Rapporto del ministero dell’Interno: «Le cosche considerano il Lazio terra di conquista»
Roma è il retroterra logistico di tutte le organizzazioni criminali attive in Italia: in particolare quelle che si dedicano al narcotraffico. Anche per l’accresciuta importanza dell’aeroporto di Fiumicino nelle rotte internazionali della droga. È uno dei dati del «Rapporto annuale sul fenomeno della criminalità 2002», redatto dal Ministero dell’Interno. Ma la nostra città è anche uno dei luoghi dove preferiscono nascondersi i latitanti provenienti da tutt’Italia. Nelle province di Roma, Latina e Frosinone si sono radicate importanti organizzazioni mafiose meridionali. «Cosa Nostra» è presente da molti anni con strutture legate alle famiglie palermitane, catanesi, agrigentine attive nel reimpiego di capitali illeciti. La «’Ndrangheta» si è inserita nei circuiti economici e finanziari, legati all’edilizia e agli appalti. La «Camorra» si è invece allargata fino al Frusinate e all’area pontina. Mentre la malavita pugliese si occupa di traffico di droga e sostiene la latitanza di affiliati ai clan d’origine. Per quanto riguarda la malavita locale, secondo il documento del ministero, esistono organizzazioni criminali di medio livello nate dalla disarticolazione della banda della Magliana. Ma non solo. Alcuni membri dell’organizzazione ora risultano collegati con centrali del crimine straniere come i «cartelli colombiani». A conferma dell’importanza di Roma quale punto di snodo del narcotraffico.
Non meno importante la presenza di clan stranieri: albanesi e kossovari sono particolarmente impegnati nel mercato della prostituzione e degli stupefacenti, ai quali si aggiungono in misura minore i nigeriani. Diversa la politica criminale delle gang cinesi che hanno privilegiato una strategia di bassa visibilità con il controllo delle attività commerciali, lo sfruttamento della manodopera e la gestione dei flussi migratori clandestini.
Maria Rosaria Spadaccino – CORRIERE DELLA SERA 28 agosto 2003
