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SCRIVE SUL WEB: “MI UCCIDO”, SALVATA IN EXTREMIS

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di ROSARIA CAPACCHIONE



AVERSA (CE) – Un amore nato sul web. Una delusione arrivata dalla Rete. E la morte, minacciata davanti alla telecamera del computer, dopo aver inviato a lui e agli amici delle stanze virtuali l’ultimo messaggio. «Torna o mi ammazzo», aveva scritto Matilde. Poi ha ingoiato un pugno di pasticche senza staccare gli occhi dal monitor. E c’erano centinaia di altri occhi che in quel momento la guardavano, gli occhi del popolo della Rete lontano mille miglia dall’appartamento di via Bixio, nel centro di Aversa, dove Matilde consumava il suo dramma d’amore. L’ha salvata un carabiniere di Ortanova, provincia di Foggia, che ha appreso dalla chat del tentativo di suicidio in diretta. Un amico l’ha avvertito, anche lui si è collegato con Matilde, è entrato nella sua «stanza», l’ha convinta ad accendere di nuovo la webcam e a collegarsi con lui. E mentre le parlava, per distrarla e per capire, ha sfruttato i trucchi del mestiere: ha trovato il numero di telefonino e, da questo, l’indirizzo della donna. Poi ha avvertito la centrale operativa del gruppo carabinieri di Aversa e, attraverso la piccola telecamera, li ha visti entrare nella casa di via Bixio assieme ai medici: trafelati, dopo aver sfondato la porta, neppure sicuri di aver fatto in tempo. Matilde farfugliava, era come in trance e non li aveva neppure sentiti arrivare.
Erano da poco passate le due della scorsa notte quando il mondo di Internet si è mobilitato per strappare Matilde C., 41 anni, alla morte. Ai centralini del 112 e del 113 di mezza Italia – Roma, Milano, Novara, Torino – sono arrivate decine di segnalazioni ma il bello e il brutto della Rete è che è possibile nascondere identità e indirizzo, truccare le foto e la propria vita. E per questo è entrato in scena il carabiniere di Ortanova, Massimo Turbacci, 42 anni, avvertito da un amico: per uscire dalla finzione e trovare la donna, non un nickname. Alle tre l’intervento e il lieto fine: la donna è stata accompagnata in ospedale in stato confusionale ma, in realtà, aveva ingerito soltanto poche gocce di un ansiolitico. Le pasticche di barbiturici erano ancora sul piano di appoggio del pc, accanto al monitor, non inquadrabili dalla webcam.
Non era la prima volta che Matilde C., un’ex studentessa al liceo artistico, non sposata, che viveva ancora con la madre nella casa dei genitori, minacciava il suicidio. La sorella ricorda: «È da quando era bambina che inscenava la rappresentazione della sua morte, minacciava, ci spaventava, e poi finiva tutto lì. Sono convinta che anche la notte scorsa abbia fatto la stessa cosa: sta bene, per fortuna, non ha ingerito null’altro se non qualche goccia di calmanti ed è già tornata a casa. Ci ha fatto preoccupare e ha fatto preoccupare mia madre, che era in vacanza fuori, ma ora è tutto a posto». La giovane donna, in verità, quando si è ripresa dallo choc si è anche arrabbiata perché era stata buttata a terra la porta d’ingresso, ma poi è tornata a dormire nell’appartamento di via Bixio. È sotto osservazione da parte del servizio di assistenza socio-sanitaria dell’Asl Ce2 e dell’ospedale Moscati e di una psicologa.
Per i carabinieri, però, la storia non è ancora finita. Se l’appuntato Turbacci è diventato un eroe e una fetta di merito è andata anche ai colleghi che erano in contatto telefonico con lui e che hanno fatto irruzione nella casa di Aversa, resta ancora da ricostruire l’antefatto della minaccia telematica di suicidio di Matilde. Gli amici della Rete hanno fatto sapere che ad aggravare le sue condizioni psicologiche era stata una recente delusione d’amore. Sul web aveva conosciuto un uomo, pare di Palermo, con il quale è stato in comunicazione sulla chat per diverso tempo. Non si sa se l’amicizia virtuale fosse diventata anche concretamente qualcos’altro ma recentemente i rapporti tra i due non erano più del migliori e i messaggi di lui erano diventati aspri e scortesi. Matilde, agli investigatori, però ha detto altro: «Avevamo solo litigato, volevo spaventarlo ma non avevo nessuna intenzione di uccidermi veramente».

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IL MILITARE: «Così sono riuscito a trovare il suo indirizzo»



L’ha tenuta sveglia facendola parlare e infine l’ha convinta ad aprire la web cam. Così un carabiniere di Foggia è riuscito a individuare la donna di aversa che ha tentato il suicidio in Rete. «Stavo chattando con amici conosciuti via Internet quando è entrata una persona che chiedeva aiuto per una donna che aveva tentato di avvelenarsi per una delusione d’amore nata via Internet», ha raccontato Massimo Turbacci, 42 anni, appuntato dei carabinieri in servizio a Ortanova (Foggia), sposato e padre di due bambini. «Ho cercato di individuare la donna che si stava avvelenando, di capire chi fosse; fino a quando l’ho individuata, le ho fatto delle domande ma lei rispondeva con molta difficoltà, con frasi senza senso. Allora l’ho portata in un’altra stanza e ho cominciato a farla parlare – ha aggiunto il carabinieri – Poi, dopo una lunga insistenza mi sono fatto aprire la web cam e ho continuato a farla parlare, tenendola sveglia».
Ieri mattina l’appuntato ha raccontato le fasi del salvataggio della donna che aveva ingerito farmaci per dire addio alla vita. «Contemporaneamente – ha aggiunto Turbacci – ho cercato tra gli amici di Internet qualcuno che conoscesse il suo numero di cellulare, fino a quando ho avuto il recapito telefonico. Ho quindi avvertito la centrale operativa dei carabinieri di Foggia che si è messa in contatto con il centro Tim di Roma che in meno di mezz’ora è riuscito a risalire al possessore del cellulare e al suo indirizzo. La donna era sola in casa».
Poco tempo dopo, sempre tramite la web cam, il carabiniere ha seguito l’arrivo in diretta in casa della donna di alcuni suoi colleghi di Aversa accompagnati da paramedici. «C’è stato – ha detto soddisfatto l’appuntato – un fragoroso applauso e un’evviva da parte di tutti coloro che avevano seguito la vicenda via Internet. Per me è stato un sollievo. Non mi sento affatto un eroe, anche perchè essere a disposizione della gente fa parte del mio dovere. Ora spero di conoscere quella persona molto presto. Pure dopo questo episodio continuerò a utilizzare il computer anche per il mio lavoro».





IL MATTINO 24 AGOSTO 2003

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