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sabato, Aprile 27, 2024
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Traffico di droga dal Perù, scarcerato Criscuolo: voleva ‘pittare’ Napoli di bianco

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Una scarcerazione che ha del clamoroso. Quella del narcos di Capodimonte Vincenzo Criscuolo ossia colui che voleva ‘pittare Napoli di bianco’. È questa la decisione presa dal tribunale di Napoli nei confronti dell’uomo conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di ‘o chipep. Decisione subordinata al fatto che il domicilio coatto dovrà stabilirsi in una località fuori dalla Campania. Ad ottenere tale risultato l’abile lavoro del legale di Criscuolo, l’avvocato Domenico Dello Iacono, che è riuscito ad ottenere un’attenuazione della misura cautelare per il suo assistito.

Criscuolo balzò all’onore delle cronache nel 2021 quando ideò un astuto modo per introdurre in Italia la cocaina, ossia grazie ad un processo chimico con cui riusciva a trasformare il narcotico da solido a liquido e con esso impregnava dei capi di abbigliamento che venivano poi importati in Italia come se fossero normale vestiario indossato da quelli che nelle conversazioni definiva “i muli”. Con il sistema così congenital in pratica i corrieri, giunti in Italia, si “svestivano” e con un procedimento chimico inverso lo stupefacente veniva riportato allo stato solido e destinato ad alimentare le piazze di spaccio napoletane.

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LE ACCUSE AL CAPO DEI NARCOS

Con queste accuse in primo grado, stante il ruolo di capo promotore che gli veniva attribuito dalla Dda partenopea nell’ambito di un’organizzazione criminale transnazionale, aggravata anche dall’uso delle armi la cui disponibilità in gran numero pure emerse dalle indagini , Criscuolo aveva rimediato una condanna a 20 anni di reclusione, sentenza severa proprio in ragione dell’innegabile ruolo apicale che gli veniva riconosciuto dalla Procura. Ieri invece, grazie alla strategia messa in campo da Dello Iacono, con una ordinanza emessa della sezione feriale del tribunale di Napoli gli sono stati riconosciuti gli arresti domiciliari fuori regione.

Un risultato assolutamente sorprendente in considerazione del ruolo dirigenziale rivestito da Criscuolo nell’organizzazione in cui era ritenuto a capo. In si tesi la strategia difensiva è risultata vincente perché ha mirato con successo a contestare tutti gli elementi di indagine dai quale si era desunto non solo il pericolo di fuga ma anche, e soprattutto, il pericolo di reiterazione dei reati, ricavabile dal complesso reticolo di contatti dei quali Criscuolo ha mostrato di godere e che gli hanno consentito di fare arrivare in città lo stupefacente chimicamente modificato.

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