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giovedì, Luglio 4, 2024
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Ruspe per la foce-pattumiera dell’Averno

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ALLARME SALUTE: S’INDAGA SULLE RESPONSABILITÀ



di PINO TAORMINA



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POZZUOLI – Ci vorranno almeno altri due giorni per ripulire la foce-pattumiera del lago d’Averno, per togliere quel «tappo» di rifiuti che impedisce il naturale ricambio delle acque. Ma almeno da ieri le ruspe sono in azione. Hanno iniziato la bonifica da dove l’allarme era, oltre che ambientale, anche sanitario. E da dove il grido di allarme era partito. A ridosso, cioè, delle abitazioni di Lucrino dove il cattivo odore ha disgustato i residenti costringendoli, per un bel pezzo di agosto, a tapparsi dentro casa.
In poche ore di attività sono stati rimossi quintali di detriti, erbacce e rifiuti di ogni genere, gettati nel letto del canale da una ditta che doveva effettuare la bonifica delle sue degradate sponde. In realtà ha combinato un bel pasticcio, stando a quanto ormai accertato dai forestali di Pozzuoli. Le conseguenze ambientali, come è noto, sono state disastrose: il canale si è ostruito, il ricambio di acque del lago si è interrotto per almeno 10 giorni e la foce si è prosciugata. Un lungo ammasso di spazzatura ha ricoperto, e ricopre ancora in parte, i quasi ottocento metri di foce che collegano l’Averno con il mare.
Una foce in secca, dove l’acqua non scorre più, in nessuna direzione. Ma è bastato sollevare quello strato di sedimenti per verificare i gradevoli benefici: la palude di acqua ha cominciato a muoversi, le correnti marine a riportare acqua all’interno. O almeno fino a dove la bonifica è arrivata.
Il dossier fotografico, i prelievi e le campionature delle acque inviate dai forestali di Pozzuoli alla Procura di Napoli dovrebbero ora inchiodare dinanzi a precise responsabilità i pirati dell’ambiente. Chiunque essi siano.
Per troppi giorni la discarica fuorilegge è rimasta lì, nell’indifferenza. E gli uomini del Corpo Forestale, diretti dal comandante Carmine Laudisio, stanno adesso risalendo all’ente che ha commissionato i lavori. Ed è già facile prevedere l’interminabile tira e molla di scarichi di responsabilità.
E così il cattivo stato di salute dell’Averno torna di attualità. Probabilmente all’origine dei pseudo-lavori fatti nella foce c’è la volontà di riqualificarla e di renderla più funzionale. Le stesse ruspe al lavoro in queste ore, infatti, non solo sollevano gli ammassi di rifiuti, ma stanno anche dragando la foce, rimuovendo lo strato di sedimenti melmosi che ricopre da anni il fondale. Ma occorre che interventi del genere non siano saltuari e occasionali. Perché il degrado alimenta degrado.
Il lago d’Averno è un bene che va difeso a denti stretti. E anche in maniera violenta. Perché violenti sono gli attacchi che ha subìto e che continua a subire.




IL MATTINO 28 AGOSTO 2003

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