Riusciva a gestire il suo potere criminale dal carcere Giuseppe Misceo grazie alle telefonate. L’indagine della Dda di Bari ha messo in evidenza la capacità del boss di sviluppare dal penitenziario napoletano lo stabile canale di collegamento endo-associativo, finalizzato alla gestione della cassa comune, all’assistenza economica degli affiliati detenuti, all’attuazione degli scopi associativi e alla promozione e sviluppo del traffico di droga.
Stipendi per il grado di camorra
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. del Tribunale barese (allo stato, fatta
salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) gli approfondimenti
investigativi svolti avrebbero consentito di dimostrare come l’associazione di tipo mafioso
fosse connotata da un’elevata capacità organizzativa e dotata di una rilevante disponibilità
di armi, mezzi finanziari e strumentali, disponendo di una “cassa comune” e di una vera e
propria “contabilità d’impresa”.
L’organizzazione avrebbe garantito l’assistenza legale e il mantenimento degli affiliati arrestati, a favore dei quali venivano destinate mesate che variavano in ragione del “grado di camorra”, oscillando dai 500 ai 1.500 euro al mese. Al riguardo, si sottolinea la capacità di riorganizzazione degli indagati, pur a fronte di plurimi interventi repressivi delle forze dell’ordine.
Gli arresti nel blitz della Dda di Bari
I finanzieri del Comando Provinciale di Bari – con il supporto del locale Reparto Operativo
Aeronavale e del Gruppo Pronto Impiego per assicurare un’adeguata cornice di sicurezza –
stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale barese su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, applicativa di misure cautelari personali in
carcere nei confronti di 22 soggetti (alcuni dei quali già detenuti per altra causa) residenti
nella provincia di Bari (per 4 dei quali l’attività avverrà a cura dell’Arma dei Carabinieri per le ragioni che verranno di seguito esposte).
A tutti gli indagati (complessivamente 69) vengono contestati 67 capi di imputazione,
segnatamente: 1 associazione mafiosa (a carico di 18 indagati); 2 associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti (una a carico di 31 indagati, l’altra a carico di 14 indagati.
Due tentati omicidi, di cui 1 duplice (a carico di 13 indagati). Quarantotto i delitti in tema di stupefacenti a carico di 42 indagati. Due delitti in materia di armi (a carico di 8 indagati). Nove delitti di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti (a carico di 11 indagati). Due delitti vari di trasferimento fraudolento di valori (a carico di 4 indagati); 1 delitto di resistenza a pubblico ufficiale (a carico di 1 indagato).