dopo qualche giorno, vedendo Francesco Spina in strada, lo raggiunsi ed andai anch’io a casa di Antonio Genidoni, che mi assicurò che Bara non aveva identificato gli aggressori. Per un po’ di tempo Il Bara non scese in strada, fino a che dopo un pò di tempo vi ritornò ad intermittenza, facendosi accompagnare e scortare da tale Ciro Lepre. Dopo un po’ di tempo quest’ultimo, antico del patrigno del Genidoni, sollecitò un chiarimento tra le parti in ragioni delle voci che iniziavano a circolare; effettivamente ci fu un chiarimento nel corso del quale tuttavia il Genidoni escluse categoricamente di essere responsabile dell ‘agguato, e così si ricostituirono i rapporti con Bara».

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