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mercoledì, Giugno 26, 2024
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‘Vatican Girl’, la serie Netflix su Emanuela Orlandi chiama in causa la Chiesa

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Si chiama ‘Vatican Girl‘ la docu-serie Netflix che ripercorre tutta la storia della giovane scomparsa il giugno del 1983. Roma, per l’occasione, si tappezza del volto di Emanuela di nuovo. Era il 22 giugno del 1983, ben 39 anni fa, quando Emanuela a soli 15 anni uscì per andare a lezione di musica e non è più tornata.

22 giugno 1983 

Ancora echeggiano le voci dei telegiornali del 22 giugno 1983 che identificavano quello come uno dei giorni più caldi dell’anno. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ancora ricorda il caldo atroce che quel giorno si percepiva in Vaticano così come ricorda benissimo la sorella Emanuela che esce dal suo appartamento. Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, va verso la sua scuola di musica e si farà sentire ore dopo attraverso una telefonata. Un uomo l’ha avvicinata per chiedergli di lavorare per la ditta Avon attraverso lui, doveva semplicemente distribuire volantini del brand di cosmesi, questa la storia che la sorella di Emanuela ascolta all’altro capo del telefono dalla sua stessa bocca. La sorella consiglia ad Emanuela di lasciar perdere o comunque di tornare a casa e parlarne con la madre. Quella sarà l’ultima volta che Emanuela chiamerà casa.

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Da lì inizia la lunga, lunghissima salita di piste, telefonate ed indizi. La famiglia Orlandi, che da generazioni lavorava per il Vaticano, è stata catapultata nel caos più totale. Una normale famiglia è stata immersa in situazioni che si muovono tra terrorismo, banda della magliana ed abusi sessuali all’interno del clero. La  serie ‘Vatican Girl’ nasce proprio con lo scopo di far conoscere nel mondo i dettagli della storia di Emanuela. Non tutte le scomparse vengono raccontate nei telegiornali internazionali, ma quella di Emanuela da subito colpì i media di tutto il mondo. Il Papa aveva addirittura fatto un appello dal famosissimo balcone per ritrovarla, pochi giorni dopo, inusuale.

Le “piste” per ritrovare Emanuela 

La serie racconta in modo minuzioso tutte le piste che gli inquirenti hanno toccato dal giugno 1983. Da quella “cancellata” dell’americano a quella più plausibile dell’amante di Enrico De Pedis: Sabina Minardi. Quest’ultima era stata amante di ‘renatino’ boss della banda della magliana. Nella serie racconta di esser stata lei stessa ad ospitare Emanuela i primi giorni della scomparsa e di averla accompagnata poi in un’altra destinazione. “E’ tutto un gioco di potere” così, spiega la Minardi, Renatino De Pedis le aveva risposto quando lei espose dubbi sul sequestro della giovane. Tra le varie piste ed interviste compare anche la toccante confessione, in anonimo, di un’amica di Emanuela. La donna racconta come pochi giorni prima della sparizione Emanuela la chiamò per confessarle un segreto di cui si vergognava molto. Nei giardini vaticani era stata infastidita da un prete molto vicino a Papa, e la sua amichetta era l’unica persona a cui lo aveva confessato.

“La speranza di trovare Emanuela non muore mai”

La storia di Emanuela è una storia lunghissima, ricca di speranza e disdette. Tante sono state le storie raccontate, tanti i falsi smentiti. Quello che è certo è che la storia della giovane Emanuela tocca i cuori di tutti. Una ragazzina nel bel mezzo di qualcosa di molto più grande di lei. Pietro Orlandi non ha mai perso la speranza e si dice contento che la serie Vatican Girl sia uscita, in più lingue. “Per noi famigliari qualunque iniziativa che coinvolga Emanuela è positiva, perché tenere alta l’attenzione mediatica è la cosa più importante: non bisogna dimenticare se si vuole arrivare alla verità. Non smetterò mai di cercarla“.

La docu/serie ha riportato l’attenzione di tutti sul caso Orlandi ne fanno da emblema i manifesti per Roma. Giorni dopo l’uscita del documentario Roma si è infatti ritappezzata del volto di Emanuela. Come nel 1983, con la stessa foto, Roma cerca ancora Emanuela. Questa volta però sui manifesti sono comparse delle domande sulla sua scomparsa. A “firmare” il manifesto la toccante frase di Pietro Orlandi: “Non smetterò mai di cercare mia sorella“.

Rivedere i manifesti di Emanuela in città per me è stata una gioia mi piace pensare che le persone che hanno rivisto per Roma il suo volto hanno ripensato a lei e si sono ricordati di quanto è successo e che i giovani trovandoseli davanti all’uscita di casa possano percepire l’aria che si respirava quei giorni in cui sono comparsi per la prima volta“. “È stato come tornare indietro nel tempo, dal documentario è emerso anche ciò che può passare una famiglia quando subisce un fatto del genereconclude Pietro.

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