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sabato, Aprile 27, 2024
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Rapina milionaria a Milano, scarcerazione componente della banda del buco di Giugliano

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Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli (Presidente Elvira Castelluzzo, magistrato a latere Dott.ssa Valeria Beneduce) accogliendo l’istanza degli avvocati Domenico Dello Iacono e Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, ha concesso a Moio Antonio, napoletano classe ’89, l’affidamento in prova ai servizi sociali, concedendogli di lavorare presso un’attività commerciale di Villaricca e di pernottare presso la sua abitazione di Giugliano.
Moio Antonio era stato condannato a 4 anni e 5 mesi di reclusione per rapina aggravata e resistenza a Pubblico Ufficiale, per una rapina milionaria commessa nel 2020 ai danni di una banca di Milano, con la tecnica del buco.

Il fatto

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Si è concluso il processo di appello per la gang che aveva rapinato – nel novembre del 2020 – la filiale milanese del Credit Agricole di piazza Ascoli.

I malviventi erano riusciti a scappare attraverso le fognature portando via  un bottino da un milione di euro. I sette imputati, che in primo grado avevano scelto il rito abbreviato celebrato davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Milano, avevano presentato appello.

La terza sezione penale della Corte di appello di Milano ha condannato Giuseppe Veneziano a 3 anni e 10 mesi (in primo grado 4 anni e 8 mesi), difeso dall’avvocato Luigi Poziello; Antonio Moio a 4 anni e 5 mesi (in primo grado 5 anni e 4 mesi) difeso dall’avvocato Luigi Poziello; Aniello Felaco a 6 anni (in primo grado 7 anni), difeso dall’avvocato Bruno Cervone; Salvatore Picillo a 3 anni (in primo 3 anni e 6 mesi, con il ruolo di “palo”); Francesco Tammaro a 5 anni e 4 mesi (in primo grado 6 anni e 4 mesi) difeso dagli avvocati Marco Perfetto e Gaetano Pecorella; Biagio Tammaro a 5 anni (in primo grado 6 anni) difeso dall’avvocato Andrea Mingione e Salvatore Ippolito a anni 4 mesi 1 (in primo grado 5 anni e 4 mesi), difeso dall’avvocato Marco Maresca. Per un ottavo uomo, Ciccarelli Antonio, di Giugliano, si sta invece procedendo con il rito ordinario.

Da quando sono entrati in azione a quando sono tornati nel covo, con un bottino di oltre un milione di euro, non hanno praticamente mai visto la luce del sole. Sono passati da cunicoli nei muri, fogne e pavimenti per colpire e sparire. Un colpo da maestri, da veri professionisti, praticamente senza errori. Ma purtroppo per loro, per dirla con le parole del magistrato che ha coordinato le indagini, “la polizia è stata più brava di loro” e Sim dopo Sim, targa dopo targa, ha messo insieme le tessere di un puzzle che assomiglia a un romanzo poliziesco e che ha fatto finire nei guai la “banda del buco”.

Sette uomini – tutti cittadini italiani residenti a Napoli e tutti con precedenti – sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di rapina in concorso perché ritenuti responsabili del colpo messo a segno il 3 novembre scorso alla “Crédit Agricole” di piazza Ascoli a Milano. Quel giorno, all’orario dell’apertura della filiale, sei uomini avevano fatto irruzione nella banca e avevano preso in ostaggio il direttore e una dipendente, mentre un’altra era fuggita ed era riuscita a dare l’allarme. Quando sul posto era arrivata la polizia, avvisata proprio dalla donna, i banditi avevano mostrato dalla vetrata il direttore con una pistola puntata alla testa per scoraggiare un possibile intervento degli agenti.

Quindi, dopo qualche minuto, avevano aperto gli estintori creando una enorme nube di fumo bianco ed erano spariti così come erano arrivati: dalle fogne. Nei momenti immediatamente successivi al colpo, i poliziotti avevano anche provato a inseguirli passando nel sottosuolo del capoluogo, ma l’impresa era immediatamente fallita e i rapinatori avevano fatto perdere le proprie tracce con il contenuto di alcune cassette di sicurezza, per un bottino di oltre un milione di euro.
A quel punto, gli agenti della sezione anti rapine della squadra mobile, guidati da Marco Calì e Francesco Giustolisi, hanno cominciato a dare la caccia ai banditi. La prima svolta nell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Laura Pedio e dai sostituti Maria Cristina Ria e Rosaria Stagnaro, è arrivata quando sono state individuate due schede telefoniche potenzialmente buone. Gli investigatori hanno così capito che una risultava attiva all’interno della banca – e infatti nei filmati si vede uno dei rapinatori con una cuffia – mentre un’altra agganciava celle telefoniche diverse lungo viale Abruzzi.

Da lì i poliziotti hanno capito che un uomo della banda era in auto a poca distanza dalla filiale, a controllare l’eventuale presenza di forze dell’ordine, e sono risaliti a una Renault Modus. Continuando a mettere insieme pezzo dopo pezzo tutti gli indizi, gli agenti sono giunti a quattro appartamenti che i rapinatori – tutti residenti tra Sant’Antimo, Giugliano e Villaricca – avevano preso in affitto a Milano: uno in via Brioschi, uno in via Washington, uno in via Torricelli e uno in via Montepulciano.
Proprio con Montepulciano gli investigatori hanno fatto “bingo”. Gli agenti hanno così scoperto che quello era il covo della banda, che da lì – attraverso un buco nel muro – aveva raggiunto i condotti fognari per poi sbucare in una stanza attaccata al caveau della “Crédit Agricole”. Lì, armi in pugno,  quattro con delle maschere bianche e due – i capi – con delle maschere da teatro erano entrati in azione e avevano svaligiato la banca prima di far ritorno nel covo senza mai uscire in strada.
E mentre la mattina della rapina gli agenti li cercavano, loro erano lì a ricostruire il muro dell’appartamento evitando così, tra l’altro, di incappare in potenziali posti di blocco degli agenti e rimandando la fuga da Milano soltanto al 6 novembre. Una fuga che però è finita martedì, quando i poliziotti sono entrati nel covo milanese – dove hanno trovato attrezzi da muratore e luci per illuminare il tunnel – e sono andati a Napoli ad arrestare tutta la banda, in cui ci sono anche due fratelli e due cognati.

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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