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domenica, Giugno 16, 2024
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Caivano, ucciso boss della camorra

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La vittima era sulla sua auto



Inseguito, tamponato, bloccato e poi giustiziato con una cinquantina di colpi di lupara e pistole. I killer di una camorra sempre più brutale alzano il tiro e uccidono Giuseppe Di Micco, 52 anni, di Caivano, boss reggente del clan Marino e forse in procinto di seguire la strada della collaborazione con l’Antimafia già scelta da capo clan Giuseppe Marino, detto ” Peppe il biondo” il ras del Parco Verde che sta svelando i segreti di una delle cosche più potenti della Campania.
L’agguato all’alba di ieri. Nella foschia delle campagne di Pascarola, la Fiat Punto sulla quale viaggiava Giuseppe Di Micco è finita nel mirino dei killer, forse a bordo di moto. Il boss si è immediatamente accorto si essere finito in una trappola mortale e, giunto in via Lutrario, ha accelerato al massimo cercando di distanziare gli inseguitori. Non ce l’ha fatta.È stato raggiunto in via Semonella, la strada principale di Pascarola, e i sicari hanno cominciato a sparare.
Le rose dei pallettoni hanno sfondato il lunotto posteriore raggiungendo alla schiena Giuseppe Di Micco, che ha perso il controllo dall’auto che poi è finita contro una cancellata, demolendola. Poi la Punto priva di controllo e bersaglio di un vero e proprio uragano di pallettoni si è fermata leggermente di sbieco alla strada, bloccata dal marciapiede. I killer, almeno tre sono balzati a terra, hanno circondato l’auto, e si sono messi a sparare. Giuseppe Di Micco è stato colpito decine di volte, ma di striscio. Uno degli assassini si è avvicinato, ha aperto lo sportello giusto il tempo di osservare Giuseppe Di Micco mettersi le mani sul volto per non vedere in faccia la morte e poi ha fatto fuoco esplodendo sei colpi. Quattro al cuore e due alla testa. I killer sono scomparsi nella foschia, lasciandosi alle spalle un cadavere e nessuna traccia. Sul posto gli agenti del commissariato di Afragola e i poliziotti della squadra mobile di Napoli. Gli investigatori hanno recuperato decine di proiettili calibro nove e numerosissime cartucce calibro 12, caricate a pallettoni.
Giuseppe Di Micco era un personaggio di rispetto a Caivano. Attuale numero uno del clan Marino, da qualche mese, da quando cioè il suo capo clan aveva scelto di collaborare con la giustizia e da quando il genero Domenico Amore era sfuggito ad un agguato, si era fatto più cauto. Non dormiva più nella sua abitazione di via Atellana e cambiava rifugio ogni notte. Radio piazza lo aveva indicato come un futuro collaboratore di giustizia e questo potrebbe aver segnato la sua sorte. Un’altra pista battuta dagli inquirenti è quella di uno sgarro commesso nello spietato mondo di chi gestisce il milionario affare del cavallo di ritorno. Non è escluso nemmeno che Di Micco abbia pagato con la vita l’inizio di una faida che vedeva contrapposto il suo gruppo contro una cosca emergente di Caivano.



MARCO DI CATERINO – IL MATTINO 25 APRILE 2003

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